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«A Cosenza siamo in guerra contro il Covid». Allarme del primario di Nefrologia

Teresa Papalia: «I nostri medici si sono offerti volontariamente di lavorare in ambiente Covid, abbiamo avviato un terzo turno di dialisi. Qui nessuno si gira i pollici»

Pubblicato il: 13/11/2020 – 17:55
«A Cosenza siamo in guerra contro il Covid». Allarme del primario di Nefrologia

COSENZA «In ospedale siamo in guerra contro il Covid, e tutti fanno la loro parte con abnegazione. E trovo ingeneroso, se non proprio calunnioso, che qualcuno, a quanto mi risulta assente dalla realtà ospedaliera in queste ore drammatiche, dia un’immagine falsa di una realtà che mostra di non conoscere».
Lo ha detto la dottoressa Teresa Papalia, primario della Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza.
«Non c’è medico e paramedico – assicura la dottoressa Papalia – che non dia il massino dell’impegno possibile. Sia al Pronto soccorso assediato, sia per quel che mi risulta negli altri reparti, tutti, che hanno a che fare con l’emergenza. Per quel che mi riguarda posso affermare che il mio reparto non solo è direttamente coinvolto nell’assistenza agli ammalati Covid positivi che affluiscono da tutta la provincia – di fatto siamo diventati il centro provinciale di riferimento per i pazienti in dialisi che altrove non trattano – ma stiamo facendo sacrifici personali che vanno al di là dei nostri compiti, anche per tenere attivi gli ambulatori».
«Segnalo soltanto – afferma il primario di Nefrologia – che nostri medici si sono offerti volontariamente di lavorare in ambiente Covid e che come Unità operativa abbiamo rinunciato agli spazi di una seconda dialisi affinché siano destinati alla Terapia intensiva di ammalati Covid. Tutto ciò significa che abbiamo dovuto avviare un terzo turno di dialisi notturno, reso possibile grazie allo spirito collaborativo e al sacrificio di medici, infermieri e operatori sanitari, e a quello dei pazienti dializzati che hanno dovuto sconvolgere le loro vite già compromesse da una grave patologia»
«Se questo significa girarsi i pollici – conclude la dottoressa Papalia – auspico che la collega (che ieri aveva parlato di scarso impegno in alcuni reparti, ndr) si guadagni il plauso sul campo e non con dichiarazioni che a mio parere sono eticamente censurabili anche da parte dell’Ordine dei Medici».

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