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Covid, Speranza: «Vere vaccinazioni di massa nel secondo semestre 2021»

Il ministro della salute è ottimista sulle misure restrittive, ma non si sbilancia. «Prossimi dieci giorni saranno decisivi»

Pubblicato il: 16/11/2020 – 8:33

ROMA «Resto molto prudente, ma i nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando. È ancora presto per dirlo, ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure comincino a dare qualche risultato». Così il ministro della Salute Roberto Speranza su La Stampa, avvertendo che «i prossimi 7-10 giorni saranno decisivi». Per il vaccino, all’inizio avremo dosi per 1,7 milioni di persone (personale medico-sanitario e Rsa), ma per «le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021».
Il ministro non si nasconde il fatto che «le criticità ci sono tutte e mi sono ben evidenti», dice eppure «se guardiamo ai numeri, ci accorgiamo che i nuovi casi di coronavirus registrati nello scorso weekend sono gli stessi di quest’ultimo sabato e domenica». Ciò fa ben sperare? Significa che il contagio si è fermato? Agli interrogativi il ministro replica dicendo: «Ancora non lo sappiamo con sicurezza, ma gli scienziati ci informano che i primi segnali di stabilizzazione ci sono tutti. Se questo è vero, si conferma la validità della strategia che abbiamo adottato, che alla fine è molto chiara: vogliamo governare la curva, senza arrivare al lockdown totale. E si conferma la necessità di non mollare adesso: i prossimi sette-dieci giorni saranno decisivi, e ci diranno se la divisione del Paese in tre zone, e il meccanismo sostanzialmente automatico delle restrizioni regione per regione, sta dando i frutti che tutti speriamo». Era meglio fare il lockdown come a marzo, allora? A questa domanda il ministro della Salute ribatte dicendo di capire bene chi lo dice o lo proponeva, ma poi afferma che «obiettivamente oggi la situazione è diversa da marzo: allora non avevamo le mascherine, non avevamo le terapie intensive, non avevamo protocolli farmacologici. Oggi siamo in difficoltà, su qualche fronte siamo anche in ritardo, ma non combattiamo a mani nude come sette mesi fa». E spiega: «Negli ultimi mesi abbiamo avuto il cosiddetto aumento esponenziale di terapie intensive: un giorno 20 ricoveri, il giorno dopo 40, quello dopo ancora 80, e poi 120, e così via. A questi ritmi è chiaro che il sistema non regge. Ma se guardiamo alla media mobile dell’ultima settimana ci siamo assestati intorno a quota 100. Se ci stabilizziamo su questi livelli anche la settimana prossima, abbiamo fondate ragioni per ritenere che siamo arrivati al cosiddetto “plateau”, che equivale poi a un indice Rt uguale a 1», assicura. Ciò significa, per Speranza, che «per ogni nuovo contagiato che entra in intensiva un altro ne esce. Il nostro auspicio è che nella settimana ancora successiva, grazie alle ultime ordinanze sull’allargamento della zona rossa, l’indice possa scendere sotto 1. A quel punto i pazienti che escono saranno più di quelli che entrano, e il sistema torna ad essere perfettamente sostenibile».

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