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Emergenza Covid a Cosenza, l'Ordine dei medici: «È saltato il testing, basta soluzioni d'emergenza»

La denuncia del presidente, Eugenio Corcioni: «C’è molto sommerso, che non è valutabile. Quello che manca totalmente è il controllo del territorio»

Pubblicato il: 16/11/2020 – 14:39
Emergenza Covid a Cosenza, l'Ordine dei medici: «È saltato il testing, basta soluzioni d'emergenza»

COSENZA «I medici della provincia di Cosenza, come in tutta la Calabria, sono molto in affanno. Stanno facendo il possibile. E anche l’impossibile. Cominciamo a vedere contagi tra gli operatori e questo, oltre ad essere inaccettabile sul piano umano aggrava il quadro sul piano assistenziale, con la riduzione del personale che è già ridottissimo». Questo l’allarme del presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, intervistato dall’Adnkronos Salute. Per il presidente dei medici cosentini, al momento, è urgente fare più tamponi: «Occorre semplificare la burocrazia, perché immediatamente si possa ricominciare a fare un martellante testing periferico. E soprattutto è necessario aumentare i punti dove vengono processati i tamponi. Non possiamo andare avanti con soluzioni d’emergenza, con l’aiuto delle strutture fuori Regione, prima Bari, poi Napoli. Dobbiamo farlo in Calabria il più rapidamente possibile. È urgente risolvere la questione. Oggi mancano ‘braccia’ nei laboratori pubblici, non è stato assunto nessuno. Ed è gravissimo. Quelli che ci sono fanno turni massacranti».
«L’emergenza pandemica a Cosenza e provincia è gravissima. C’è molto sommerso, che non è valutabile. È saltato il testing. Molte persone – denuncia ancora Eugenio Corcioni – hanno fatto test antigenici privati, che non si fa in tempo a riverificare. E si presentano ai medici come positivi. Alcune di queste persone non risultano da nessuna parte, quelle che non ricorrono alle grandi strutture». «Altro problema legato ai tanti tamponi privati – ha continuato – sono i falsi negativi, a mio avviso. Quello che manca totalmente è il controllo del territorio. Solo là si può vincere la battaglia. Non in ospedale. Tra l’altro da noi gli ospedali erano in gravissime difficoltà in epoca pre-Covid».

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