ROMA Le “verità” di Saverio Cotticelli. Davanti alla commissione Affari sociali della Camera in sede di audizione sul Decreto Calabria, l’ex commissario alla sanità calabrese rivendica la bontà della sua azione per quanto riguarda il programma anti Covid, “scarica” molte responsabilità sulla Regione, soprattutto dopo l’arrivo del nuovo dg Bevere, dice di aver lavorato in «profonda solitudine» in Calabria, denuncia le pressioni dei privati e il condizionamento ambientale.
«LA SOLITUDINE ALLA CITTADELLA» In premessa, Cotticelli sostiene che «il periodo svolto in Calabria è stato caratterizzato da una profonda solitudine, da un’assoluta mancanza di mezzi e personale se si considera che la struttura commissariale era composta solo da me e un sub commissario, tutto il supporto doveva essere fornito dalla regione nell’ambito dello spirito della leale collaborazione tra Stato e Regione. In questo contesto ambientale due persone da sole hanno dovuto operare in condizioni veramente proibitive. Ciononostante, fino al maggio-giugno di quest’anno, i verbali del Tavolo di monitoraggio e il Comitato Lea erano stati estremamente proficui, perché il dipartimento, nonostante una penuria di mezzi e di uomini, aveva dato quello che ha potuto, per cui fino a giugno la struttura commissariale aveva raggiunto gran parte degli obiettivi. Successivamente, l’atteggiamento del Dipartimento è cambiato, a seguito dell’arrivo del nuovo direttore generale che ha operato una serie di operazioni per rinforzare il Dipartimento, ma di fatto la struttura si è trovata ancora più sola, tanto è vero che abbiamo dovuto chiedere ad Agenas persone per guardarci la email e supportarci nel lavoro quotidiano. Per questo la struttura commissariale negli ultimi tempi non è stata più puntuale nella risposta ai quesiti del Tavolo e quindi ci siamo trovati in grossa difficoltà». «Io – ricorda l’ormai ex commissario – ho rappresentato questa difficoltà al centro e vedo che il decreto Legge che sta per prendere vita va in quella direzione perché prevede figure di supporto». Cotticelli ha anche aggiunto: «Sono stato per un anno, dall’atto della nomina fino a tutto il 2019, senza avere i commissari straordinarie a Asp e Ao. Tutta la Regione è stata gestita da facenti funzione, questo è già un primo vulnus importanti».
I RAPPORTI CON IL MINISTERO Cotticelli ha poi sostenuto che «le interlocuzioni con il ministero sono state un punto dolente, perché la solitudine di un commissario in una terra così difficile e con compiti così gravosi è stata sempre molto forte. Non è mancato un supporto alla mia richiesta, ma di fatto ho agito da solo. Mi rapportavo con il ministero solo quando aveva necessità il ministero non ha mai fatto mancare supporto. Ma la mia solitudine era nei fatti, perché noi eravamo qui e Roma è lontana. Non posso dire di essere stato abbandonato o non supportato ma la figura del commissario è caratterizzato dalla solitudine, intanto perché viene visto come un intruso della Regione, poi solitudine per definizione perché il commissario deve adottare provvedimenti spesso impopolari da solo, è comunque visto come un corpo estraneo in un organismo diverso».
