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Coronavirus, a Lamezia oltre 220 i positivi. Dal Consiglio comunale «no ai test rapidi»

Salgono i contagi in città ma i numeri restano contenuti, anche nel campo rom di Scordovillo. Bocciata la proposta della consigliera Villella per l’acquisto dei tamponi da parte del Comune mentre l…

Pubblicato il: 13/11/2020 – 21:49
Coronavirus, a Lamezia oltre 220 i positivi. Dal Consiglio comunale «no ai test rapidi»

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Prosegue la conta dei nuovi casi positivi al Covid-19 a Lamezia Terme. Gli ultimi dati, aggiornati in serata dall’Asp di Catanzaro, hanno fatto salire il numero totale dei casi attivi in città a poco più di 220.
Continua pertanto la discrepanza tra i numeri aggiornati sulla propria pagina Facebook dal sindaco, Paolo Mascaro, pari a 208 casi totali, e l’azienda sanitaria provinciale del capoluogo, sebbene la differenza si sia ridotta nel corso degli ultimi giorni.
I RITARDI Differenza peraltro che mostra quanto le preoccupazioni di questi giorni, relative ai ritardi dei processi dei nuovi tamponi, siano fondate. Numeri a parte, l’aumento dei contagi a Lamezia nel corso delle ultime settimane ha spinto l’amministrazione Mascaro ad alzare il livello di guardia, prima raccogliendo l’invito dell’Asp a sospendere le lezioni in presenza nelle scuole fino al 28 novembre, poi cercando di spingere verso il “potenziamento” dell’ospedale “Giovanni Paolo II”. Ieri c’è stato il sopralluogo nel reparto di Malattie infettive e i locali del laboratorio di Microbiologia. L’obiettivo, in linea con la Regione e il presidente f.f., Nino Spirlì, è quello di una riapertura che possa avvenire in tempi più o meno celeri. Ipotesi ancora tutta da vagliare sebbene i posti letto che si potrebbero ricavare ammontano a poco più di 50.
NO AI TEST RAPIDI IN CITTA’ Da una parte le preoccupazioni della politica lametina, dall’altra c’è da registrare la bocciatura nel corso dell’odierno Consiglio comunale, della mozione presentata “in extremis” da Aquila Villella in merito alla possibilità di effettuare test rapidi anti-Covid per i cittadini di Lamezia, neanche inserita nell’ordine del giorno perché, secondo Mascaro, allo stato attuale esiste già un gruppo costituito per gestire l’emergenza Covid.
La linea, sostenuta anche da Guarascio non è passata, ma ha fatto molto discutere, anche in considerazione dell’emergenza, per ora contenuta, nel campo rom di Scordovillo e dell’alto numero di cittadini lametini che si sono rivolti ai centri privati per effettuare i tamponi.

«PRIMA LA SICUREZZA, POI I POSTI COVID» Preoccupazioni che arrivano anche dalle associazioni lametine. «È vero che la grande necessità di posti Covid fa pensare all’ospedale di Lamezia che potrebbe essere un’opportunità per tutta la Calabria – scrivono Felice Lentidoro di “Cittadinanza Attiva” e Nadia Donato di “Senza Nodi” – ma dove mettiamo la tutela e la sicurezza del malato e del personale? In tal senso, la situazione è grave, ai medici, agli infermieri che si stanno infettando non ci pensate? Ai malati e ai cittadini che li accompagnano? Niente è cambiato in questi mesi, il centro screening non è per posti di malati Covid. Oltre a ciò, con quale personale li assistono? Ricordiamo,  a chi per tanto ha taciuto ed oggi si butta a capo fitto sulla questione Sanità, che a Lamezia come in altri ospedali non c’era e non c’è garanzia di sicurezza (non si parla solo di politici). E, comunque, se per mettersi in mostra si chiedono posti letto Covid, si chieda, con altrettanta foga, luoghi sicuri e personale sufficiente. Basta con questa bagarre e agite con responsabilità e non con il pensiero fisso del voto e della campagna elettorale, tanto ci vuole poco a tornare indietro un po’ per evidenziate che siete stati sordi agli appelli delle associazioni e che avete fatto orecchie da mercante quando si parlava del nulla di fatto di Cotticelli e degli errori dei dirigenti. Ora state in prima fila? Eh va bene fatelo pure, ma non pensate che la gente abbia già dimenticato e chiedete investimenti sull’ospedale per la sicurezza di chi ci lavora e per i malati che in ospedale sono costretti ad andare, non solo per il Covid». (redazione@corrierecal.it)

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