di Pablo Petrasso
LAMEZIA TERME Potrebbe essere l’ultimo giorno di Giuseppe Zuccatelli come guida designata della sanità calabrese. Il commissario in pectore non ha mai ricevuto un decreto di incarico formale e, secondo fonti qualificate, l’investitura ufficiale potrebbe non arrivare affatto: gli occhi sono puntati sulla riunione del consiglio dei ministri programmata per oggi. A parte un caos in cui, ormai, tutto sembra possibile tranne una scelta lineare, resta un gap da colmare nelle dichiarazioni ufficiali. Zuccatelli – che resterebbe comunque alla guida delle Aziende ospedaliere di Catanzaro e mercoledì è convocato in commissione Affari sociali come commissario ad acta – è pronto a farsi da parte se il governo glielo chiederà; Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute, non esclude “dimissioni spontanee” del manager. Si parte da queste basi, dunque, per cercare una via d’uscita soft che minimizzi la figuraccia e (si spera) accorci i tempi di una vacatio gestionale insostenibile per la sanità più disastrata del Paese.
CHI NON VOLEVA STRADA Intanto Gino Strada ha messo in fuorigioco il governo. La sua lettera aperta vale cento retroscena politici. Con il premier Conte c’è stato un contatto. La telefonata, nella quale il fondatore di Emergency ha chiesto mani libere e zero pressioni politiche sulle scelte da attuare, si è conclusa con il più classico dei «le faremo sapere». Non gli hanno fatto più sapere nulla. E al governo nessuno ha speso una parola per smentire il chiacchiericcio che voleva Strada indeciso sulla decisione di abbracciare la causa calabrese. Per questo – dopo una settimana di attesa – ha rotto il silenzio. Le sue parole suonano più o meno così: «Sono una persona seria, io». E servono a chiarire chi non se l’è sentita di investire su una scelta che sarebbe stata dirompente, se non altro rispetto alle logiche passate. Il governo non è andato fino in fondo. E lo stesso hanno fatto pezzi del M5S: alcuni addirittura irridendo, nelle chat utilizzate come strumento di confronto politico da remoto, all’individuazione del medico come futuro commissario mentre la deputazione calabrese si opponeva alla scelta di Giuseppe Zuccatelli.
Ormai l’opzione Strada pare tramontata, e tutto è avvenuto senza che nessuno si preoccupasse di dire una parola di chiarezza a circa due milioni di persone dimenticate a pandemia in corso.
IL PIANO ANTI COVID CHE NON C’È I calabresi si aspettavano che qualcuno pensasse a mettere in piedi un Piano anti Covid. Bene – anzi, malissimo –, non ci ha pensato nessuno. La struttura commissariale ha soltanto iniziato il percorso previsto per legge dal Decreto Rilancio. Riassumiamo: il Piano che Cotticelli sostiene di aver predisposto (nell’intervista a “Non è l’arena”, non a “Titolo V”, dove ha ammesso candidamente di non aver adottato alcun Programma) con il decreto numero 91 del 18 giugno 2020 è stato redatto in attuazione del Decreto Rilancio. E costituisce soltanto una piccola parte delle operazioni che la struttura commissariale avrebbe dovuto avviare. Risponde a un punto soltanto, quello che riguarda l’Area ospedaliera: e cioè «fabbisogno dei posti letto per tipologia assistenziale Covid-19, ospedali Covid-19, strutture per quarantena-area ospedaliera, aree sanitarie temporanee, altre strutture dedicate Covid-19, restante rete ospedaliera». La struttura commissariale si è occupata di redigere un documento che pianifica il rafforzamento della rete ospedaliera per fronteggiare l’emergenza. Da quel momento – il 18 giugno – le carte sono state spedite al ministero della Salute, rinviata a Catanzaro per chiarire alcuni dubbi sulla spesa e, infine, approvate. Il mini Piano, però, non è stato adottato. Figuriamoci il resto, che non esiste.
Tanto per stare ai documenti, l’ultimo verbale del Tavolo Adduce, si incarica di ribadire una richiesta perentoria: «Si invita, pertanto, la struttura commissariale a trasmettere, con ogni sollecitudine, il Programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid». Richiesta che è stata reiterata nei giorni scorsi, dopo le dimissioni di Cotticelli, alla sub-commissaria Maria Crocco, visto che nella struttura resta soltanto lei dopo la sciagurata intervista dell’ex commissario a Rai Tre.
LA PARALISI E LA CALABRIA DIMENTICATA Era il 6 novembre quando il generale Cotticelli usciva di scena, sostituito nel giro di 24 ore da Zuccatelli. In mancanza di investitura ufficiale, però, l’ufficio del commissario al Piano di rientro è rimasto fermo. L’ultimo atto firmato è del 3 novembre scorso ed è il recepimento dell’accordo per la fornitura quadriennale di un farmaco. Procedendo a ritroso negli atti ufficiali si trovano interventi sul fabbisogno del persone di Aziende sanitarie e ospedaliere, norme sulla macellazione dei suini, autorizzazioni sanitarie e decreti che non intervengono direttamente sulla lotta alla pandemia. L’unica struttura responsabile del Piano anti Covid, nelle ultime settimane – tra paralisi politica e ritardi accumulati – non ha mosso passi avanti mentre l’epidemia registra numeri preoccupanti e i reparti continuano a riempirsi. «In materia di emergenza epidemiologica da Covid», riporta ancora il verbale del Tavolo Adduce, la struttura commissariale ha trasmesso due provvedimenti: un decreto del 16 giugno con cui include i sindacati nel Comitato regionale per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità e un atto che recepisce l’accordo nazionale sulle linee di indirizzo per il controllo del nuovo Coronavirus «nelle comunità residenziali del privato sociale che accolgono minorenni». Sembra poco. (p.petrasso@corrierecal.it)
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