«UNA CAPPA OSTILE MA IMPALPABILE, PRIVATI MOLTO FORTI» Non ho mai avuto incontri-scontri con la criminalità organizzata, non sono mai stato minacciato o ostacolato ma c’era un sistema, una atmosfera che, pur invisibile, una pressione ambientale tali per cui ti muovevi in un ambito strano », ha poi detto alla commissione Affari sociali della Camera Cotticelli: «Quando andavi a toccare interessi o ti muovevi in un certo modo, avvertivi – ha sostenuto l’ex commissario – una presenza ostile ma impalpabile, tale da non costruire prove o elementi da poter riferire all’autorità giustizia. Era una situazione particolare che ti faceva sentire solo, una solitudine che non riuscivi a estrinsecare in fatti, persone o situazioni meritevoli di denuncia penale. Un discorso che non ha ha mai inciso sulle mie attività, ho fatto sempre quello che dovevo fare andando avanti nelle mi convinzioni. Ma succedeva che quando facevi un provvedimento – penso alla rete oncologia o alla Breast unit – è partita una campagna stampa in cui mi si accusava di non tutelare i malati oncologici e favorire l’emigrazione sanitaria, mi sono accorto che aver vietato attività a strutture con meno 150 screening alla mammella si è scatenata una campagna contro di me. Questo condizionamento ambientale trovava spesso sfogo su quotidiani e testate on line, venivo sottoposto a un fuoco di fila, con una aggressività che incuteva timore. Io non ne ho mai avuto, di timore, non ho subito condizionamenti di sorta ma cera questa pressione. Gli attacchi erano una costante, c’era un metodo di attacco all’azione del commissario quando i provvedimenti andavano in una certa direzione o toccavano certi interessi. Io – ha poi aggiunto Cotticelli – ho cercato di favorire il servizio pubblico, ho cercato di farlo con forza, e quando cerchi di riportare a normalità l’attività di strutture private facendole firmare i contratti, fissando un budget invalicabile, si è scatenata una catena di ricorsi al Tar che ho vinto al 99 per cento. Ho cercato, e credo di esserci riuscito, di mettere ordine nell’erogazione delle prestazioni delle strutture private che in Calabria sono molto forti e non dico che godevano di posizioni di privilegio ma quantomeno gestivamo interessi importanti. Ho cercato i mettere trasparenza e ordine perché tutta la mia attività è stata improntata alla legalità. Ricordo il caso della clinica Sant’Anna, che è stata sequestrata perché aveva un intero reparto non accreditato».
«MAI SENTITO DALL’ANTIMAFIA» Rispondendo alle domande dei parlamentari, Cotticelli ha poi spiegato: «Non sono mai stato sentito dalla Commissione antimafia, pur avendo interlocuzioni con il senatore Morra, ma per fatti diversi dalla mafia, sia con l’onorevole Nesci, con la quale ho un ottimo rapporto personale. Non sono mai stato sentito dalla Commissione antimafia perché forse non ce n’è mai stato bisogno non avendo mai ricevuto minacce».
«ECCO LA VERITA’ SUL PIANO ANTI COVID» Punto centrale della sua audizione è la polemica sul Piano anti Covid, alla base del suo “siluramento”. Così Cotticelli ha esposto la sua versione dei fatti. «C’è stata molta confusione. Si è parlato del famoso programma operativo Covid. Il 25 maggio – ha ricordato l’ex commissario – al Tavolo di monitoraggio il programma operativo Covid era stato chiesto verbalmente dal dottore Urbani e dai presenti perché dicevano verbalmente che era mia competenza redigere i piani previsti dall’articolo 1 e 2 del Dl 34 relativo al potenziamento della rete ospedaliera e territoriale più il programma operativo Covid previsto dall’articolo 18 comma 1 del Dl 18 2020. Sono due cose completamente diverse. L’articolo 1 e 2 del Dl 34 prevedevano il potenziamento della rete ospedaliera e territoriale della Regione Calabria, e questi due programmi sono stati da me fatti insieme al Dipartimento regione con Dca 91 2020, e la Calabria è stata una delle tredici regioni italiane che si è dotata di un piano di potenziamento ospedaliero, che prevedeva quasi il raddoppio di posti letto di terapie intensive e semi-intensive. Questo programma, una volta approvato dal ministero, è stato inviato al commissario Arcuri, che il 2-3 novembre lo invia alle aziende ospedaliere e sanitarie che individua come soggetti attuatori. Quindi, per i posti di intensiva e semi-intensiva le incombenze da parte mia furono soddisfatte e inviate al commissario Arcuri. Il potenziamento della rete territoriale – che prevedeva la creazione delle Usca, l’aumento dell’assistenza domiciliare e le assunzioni – è stato