REGGIO CALABRIA Dai 2 ai 20 anni di carcere per associazione mafiosa e narcotraffico tra l’Europa e il Sud America. Il gup Vincenzo Quaranta ha sposato l’impianto accusatorio del processo “Pollino” nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, contro le cosche Pelle-Vottari-Romeo di San Luca, Cua-Ietto di Natile di Careri e Ursini di Gioiosa Jonica.
LE CONDANNE La sentenza di primo grado per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato è arrivata oggi in aula bunker: 34 condanne ed 8 assoluzioni, sei delle quali erano state chieste dai pm nel corso della requisitoria.
Nove sono gli imputati condannati a 20 anni di reclusione. Si tratta di Natale Condò, Antonio Calogero Costadura, Giovanni Gentile, Antonio Pelle, Domenico Pelle (classe 1992), Francesco Pelle, Domenico Romeo, Francesco Luca Romeo e Giuseppe Romeo (20 anni). Pene pesanti anche per gli altri imputati giudicati colpevoli dal gup che, invece, ha assolto: Katia Annunziata, Domenico Antonio Jerinò, Rocco Jerinò, Sebastiano Romeo (di 41 anni), Sebastiano Strangio, Giuseppe Strangio (di 61 anni) e Santa Ursini.
È stato infine dichiarato il non luogo a procedere per Rosario Grasso. Con l’inchiesta “Pollino” la Dda, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, è riuscita a fare luce su un vasto traffico internazionale di droga che, dal Sud America, arrivava attraverso i porti di Anversa e Rotterdam. I soldi sporchi venivano riciclati e reinvestiti in pizzerie e bar che la ‘ndrangheta gestisce nel nord Europa e che in realtà, stando alle indagini del procuratore aggiunto Lombardo e del pm Simona Ferraiuolo, fungevano da supporto logistico ai traffici di droga proveniente dalla Colombia e dal Costa Rica.
L’operazione, che aveva visto la Dea e le polizie europee collaborare con gli investigatori italiani, ha fotografato i contatti tra la ‘ndrangheta e altre associazioni mafiose come quella casertana guidata da Giulio Fabio Rubino. Anche lui è stato condannato a 10 anni e 6 mesi di carcere.
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