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«Per la sanità servono rispetto e competenza»

di Katia Stancato*

Pubblicato il: 18/11/2020 – 12:00
«Per la sanità servono rispetto e competenza»

La situazione è grave. E, purtroppo, è anche seria. Serve smentire Ennio Flaiano per commentare il balletto delle nomine dei commissari alla sanità calabrese. La gravità della vicenda, purtroppo, travalica i limiti della questione politica e colpisce la carne viva dei cittadini. Impegnati nel compimento di grandi sacrifici connessi all’estensione in regione della zona rossa, e mettendo spesso anche a repentaglio la sopravvivenza della propria piccola attività economica, i calabresi sono oggi costretti a subire la violenza di un teatrino sinceramente inaccettabile. Pessimo compimento di un commissariamento lungo 10 anni e finora fallimentare.
Da 11 anni sottoposto a un piano di rientro che non ha prodotto esiti positivi, il sistema sanitario calabrese è arrivato alla prova più dura, la pandemia, già fragile e ormai stremato. Secondo i dati di ottobre del Tavolo Adduce, la struttura di monitoraggio interministeriale sull’attuazione del piano di rientro, ammonta a circa 160,6 milioni di euro il disavanzo complessivo della sanità calabrese. A fine 2013 era di “soli” 31 milioni di euro (dato comunicato in conferenza stampa da Giuseppe Scopelliti il 7 aprile 2014). Non solo. Il monitoraggio ha registrato un significativo passo indietro sui LEA, i livelli essenziali di assistenza, cui il Tavolo ha attribuito un punteggio provvisorio di 139, mentre nella precedente rilevazione era di 162 (il livello minimo accettabile secondo il Comitato LEA è 160).
Inoltre, come ha ricordato Nicola Gratteri ospite a Otto e Mezzo, su La7, qui abbiamo 18 ospedali chiusi. Proprio mentre la fame di posti letto aumenta. Di fronte a un’emergenza ogni buon padre di famiglia avrebbe guardato alle risorse che ha già in casa e avrebbe immaginato un modo per farle fruttare. Perché allora, in questi mesi, nessuno ha messo mano a una seria sanificazione, in vista di una riapertura magari parziale ma rapida e in sicurezza? Ora non c’è tempo, ci sono gli ospedali da campo, c’è l’emergenza. Ma nel passato recente non ci sono stati padri di famiglia, la cui proiezione in senso pubblico è quella del civil servant. Manager al servizio della comunità: operatori silenziosi per il bene comune purtroppo non ne abbiamo visti all’opera. Calabresi di ritorno, come suggerisce lo stesso Gratteri? Non per forza e di sicuro non conta. Anzi: proviamo a uscire anche fuori dalle pastoie di una logica iper-regionale e guardiamo al mondo delle competenze e dei saperi. Non contano le origini, il cognome, il posto dove abitano mamma e papà. Contano la capacità manageriale e la disponibilità a combattere una guerra lacrime e sangue. Non una battaglia, ma una vera e propria una guerra: perché sarà lunga, faticosa, piena di ostacoli ma fondamentale.
È questo lo scenario in cui siamo chiamati ad affrontare la pandemia: con un piano anti-Covid che, abbiamo scoperto guardando la televisione, dentro i cassetti del commissario non c’era.  Così ci siamo svegliati in Calabria nel bel mezzo di una zona rossa stabilita non per il numero dei contagi o per la grande percentuale di positivi registrata, ma per la nota inadeguatezza di un sistema non adatto a fornire una risposta alle esigenze di salute pubblica usuali. Figuriamoci a una epidemia mondiale.
Eppure, nonostante lo sdegno, di fronte alle regole individuate per limitare la diffusione del contagio, in tanti hanno fatto sì con la testa e hanno abbassato le saracinesche del proprio negozio di quartiere, della piccola pizzeria o del bar dove da anni sono abituati a servire la colazione al vicino di casa. Tutti, seppur con la paura in cuore di non riuscire a riaprire più, hanno fatto prevalere il senso del dovere e hanno risposto in modo composto alla chiamata alla responsabilità pubblica. Molte volte, inoltre, animati dall’orgoglio del proprio lavoro quotidiano, i gestori hanno dato spazio alla creatività personale offrendo i pochi, residuali, servizi possibili in maniera inedita e inusuale. Loro, sì, i piccolissimi imprenditori calabresi, che conosco grazie al microcredito, sono i veri civil servant della Calabria. Disposti al sacrificio, preziosi per la vita delle comunità e capaci di mettersi in gioco.
Oltre al danno, però, non possono, non possiamo, sopportare anche la beffa. Il teatro che si sta consumando sulle nostre teste e il dibattito nazionale che ne consegue sono sale sulle ferite aperte della Calabria. Se proprio dobbiamo chiedere qualcosa, noi cittadini calabresi, non è della retorica degli ultimi e del fallimento che sentiamo l’esigenza. Al contrario. Abituati come siamo alla serietà del lavoro e dell’impegno quotidiano chiediamo solo rispetto e competenza.
Esigere rispetto significa pretendere di conoscere non domani, ma oggi stesso, il nome di chi si prende davvero la responsabilità del commissariamento mettendo in atto un piano di contrasto all’emergenza chiaro, individuando modalità e tempi di attuazione. Siamo tutti grati a Gino Strada e al supporto che Emergency offrirà alla Protezione Civile per la gestione degli ospedali da campo, per il supporto all’interno dei Covid Hotel e nei punti triage. Dobbiamo però cogliere la dolorosa occasione dell’emergenza per strutturare risposte non solo momentanee e adatte al contesto straordinario, ma in grado di garantire continuità nel medio-lungo periodo. Altrimenti rischiamo di trovarci di nuovo con la testa tra le mani e i problemi di oggi nel momento in cui gli eroi, per forza di cose, se ne andranno dalla Calabria.
Pretendere competenza significa che non abbiamo bisogno di alimentare ora il dibattito politico con schermaglie di parte e di partito. Non è il momento di fronte alle famiglie divise, alle persone isolate, ai pazienti in terapia intensiva di sventolare bandiere e di arricchire (o meglio, impoverire) la questione portandola nell’arena della politica con la p minuscola.
Questo è il momento dell’orgoglio. Non dei calabresi, ne abbiamo tanto e lo dimostriamo spesso. È il momento dell’orgoglio per una politica che punti finalmente ad affrontare il commissariamento con soluzioni efficaci in grado di garantire continuità, rapidità e affidabilità.

*Economista sociale

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