da me adottato con il Dca 104 di luglio e inviato alle aziende sanitarie per l’attuazione, perché il commissario fa programmazione e le aziende fanno la gestione. Per quanto riguarda il programma operativo Covid, previsto dal Dl 18, è un’altra cosa: è un documento amministrativo contabile su cui far gravare tutte le spese sostenute per l’emergenza Covid. Quindi – ha specificato Cotticelli – il programma operativo Covid comprende la parte ospedaliera, la parte territoriale e la parte amministrativa contabile, e quest’ultima parte è stata il punto della querelle, perché ho chiesto al ministero di chiarire chiarire chi dovesse fare questo programma operativo Covid di natura contabile amministrativo perché c’era stata una confusione normativa in quanto l’ordinanza di Protezione civile aveva individuato nel presidente della Giunta regionale il soggetto attuatore per le misure di emergenza Covid, e a sua volta il presidente della Giunta aveva nominato il dottor Belcastro soggetto attuatore delegato di questa operazione. Dall’inizio della pandemia fino ai giorni nostri, tutte le attività relative a tamponi, ordinanze di protezione civile, assunzioni, tutte le misure – sono state tutte fatte dal dottor Belcastro senza che la struttura commissariale avesse mai preso parte a questo. Io, siccome c’era da fare questo programma operativo Covid ed ero stato incaricato io, allora faccio un quesito al ministero della Salute perché il verbale del Tavolo che mi indicava come responsabile era nella gerarchia delle fonti inferiore all’ordinanza di Protezione civile e poi erano state fatte delle attività a me sconosciute che dovevano essere ricondotte in un piano. Allora faccio questo quesito al ministero, quesito che mi giunge il 27 ottobre, il famoso foglio che leggo in quella maledetta intervista: in quella sede apprendo che devo farlo io. Io parere era quanto mai necessario perché andavano chiariti beni tutti i contorni giuridici per fare un piano e ricapitolasse tutte le spese fatte dal dottor Belcastro e dalla struttura che fino ad allora aveva gestito l’emergenza Covid. Quando è arrivato il parere del ministero il giorno successivo, il 28 – ci sono gli atti – ho organizzato subito una riunione al Dipartimento per dare corso alla realizzazione del Piano. Però – ha quindi specificato Cotticelli – è importante riferire un dato: a un certo punto agli inizi di agosto arriva una nota, a firma del dottore Urbani in cui si sollecitavano tutte le Regioni a inviare i programmi operativi Covid, il 7 agosto, un ulteriore sollecito perveniva a tutte le Regioni il 12 novembre indicando la data del 17 novembre entro cui tutte le Regioni dovevano inviare questo programma operativo Covid, e questo significa che la Calabria non era l’unica regione in questa condizione».
«SUI LEA NIENTE DATI DALLA REGIONE» Altro aspetto trattato da Cotticelli ha riguardato i Lea. «Una delle cose che mi viene addebitato, oltre al debito stesso, è il mancato raggiungimento del livelli essenziali di assistenza. Nella relazione del ministero il punteggio è 139 con asterisco, che significa provvisorio. Faccio i miei accertamenti e – ha sostenuto l’ex commissario – scopro che i dati Lea per tutto il 2019 e 2020, benché regolarmente caricati da Asp e aziende ospedaliere, non erano stati inviati al ministero. Faccio degli accertamenti e scopro che la ditta responsabile del progetto non aveva avuto il prolungamento del contratto e vantava un credito di circa 2,5 milioni per il mancato pagamento della prestazione. Interpello il responsabile che si dichiara disponibile e mette a lavorare tutti i suo uomini e chiedo al ministero di riaprire la finestra per fare inserire i Lea: non so qual è il punteggio ma risulta comunque provvisorio perché la Regione non aveva inviato i dati del 2019 e 2020».
IL DEBITO DELLA “CAMPANELLA” Infine, l’ultima precisazione di Cotticelli, relativa al famoso debito da 100 milioni della Fondazione Campanella al centro anche questo di molte polemiche. «Non ho accusato Zuccatelli di aver inserito pretestuosamente quel debito, era suo dovere, ma mi riferisco a un debito del 2014 e mai riportato nei conti economici degli anni successivi. Perché questa sofferenza non è mai stata evidenziata? Sulla fase finale non ho dubbi, ma mi chiedo chi e perché non ha inserito quel debito negli anni successivi pur essendoci una segnalazione dell’advisor. Per questo ho chiesto l’intervento della Guardia di Finanza, affinché accerti quanto accaduto».
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