CATANZARO Il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, è stato arrestato dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione “Farmabusiness” coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Grande Aracri di Crotone. Tallini, storico esponente di Forza Italia, è tra le 19 persone arrestate e per lui il gip ha disposto i domiciliari; secondo l’accusa avrebbe avuto contatti con la cosca Grande Aracri che gli avrebbe anche garantito sostegno alle elezioni regionali del 2014. L’inchiesta mette nel mirino una imponente operazione di riciclaggio della cosca Grande Aracri grazie a una rete di farmacie. Tallini, scrivono gli inquirenti, sarebbe stato determinante per l’avvio dell’iter per portare avanti i piani della cosca Grande Aracri.
LE REAZIONI ALL’ARRESTO DI TALLINI
MORRA «Vi ricordate le ultime regionali calabresi, a gennaio 2020? Questo signore (Domenico Tallini, arrestato nell’ambito di una inchiesta su presunti rapporti tra politici locali e ‘ndrangheta, ndr), attuale presidente del Consiglio regionale della Calabria, di Forza Italia, in virtù del codice di autoregolamentazione della commissione Antimafia, risultava impresentabile. A suo avviso – scrive su Facebook il presidente della commissione, Nicola Morra – ero io che mi accanivo contro di lui per una ‘vendetta personale’. Oggi si trova ai domiciliari. Ma era una ‘vendetta personale’».
PARENTELA E D’IPPOLITO «Sul piano politico e morale l’intero centrodestra della Calabria è devastato dalla notizia degli arresti domiciliari per Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, nell’ambito dell’ennesima inchiesta antindrangheta coordinata dalla Dda di Catanzaro, nello specifico contro la cosca Grande Aracri di Cutro». Lo affermano, in una nota, i deputati M5S Paolo Parentela e Giuseppe d’Ippolito, che aggiungono: «Secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbe stato accertato il rapporto di scambio tra Tallini e la cosca, nel senso che il primo sarebbe intervenuto al fine di agevolare la consorteria in un progetto di reimpiego di capitali, ricevendone il sostegno alle elezioni regionali del novembre 2014. L’arresto di Tallini conferma, indipendentemente dagli sviluppi giudiziari del caso, l’urgenza – proseguono i due deputati del Movimento 5 Stelle – di un totale rinnovamento della classe politica in Calabria, che da tempo chiediamo all’elettorato, anche in virtù delle nostre innumerevoli denunce sull’inquinamento del voto nella regione e sul ricorrente uso del potere a vantaggio delle organizzazioni criminali e di affaristi in tutti gli ambiti dell’amministrazione pubblica, a partire dalla sanità. È singolare – concludono Parentela e D’Ippolito – che nel Consiglio regionale della Calabria faccia bella mostra una targa con scritto “Qui la ’ndrangheta non entra”, con cui, evidentemente, i partiti tradizionali pensano di essersi lavati la coscienza evitando di fare al loro interno quella pulizia morale tanto raccomandata da Paolo Borsellino, da Nicola Gratteri e dal Movimento 5 Stelle».
SAPIA «Gli arresti domiciliari per il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, chiamano in causa quella classe politica calabrese che ha sempre rinunciato al rinnovamento. Il fatto conferma forse quei gravi timori che la compianta Jole Santelli aveva espresso al giornalista Peter Gomez». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia. «Sono gravissimi gli addebiti nei confronti di Tallini, che per gli inquirenti – prosegue Sapia – avrebbe avvantaggiato la cosca Grande Aracri di Cutro in cambio di voti alle Regionali del 2014. La maggioranza politica della Regione Calabria ne esce travolta sul piano morale. Dunque si ripresenta la necessità e l’urgenza di fare pulizia nei partiti, di affrontare di petto la questione morale, senza più ipocrisia. Bisogna guardare la realtà e smetterla di far finta che non ci sia». «Da anni – ricorda il parlamentare del M5s – denunciamo formalmente la penetrazione criminale nelle istituzioni, il condizionamento dell’amministrazione pubblica e il dominio di potentati mafiosi o d’affari nella gestione dei soldi della comunità, con particolare riferimento alle aziende del Servizio sanitario regionale. È giunto il momento di fare piazza pulita di tutti quei politici che sono rimasti immobili e silenti rispetto ai rapporti tra politica e criminalità, tra politica e comitati di interessi. La responsabilità, come di recente ha ricordato il magistrato Piercamillo Davigo, non è soltanto di chi sguazza in questo sistema, ma è anche, e forse in primo luogo, di chi tifa, anche semplicemente negando il problema, per quanti a questo sistema immorale appartengono».
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