REGGIO CALABRIA I militari dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri hanno eseguito una operazione di polizia giudiziaria conclusasi con la cattura di Domenico Bellocco, latitante di ‘ndrangheta ed esponente di spicco della omonima cosca di Rosarno (RC), uno dei sodalizi criminali mafiosi più potenti del mandamento tirrenico, con ramificazioni in tutta Italia e in Europa.
Il latitante è stato localizzato e catturato in un casolare in una zona rurale comune di Mongiana (VV), in esito alle risultanze di indagini di polizia giudiziarie dirette dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e coordinate dal procuratore aggiunto Gaetano Calogero Paci della Procura della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Le investigazioni sono state eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo reggino e sono state avviate nel 2019 nei confronti di un’organizzazione di stampo mafioso dedito al narcotraffico di cocaina verso il territorio nazionale a mezzo container e al riciclaggio dei relativi proventi illeciti.
Nell’ambito dell’operazione, convenzionalmente denominata “Tre croci”, il G.I.C.O. – Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata, ha raccolto questo pomeriggio elementi utili alla localizzazione del pericoloso ricercato, in maniera convergente con le risultanze di specifiche attività investigative condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria.
Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in coordinamento con quello di Vibo Valentia e con il supporto aereo della Sezione Aerea di Lamezia Terme (VV) e operativo della Compagnia Pronto Impiego di Reggio Calabria, ha attivato un dispositivo repressivo, unitamente al personale del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, delle Aliquote di Primo Intervento dell’Arma, dello Squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria” e della Compagnia di Serra San Bruno dell’Arma dei Carabinieri, che ha consentito di catturare Bellocco Domenico.
Il latitante, ricercato dal novembre 2019 per associazione per traffico di sostanze stupefacenti e di tipo mafioso, si era sottratto ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Autorità Giudiziaria reggina, in esito alle risultanze di una precedente operazione antidroga del G.O.A. di Reggio Calabria, denominata “Magma”.
L’arrestato sarà associato alla Casa Circondariale di Vibo Valentia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Allo stato, sono in corso ulteriori investigazioni al fine di identificare e rintracciare eventuali soggetti che abbiano favorito la latitanza dell’arrestato, il quale disponeva di documenti falsi.
L’attività di servizio testimonia concretamente la costante ed efficace azione posta in essere dalla Guardia di Finanza nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e alle organizzazioni mafiosi.
«Complimenti alla Guardia di Finanza e all’Arma dei Carabinieri per l’operazione di polizia giudiziaria di questa sera, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che ha consentito l’arresto del latitante Domenico Bellocco, reggente della omonima cosca». Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «La cattura di questa sera dimostra – ha aggiunto la titolare del Viminale – la capacità delle forze di polizia di operare in una stretta e costruttiva sinergia contro le organizzazioni criminali, lavorando insieme con professionalita’ e determinazione per garantire la sicurezza e la legalità».
SI CERCA LA RETE DEI FIANCHEGGIATORI Il latitante Domenico Bellocco potrebbe essere stato aiutato da qualcuno. Dopo la sua cattura, avvenuta ieri pomeriggio in un casolare di Mongiana nel vibonese, infatti, il sostituto procuratore della Dda Francesco Ponzetta è già al lavoro per ricostruire la rete di fiancheggiatori che avrebbero consentito al boss di stare alla macchia per circa un anno e, allo stesso tempo, non allontanarsi dalla locale di ‘ndrangheta di Rosarno che lui stesso reggeva su
incarico del patriarca della cosca Umberto Bellocco.
Il magistrato, coordinato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci, ha avviato alcuni accertamenti sul documento falso trovato addosso a Domenico Bellocco che nell’ambiente mafioso di fa chiamare “Mico u curtu” o “Mico di Mario”, dal nome di suo padre, ritenuto dagli inquirenti un altro esponente importante della cosca di Rosarno. Accanto alla fotografia del latitante su quel documento, infatti, carabinieri e guardia di finanza sono convinti ci sia un nome che corrisponde a una persona realmente esistente. Adesso c’è da capire se si tratta di un soggetto consapevole, o meno, che il boss si muoveva utilizzando la sua identità. Partendo anche da questo, oltre che riesaminando gli
elementi di indagine raccolti dal Gico e dal Nucleo investigativo dell’Arma, i pm sperano di riuscire a identificare i soggetti che, l’anno scorso, hanno consentito al boss prima di sfuggire alla cattura nell’ambito dell’inchiesta “Magma” e poi di muoversi liberamente tra la Piana di Gioia Tauro e la
provincia di Vibo Valentia.
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