Abbiamo perso la bussola. Siamo privi di buon senso e stiamo operando in maniera distorta, poco chiara e senza una programmazione che ci dia il senso vero degli accadimenti e conseguentemente i rimedi da porre in atto per evitare un lockdown sociale ed istituzionale che potrebbe portare il paese in una situazione di reale e profonda crisi dalla quale venire fuori risulterebbe difficile. “Non vorrei essere al tempo dei figli, dei figli dei vostri figli “ così recitava San Pio da Pietralcina nella fase terminale della sua vita terrena in una delle sue numerose visioni mistiche a venire. È forse questo il tempo? Ma anche se lo fosse perché non richiamare tutti al buonsenso collettivo, perché non richiamare tutti ad un uso più consono al senso della vita, sia individuale che collettiva evitando così queste fasi della vita sociale critiche che, seppure predette, possono essere comunque governate da processi di sano richiamo al senso semplice e vero delle cose sulle quali siamo impegnati tutti, giornalmente. Perché non usare gli antidoti più equilibrati e corretti per procedere e ricostruire una società più equa, meno schizofrenica, più corretta nei rapporti, perché non impegnarsi ad esprimersi con meno cattiveria nei confronti del prossimo, perché non salvaguardare le categorie più deboli, perché non spendere le capacità migliori verso il bene comune, perché non recuperare i valori fondanti del vivere civile e rimetterli in cammino? Sono sinteticamente le domande che tutti gli uomini e le donne di buona volontà ci stiamo ponendo per quello a cui assistiamo giornalmente bombardati da notizie, da informazioni da denunce, da malesseri da crisi, da proteste e da idee che vengono proposte il più delle volte non consone ai reali bisogni di cui tutti necessitiamo. Stiamo vivendo un tempo di cambiamento vero, molto silente del quale molte volte nemmeno ci accorgiamo. In questa fase le nostre abitudini ed il nostro modo di essere cittadino, lavoratore, padre, madre, figlio, studente, politico, giornalista, professionista, medico ecc. ecc. varia in ragione del momento che si vive. Questo può essere anche un aspetto positivo ma che ci deve quanto meno far riflettere. Non ci accorgiamo ad esempio che ci stiamo avviando verso un fase di assetto istituzionale che è già arrivata al municipalismo superando anche il federalismo più sano, alla tedesca ma non accorgendoci di non essere tedeschi! Ci propinano delle programmazioni insensate dove non si ha la conoscenza vera della realtà dove un aumento di posti letto diventa prioritario al contorno. Vanno bene e sono indispensabili ma chi ci deve stare vicino ai posti letto vogliamo porcelo quanto meno come problema prima di determinarne il numero? I sostegni alle categorie economiche cui si richiedono maggiori sacrifici devono essere sostenuti ma, con vera analisi dei costi che si assume mensilmente e con un sistema fiscale che li possa mettere nelle condizioni di essere esonerati, quanto meno nella fase in cui non operano per niente. Alcune categorie di anziani soli più facilmente soggetti ad infezione onde evitare la presenza di assistenti (possibili involontari veicoli di trasmissione) potrebbero essere aiutati da familiari lavoratori attraverso un sostegno ad ore a loro dedicato recuperandolo dal monte ore giornaliero ed impegnandolo verso il sollievo dai bisogni primari dei loro cari. Una sorta di banca del tempo che il lavoratore può utilizzare verso il familiare che necessita di supporto, naturalmente solo per questa fase. Un team di psicologi a carico del sistema sanitario che supporti il cambiamento in atto per le persone più fragili e deboli incapaci di leggere con dovuta serenità la fase storica che stiamo attraversando. Ecco sono solo delle proposte semplici che raffinano ed implementano i processi in atto (seppure confusi) che mi pare non siano da sottovalutare e che non abbiano costi elevati anche se di sostegni economici non ci si può certamente lamentare. La risorsa finanziaria non risulta un problema grave ed insuperabile. Tutt’altro! Molte risorse non vengono neanche spese a tutti i livelli o per incapacità o perché forse si programma sulle pressioni del momento, o con la fretta, sbagliando. E quante risorse finanziarie ancora arriveranno! Non si risolvono così i problemi ma, guardando oltre il muro che abbiamo davanti. Le programmazioni quindi devono essere l’elemento principe di questa fase e devono essere prodotte da un quadro politico istituzionale che dia al cittadino la sicurezza e la tranquillità che in questo momento non si ha. Ancora c’è tempo per spendersi ma necessità vuole che ci siano persone giuste al posto giusto. Sembra una frase fatta ma in questa momento è concetto indispensabile per rimetter le caselle confuse al posto in cui devono stare.
* Già dirigente della Regione Calabria
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