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“FarmaEko”, il progetto dei Grande Aracri mascherato da «opportunità per i giovani calabresi»

Dagli atti dell’inchiesta “Farmabusiness” emerge la storia della società che avrebbe dovuto occuparsi di distribuire i prodotti del Consorzio Farma Italia dichiarata fallita dopo solo due anni. Al …

Pubblicato il: 19/11/2020 – 19:51
“FarmaEko”, il progetto dei Grande Aracri mascherato da «opportunità per i giovani calabresi»

di Francesco Donnici
CATANZARO
Siamo a settembre 2015. “FarmaEko” ricerca giovani da inserire come personale e promoter di quelli che saranno i propri punti vendita. «L’obiettivo – scrivono alcune riviste di settore – è realizzare una farmacia di prodotti omeopatici in ogni città, in ogni paese, a partire dalla Calabria». Tra i fondatori c’è il Paolo De Sole, oggi descritto dagli inquirenti come persona «a totale disposizione della cosca Grande Aracri, partecipando alle riunioni degli esponenti apicali del sodalizio di ‘ndrangheta cutrese». In un’intervista dell’epoca spiegava come la forza del progetto stesse nell’«essere frutto di una realtà basata su una rete di soggetti che condividono alcuni valori fondamentali, con al primo posto la dignità del lavoro e della persona». Nel giro di un paio d’anni l’ambizione era quella di diventare «una realtà commerciale autosufficiente», che fosse «in grado di operare in tutte le fasi: produzione, distribuzione e vendita di farmaci, omeopatici e non, vendibili senza necessità di richiesta medica, integratori, nutraceutici e prodotti cosmetici». E sottolineava De Sole, come non fossero da sottovalutare «le prospettive occupazionali in una regione che vede spesso i giovani andar via in cerca di lavoro e di fortuna». Il suo nome compare, insieme a quello di altre 24 persone, nell’inchiesta “Farmabusiness” condotta dai pm Vincenzo Capomolla, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
«Un progetto per il bene della Calabria», che ancora una volta celava le ambizioni occulte dei clan.
LA NASCITA DI FARMAEKO FarmaEko Srl viene costituita ufficialmente il 29 giugno 2015 per occuparsi della distribuzione dei medicinali del Consorzio Farma Italia. Secondo gli inquirenti, il trait d’union nel progetto è Domenico Scozzafava, che «mantiene rapporti diretti con la cosca» e col mondo della politica. Nell’estate 2013 aveva affittato la propria abitazione «ai romani» Walter Manfredi (il “factotum”), Paolo Galli e un’ex senatrice.
Scozzafava mette fin da subito l’ex senatrice in contatto con Domenico Tallini, che si sarebbe prodigato per favorire l’iter autorizzativo, e porta dentro all’affare Raffaele Sisca e i De Sole. A consigliare l’ingresso di questi ultimi a Scozzafava era stato Walter Manfredi, data la loro posizione molto influente nell’ambiente. Pasquale De Sole era infatti era il primario del laboratorio analisi del Policlinico “Gemelli” di Roma, mentre il figlio Paolo, un noto commercialista.
Ben presto, la posizione dei De Sole diventerà cruciale all’interno dell’affare. Scozzafava si occupò fin da subito di costituire insieme ad Antonio Critelli, di costituire un’impresa che servisse a gestire i lavori di ristrutturazione per l’apertura dei punti vendita FarmaEko. Così fino all’intervento di Salvatore Grande Aracri, volto ad estromettere sostanzialmente l’impresa di Scozzafava e Critelli lamentando un ritardo nei pagamenti. In tal modo voleva evitare contrasti con l’uomo di punta di quel progetto: Paolo De Sole, ancor più vicino alla famiglia Grande Aracri dopo un “comparaggio”.
