di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO La voce dei 5stelle rimasta inascoltata, sta creando una spaccatura all’interno del Movimento. La mancata nomina a commissario della sanità calabrese di Gino Strada è stata avvertita come un «tradimento» di tutti i principi cardine, soprattutto dalla pancia del M5S.
Una vera e propria sommossa sui social che in sostanza sgretola gli ultimi “credo”. «Ho percorso 12580 km per seguirvi – scrive sui social un attivista della prima ora – credevamo in una comunità, dal primo Vaffaday… Pensavamo foste le persone giuste per cambiare il modo di fare politica, il cittadino ed il suo benessere al centro di una linea politica. In Calabria vi abbiamo votato in 18… caro Nicola Morra, Francesco Forciniti, Francesco Sapia, Paolo Parentela, Dalila Nesci, Elisa Scutellà e soprattutto Laura Ferrara. Adesso rispondete a logiche partitocratiche, abnegando il mandato per cui vi abbiamo supportato, nella scelta su cui affidare una soluzione nella vergognosa situazione in cui versa la sanità in Calabria. Alzate le barricate dimostrate a chi vi ha votato che ne è valsa la pena».
Un altro attivista riporta il risultato plebiscitario delle Politiche 2018 con una dicitura eloquente: «Traditori». «#SenzaParole. Potevate fare ogni cosa, potevate dettare l’agenda di governo, potevate essere il sogno per molti onesti – si legge in un altro post su Facebook – otevate essere la Rivoluzione Pacifica, potevate essere il Rinascimento italiano. #Potevate. Ora abbiate la decenza di tornarvene con la coda tra le gambe dando ragione a chi vi ha dato dei privilegiati del click e tanto altro. Grazie per il solito futuri che ci spetterà».
Fra gli eletti, e soprattutto fra quelli che si sente tradito c’è Francesco Forciniti. Il deputato pentastellato di Corigliano Rossano riferisce in una nota tutta l’amarezza per i rapporti «gelidi» con i vertici del Movimento, cita il «partito della torta» e parla di «forze della conservazione».
«I nostri rappresentanti al governo – scrive Forciniti durissimo – da Sileri, a Crimi, a Bonafede, hanno deciso che non valeva la pena di aiutarci nella lotta per una Calabria diversa. Hanno deciso che non si poteva fare altro che lasciare tutto in mano al sempiterno partito unico della torta».
Il deputato rivela anche qualche dettaglio sulle “trattative”. «Durante le interlocuzioni avvenute in questi giorni ci hanno riferito, con una freddezza e un distacco che non mi aspetterei nemmeno da degli estranei, e senza darci altre spiegazioni, che la nomina del commissario per la sanità in Calabria sarebbe stato “in quota PD”, e che quindi alla forza politica che esprime quasi il 60% dei parlamentari calabresi non era concesso fare nomi. A parte il fatto che non mi spiego come sia possibile che una nomina fatta da LEU solo una settimana prima diventi improvvisamente “del PD” una settimana dopo, non eravamo noi quelli dello stop alla logica spartitoria e lottizzatoria delle nomine in sanità?»
Poi è perentorio: «Oggi si è scelto di lasciare carta bianca alle forze della conservazione. Si è deciso di non fare valere il peso delle percentuali bulgare conquistate il 4 marzo 2018. E non solo: si sta umiliando una persona come Gino Strada, che si era messa a disposizione e aveva avuto il merito già senza fare nulla di riaccendere la scintilla dell’entusiasmo in una terra amara e sfortunata come la nostra. Ancora adesso, mentre la nomina di Gaudio è già nero su bianco, Strada non è stato ancora messo nelle condizioni di capire se si vuole puntare su di lui, o se lo si vuole solo usare come paravento mentre dietro tutto rimane come prima. Che amarezza», conclude Forciniti.
Non è la prima volta, peraltro, che deputato, anche pubblicamente, appare critico nei confronti dei vertici del Movimento e spesso si è anche scontrato con i suoi compagni di strada. Anche prima di essere eletto aveva assunto posizioni chiare, per esempio, a favore della fusione di Corigliano Rossano, avversata aspramente, invece, dai suoi colleghi locali e da qualche importante esponente del movimento.
«NOMINA DI CONVENIENZA» Anche la la senatrice catanzarese Bianca Laura Granato interviene sulla nomina di Eugenio Gaudio a commissario ad acta. «Calabria sempre più rossa, di rabbia e di vergogna. Quella della nomina del nuovo commissario ad acta per il Piano di rientro nella nostra regione, dopo le dimissioni del successore di Cotticelli, l’improbabile Zuccatelli – dichiara la senatrice in una nota – assume i contorni di una sceneggiata degna del teatro dell’assurdo, da fare invidia a Samuel Beckett. Però, da “Aspettando Godot” a “Indovina a chi viene a fare il commissario in Calabria” il passo è stato breve e la regia di tre Ministeri a guida Pd e LEU (Speranza, Boccia, Gualtieri), del presidente del Consiglio e del presidente della Regione, si conclude con il solito coniglio dal cilindro: un’altra nomina di convenienza, per logiche di interesse interne ad equilibri che poco hanno a che fare con la tutela del diritto alla salute dei calabresi».
«L’attesa di una nomina coraggiosa e in discontinuità con il passato è stata delusa. Serviva – prosegue la senatrice – l’investitura di una figura lontana da maneggi e al di sopra delle parti, sostenitore della sanità pubblica. E poco importa che si sventoli il coinvolgimento di Gino Strada quale consulente esterno di uno strano tandem che per equilibrismi e sfrontatezza richiama un numero da circo più che una scelta oculata per rimettere in piedi il servizio sanitario degno di un paese civile, anche in Calabria. Strada va ringraziato non solo perché ha dato la disponibilità a mettere la propria competenza, storia, esperienza e umanità, ma anche perché svelando passo passo senza mezzi termini l’approccio timido, i segnali di fumo vibrati in aria dal Ministero della Salute in merito ad una nomina che sarebbe scomoda sicuramente per lobbies e organizzazioni criminali, ha permesso a tutti di conoscere le carte in tavola: grazie a Strada, il Governo ha dovuto giocare a carte scoperte».
«Nel rispetto per percorso accademico di Gaudio non credo proprio che la Calabria sull’orlo del collasso, sotto pressione dell’emergenza covid, con i danni causati dalla mala gestione e dalla corruzione che mentre aumentavano la voragine di debiti diminuivano la qualità del servizi, abbia bisogno di un cattedratico conosciuto in tutta Italia per essere indagato in un processo per truffa a Catania – afferma ancora la senatrice M5S -. Mai come in questo momento serviva la nomina di un tecnico, esperto conoscitore dei meccanismi che permettono di far funzionare una macchina sanitaria corrosa da ingranaggi ammalorati, senza macchie giudiziarie capaci di gettare ombre sull’opportunità dell’incarico. Non possono paragonare il curriculum di Strada, sicuramente a livello manageriale infinitamente più competente di un accademico».
«E il fatto che ci siano anche il presidente facente funzione della Regione e il consigliere regionale Cannizzaro di Forza Italia a gioire per questa nomina, ci fa riflettere seriamente sulle opportunità di affidare a Gaudio questo delicato incarico – conclude Granato -. Detto questo, il Decreto Calabria 2 sarebbe stato un ottimo decreto, se messo nelle mani di una struttura commissariale adeguata, in grado di procedere con trasparenza operatività in maniera proficua. Oggi non ci sono, per quanto mi riguarda, le premesse per poterne votare in aula la conversione». (l.latella@corrierecal.it)
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