CATANZARO «Nel 2009, da presidente della Regione, scongiurai il commissariamento della sanità calabrese, minacciando di dimettermi in Consiglio dei Ministri». A parlare è Agazio Loiero, più volte parlamentare, sottosegretario e ministro. L’ex governatore della Calabria, in carica dal 2005 al 2010, rievoca quei giorni con l’Agi ora che il settore sanitario della Calabria è nella bufera dopo aver bruciato due commissari e con un altro, l’ex rettore dell’Università “la Sapienza”, Eugenio Gaudio, appena nominato. In carica c’era il governo Berlusconi ed il deficit della sanità calabrese, oggi quantificato in oltre 225 milioni di euro, già schiacciava il comparto. Già allora si parlò di gestione commissariale, un’eventualità alla quale l’allora presidente si oppose con forza.
«Fui convocato in Consiglio dei Ministri e vi rimasi per ben due ore. Ricordo che subii attacchi durissimi soprattutto da parte dei ministri della Lega. La gestione commissariale, all’epoca demandata ai presidenti – sostiene Loiero – comporta dei vantaggi, per esempio consente di fare le nomine senza passare per la Giunta, ma implica anche cose terribili, come il blocco del turnover, le aliquote al massimo. Mi ribellai minacciando di dimettermi in Consiglio dei Ministri. Berlusconi e Letta capirono, furono molto obiettivi, e riuscii ad evitare il commissariamento. Poi, però, lo fecero con Giuseppe Scopelliti presidente. Io avevo predisposto un piano con l’aiuto dell’Agenas – continua Loiero – ed era un piano ben fatto che avrebbe portato al rientro del debito. I calabresi, tutto questo, lo hanno dimenticato».
Nella giunta Loiero l’assessore alla Sanità era Doris Lo Moro, che ricorda quella fase politica: «Sono stata mandata via dalla sanità perché cercavo di trovare le soluzioni e la politica non lo voleva», dice l’ex parlamentare, oggi magistrato, che è stata l’ultimo assessore politico ad avere guidato la Sanità in Calabria a cavallo tra il 2005 e il 2007. Il suo successore fu Vincenzo Spaziante, tecnico chiamato dall’allora presidente.
Alle domande dell’Agi sulle impressioni vissute in questa fase particolarmente complessa per il sistema sanitario calabrese, Lo Moro risponde evidenziando due temi in particolare: la mancata chiusura del debito delle Aziende sanitarie e la non costruzione dei nuovi ospedali in Calabria, nonostante l’accordo quadro sottoscritto dalla stessa Regione con lei e con il ministro della Salute, Livia Turco, nel lontano 2007.
«Tutto quello che è successo – dice – sconcerterebbe chiunque. La situazione emergenziale impone di mettere da parte le polemiche, ma sono stati fatti gravi errori. I problemi sono datati – ribadisce il magistrato che ha lasciato la politica dopo essere stata parlamentare del centrosinistra – e sono riconducibili al debito sanitario, alle carenze degli ospedali, alla mancata costruzione dei nuovi nosocomi che erano stati finanziati quando io ero assessore, ben tredici anni fa».
Secondo Lo Moro, «la Calabria è stata molto sottovalutata e questo è facile dirlo, ma la politica in questi anni non si è occupata della sanità. A prescindere dalla fase di emergenza, i calabresi devono imparare ad essere più esigenti rispetto alla politica». Rispetto alla nomina di Eugenio Gaudio come neo commissario e il possibile coinvolgimento di Gino Strada, risponde: «Mi colpisce e ferisce quello che è successo, è meritorio non parlare più di Cotticelli e Zuccatelli. Gaudio non lo conosco e non voglio dare un giudizio. È una scommessa: sia calabrese, ma sappia anche essere estraneo al sistema calabrese. Per quanto riguarda Gino Strada, durante la mia esperienza parlamentare ho avuto modo di conoscere il mondo di queste associazioni e ho visto la loro grande capacità di lavorare nel sistema sanitario in tutto il mondo. Per questo, la considero una proposta positiva».
L’idea di Doris Lo Moro è chiara: «La situazione calabrese non può essere sempre emergenziale, bisogna chiudere questa fase. Bisogna chiedersi chi ha avuto l’interesse a non avere una contabilità chiara: sicuramente la ‘ndrangheta – ha aggiunto – visti gli scioglimenti delle aziende sanitarie, ma anche la politica non ha voluto spezzare queste catene».
Su quali siano stati i temi più difficili alla guida della sanità calabrese, Lo Moro non ha dubbi: «Ricordo la battaglia per le cliniche e i laboratori privati. Il privato di qualità c’è in Calabria, però nei miei tre anni di assessore ho dovuto affrontare battaglie dure, contro tanti interessi. Ho avuto a che fare con varie vicende di privati, con i conflitti relativi all’Università di Catanzaro, tutte cose – conclude – che la politica ha valutato come mancanza di consenso nei miei confronti, visti i continui attacchi che ho subito, ma non me le ero inventate io».
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