ROMA «Già a maggio la struttura commissariale sapeva che tra le sue competenze c’era quella di fare il Piano Covid». Così il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani, nel corso delle audizioni sul Decreto Calabria in Commissione Affari sociali della Camera. Urbani, che in passato è stato anche sub commissario alla sanità in Calabria, ha ulteriormente evidenziato le “lacune” dell’ex commissario Cotticelli, che aveva detto di aver atteso da giugno e fino a ottobre invano, dal ministero, una risposta alla sua richiesta di un parere sulla competenza per il programma anti Covid 19. «Bisogna precisare che non si parla di piano Covid ma di Programma operativo Covid. Ci furono – ha sostenuto Urbani – interlocuzioni verbali con la struttura commissariale già a maggio, e nel Tavolo di verifica del 25 maggio avevamo spiegato al commissario che la predisposizione del programma operativo anti Covid spettava al commissario. C’è una nota del 29 luglio nella quale la struttura commissariale non ci chiede se i programmi operativi doveva farli la struttura commissariale ma ci rappresenta che nessuna bozza di programma operativo per la gestione dell’emergenza può essere predisposta dal commissario a motivo dell’ordinanza della presidente della regione che aveva indicato il soggetto attuatore in Belcastro. Noi il 7 agosto – ha aggiunto il dirigente della Programmazione sanitaria del ministero – sollecitammo al commissario il Programma operativo nelle more del nostro parere, che fu istruito dalla nostra direzione a metà settembre, inviato al Mef per il concerto e restituito il 29 ottobre, ma già l’8 ottobre per la terza volta fu ribadito alla struttura commissariale che il compito di redigere il programma operativo Covid in una regione commissariata spetta alla struttura commissariale».
Urbani ha poi confermato che il disavanzo della sanità calabrese, a consuntivo 2019, è pari a 221,5 milioni prima delle coperture, e a 160 milioni dopo le coperture. Inoltre, si è soffermato sulla norma del Decreto Calabria che prevede la creazione di una struttura ad hoc a supporto del commissario, spiegando che «viste le storiche difficoltà di relazione tra gli uffici della Regione e la struttura commissariale, si è anche definito il numero dei funzionari regionali da destinare all’ufficio del commissario ed è previsto il potere sostitutivo del governo se la collaborazione fosse considerata difficoltosa dalla struttura commissariale».
Altro punto affrontato da Urbani è quello della possibilità di utilizzare ospedali dismessi in Calabria: «Oggi nella Regione Calabria abbiamo un livello di sofferenza che sta crescendo per l’area critica e quella medica. Ho inviato una circolare alle Regioni affinché si individuino strutture intermedie per dare assistenza ai pazienti che non hanno una complessità ospedaliera, in modo da liberare spazi. In Calabria – ha rilevato il dirigente generale della Programmazione del ministero – ce ne sono molte: non ne conosco l’attuale livello di adeguamento, perché sono tre anni e mezzo che manco, ma attendo proposte dalla struttura commissariale e dagli organi deputati, comunque non vedo problemi nel ricorso a a queste strutture». Con riferimento all’ultimo dato dei Lea (livelli esenziali di assistenza) in Calabria, che secondo il Tavolo Adduce di ottobre sono scesi da 162 a 139, sotto la soglia di “adempienza”, Urbani ha reso noto di aver riaperto i flussi informativi con la Regione perchè potrebb esserci stato qualche definit in tal senso.
Urbani ha risposto alle domande, tra gli altri, dei deputati Francesco Sapia (Movimento 5 Stelle), Roberto Occhiuto (Forza Italia), Enza Bruno Bossio (Pd) e Nico Stumpo (Leu). (a. c.)
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