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«Dimenticare la Calabria»

di Daniel Cundari*

Pubblicato il: 17/11/2020 – 11:14
«Dimenticare la Calabria»

Il picciotto Ibico (da alcuni detto l’Eccelso) nasce a Reggio Calabria, nella culla della ‘Ndràngheta, ma si forma alla scuola lirica di Tisia (anche se questi si fa chiamare Stesicoro, essendo un pericoloso latitante): il primo grande poeta della Magna Grecia che ha la sfortuna di venire alla luce a Gioia Tauro, un tempo nota come Metauros, per nascondere i traffici illeciti del proprio Porto. Versi in dialetto dorico e cocaina. Adesso diciamo Mood. Benvenuti nella Capitale del Mediterraneo. Non abbiamo mai fatto sconti. Zero Zero Zero. A volte ‘a crapa ha messo a dura prova la politropia dei cantori lirici pastorali. Ma chi ci va a sciare in Aspromonte, a banchettare in Sila oppure a raccogliere miceti sul Pollino? Cipolla rossa e vino. Macerare per alcune ore. Nessuno ci conosce, per fortuna. I Bronzi di Riace, boh? Avessi detto il foulard di Versace. Citaredi di Simposi che dialogano con i maggiori Commissari dell’epoca e che spesso trovano la Morte in Sicilia, altra terra devota a Cosa Nostra e alla melica corale di Alcmane e Terpandro. E anche Nosside di Locri, raccomandata dalla sua nobile famiglia e assatanata contro i Bruzzi, fa il verso a Saffo. Saffo, roba da XFactor. Poi eccolo il Pitagora, che invece di chiuderla o darla in pasto a un terremoto, la fonda a Crotone la sua Scuola, e folle folle folle, decide di farne la più importante dell’Umanità. Che coglione! Vengono, sono in tanti, e persino a Cosenza un tal Telesio ispira Francis Bacon, Cartesio e quel rattaccio pazzo di Giordano Bruno. Da impiccarlo o da bruciare, questo è certo. Il Telesio che diventa il Primo degli Uomini Nuovi mentre ancora Alessandrini e Averroisti si scannano su Aristotele et similia. Real Madrid – Albinoleffe, non c’è partita. Per non parlare dell’inquietissimo Tommaso, il Campanella eretico, deriso, perseguitato, che nel 1602 inventa Internet e ci condanna per sempre. Steve Jobs, Mark Zuckerberg, Berners-Lee, chi?
E saranno e sono e furono troppi i Mattia Preti, i Francesco da Paola, i Raoul Maria De Angelis, i Mimmo Rotella, gli Alik Cavaliere, dimenticati, sparati, freddati nelle Tabaccherie e al Mercato, nelle Pizzerie e tra le Pinete, sui giornali, per strada, dappertutto, ogni giorno e sempre. E quanto Mare, e Cielo, e troppa Neve. Di spirito profetico dotato, Dante Alighieri, a Celico e a Pietrafitta, quel morto di fame di Gioacchino da Fiore, decantava. Ma si sa (o almeno lo sapeva il berlinese Corrado Alvaro) che l’Invidia ha gli occhi e la Fortuna è cieca.
Come morì Ibico? È molto interessante, cercate voi la fine. Wikipedia docet.
*Daniel Cundari è poeta, narratore e traduttore. Performer plurilingue molto apprezzato all’estero. Si è esibito in vari paesi del mondo, dalla Cina alla Serbia, dal Messico a Cuba.

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