Nel porto di Gioia Tauro, a marzo scorso, sono stati intercettati 364.200 paia di guanti sterili per uso chirurgico e quasi 10.000 tubi respiratori, provenienti da Malesia e Cina, sottratti alla regolare distribuzione. Un esempio, fra i tanti, su come è possibile, per la ‘ndrangheta, speculare sull’emergenza Coronavirus. Un esempio tra i tanti riportati nell’ultimo libro scritto dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dallo studioso Antonio Nicaso: “Ossigeno illegale”, in uscita il 17 novembre per Mondadori. Un libro affermano i due autori in un’intervista al Corriere della Sera scritto «di getto e di rabbia».
«Da quando le entrate sono state arricchite prima dal contrabbando di tabacchi e poi dai sequestri di persona e dal traffico internazionale di stupefacenti, i clan hanno cominciato a reinvestirne i proventi nei circuiti economico-finanziari. Inizialmente lo hanno fatto in modo artigianale, ricorrendo ai prestanome. Oggi si affidano agli specialisti della “economia canaglia”, riciclando il denaro in mille modi, dalla falsa fatturazione agli investimenti finanziari. Sempre più spesso si affidano a professionisti che offrono servizi in cambio di denaro o di altri vantaggi».
Con l’economia sempre più in ginocchio a sostituirsi allo Stato ci pensano le ‘ndrine, elargendo denaro e favori (come lavori in nero) e conquistando consenso sociale, una risorsa per comprare, all’occorrenza, voti, silenzio e sottomissione.
Il libro si Gratteri e Nicaso è costellato da esempi concreti, racconti di episodi noti e meno noti di infiltrazione mafiosa nel mondo della politica, dell’economia e della finanza. «In un contesto dominato da una crisi senza precedenti, piccole e medie imprese rischiano di diventare un potenziale affare per la criminalità mafiosa a prezzi di saldo».
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