Nel complesso della vicenda, secondo gli inquirenti, anche l’allora assessore regionale Domenico Tallini «avrà una parte importante». Qualche tempo prima della costituzione della società, 13 marzo 2015, Paolo De Sole sollecita Domenico Scozzafava a raggiungerlo presso lo studio del commercialista catanzarese Rosario Munnizza, che in seguito sarebbe diventato socio, insieme anche a Giuseppe, figlio di Tallini. Si discute della costituenda FarmaEko, di quelli che saranno i soci e di come dovranno essere ripartite le quote. Incontro che sarà raccontato da Scozzafava a Walter Manfredi, come si evince in un’intercettazione dove il primo appare entusiasta per «essere riuscito a convincere tale “Gas” (o “Gastone”) – che gli inquirenti identificano in Salvatore Grande Aracri, nipote di Nicolino “mani i gumma” – ad assegnagli il compito delle assunzioni, della selezione e dell’inquadramento del personale all’interno del consorzio». In una conversazione del 17 giugno Paolo De Sole conferma a Scozzafava che di lì ad una settimana avrebbe avuto luogo la costituzione della società. «Mi sono già dato da fare per i locali da prendere in locazione», risponde Scozzafava che aveva inoltre sentito l’imprenditore catanzarese Noto (titolare dei marchi Sidis e Coop in Calabria nonché del Centro Commerciale “Le Fontane” di Catanzaro Lido) al quale avrebbero proposto delle forniture di medicinali da banco per i punti vendita di sua proprietà a un prezzo inferiore rispetto a quello offerto da altre società.
Scozzafava chiarisce che a lui spetterà il 20% della società a fronte di un versamento di 6mila euro. De Sole riferisce quindi quale sarà la ripartizione delle altre quote: «Il 20 ce l’ha Munnizza, il 5 ce l’ha un farmacista e poi il 5 o il 10 se lo prende mio cugino (…) poi l’altro 20 una società (…) poi quello che rimane lo prendo io». Così il successivo 29 giugno avviene la costruzione della società con sede legale in via Battistini numero 34, di cui soci figuravano: Pasquale De Sole (Presidente del Cda), Massimiliano Masini (Vice), Luca Ricciardi, Rosario Munnizza, Domenico Scozzafava, Raffaele Sisca (Amministratore delegato) e Giuseppe Tallini.
L’INAUGURAZIONE DEL PRIMO PUNTO VENDITA L’evento si terrà a Catanzaro nell’agosto del 2015. Occasione in cui Scozzafava si lamenta con Domenico Tallini per la mancata partecipazione del figlio Giuseppe, e invita lo stesso: «Te lo fai un giro a prenderti qualcosa?». Tallini, però, declina. In quell’occasione i due parlano molto bene di Paolo De Sole, descritto come «uno che le idee ce le ha». Scozzafava chiede poi a Tallini il permesso di poter portare a cena il figlio Giuseppe «per parlargli un po’» a fronte della sua inesperienza.
IL FALLIMENTO DI FARMAEKO Dopo circa venti giorni di distanza da quella conversazione, Giuseppe Tallini scopre «in circostanze fortuite e banali» che dietro l’affare sono coinvolti Salvatore Grande Aracri e lo zio, il boss Nicolino. Siamo al 30 agosto 2015 e a rivelare la cosa a Tallini è Mohon Hal, uomo di fiducia di “Gastone” e residente a Brescello (comune emiliano sciolto per infiltrazioni della ‘ndrangheta). L’uomo, addetto alla “guardiania” presso il Consorzio, aveva avuto una colica renale ed era stato assistito proprio da Giuseppe Tallini e dalla moglie, Maria Nunzia Scerbo.
La circostanza verrà comunicata a Paolo De Sole – che andrà su tutte le furie per la leggerezza commessa dal guardiano – dallo stesso Grande Aracri durante una conversazione telefonica. Gli inquirenti sottolineano che «nonostante questo episodio, Giuseppe Tallini continuerà a restare al suo posto» acquisendo in seguito una posizione di prestigio all’interno della società, come lamenterà durante una conversazione con la sorella Domenico Scozzafava.
I rapporti cominciano ad essere tesi all’interno della società ed il progetto incontra una battuta d’arresto e comincia ad esaurire le proprie finalità illecite. Il 5 novembre 2016 ci sarà il suicidio di Walter Manfredi, mentre la liquidazione della FarmaEko Srl avverrà il successivo 16 giugno 2017 (con scioglimento deliberato per il 6 luglio). Come liquidatore viene nominato il socio Raffaele Sisca, cugino di Paolo De Sole. Dopo la dichiarazione di fallimento, scrive la procura, si ha notizia «di lamentele provenienti da numerosi giovani impiegati nel progetto, non pagati e restati senza il lavoro sperato». (redazione@corrierecal.it)

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