Hanno suscitato clamore e indignazione le parole di Morra, presidente della Commissione antimafia. Tutti pronti a chiederne le dimissioni e ad urlare a gran voce “Vergogna, sei una persona disgustosa e cattiva, parole ripugnanti….”. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: se le stesse parole, mi correggo lo stesso pensiero espresso in quelle parole (“L’elettorato deve essere pienamente responsabile delle proprie scelte”) le avesse pronunciate una persona autorevole, una persona da sempre dedita a combattere con coraggio e passione il vero problema della Calabria avrebbero sortito lo stesso effetto? Perché spesso ci nascondiamo dietro un falso moralismo e non ammettiamo che una parte di responsabilità nel degrado della nostra bellissima Regione è da attribuire a quella parte di elettorato che al momento di esprimere il proprio voto è condizionato da vere o presunte promesse di favori da parte del politico di turno. Siamo troppo orgogliosi per farci un’autocritica e riconoscere che in fondo quella classe politica da destra a sinistra che con il nostro voto, esercitando il nostro libero arbitrio, abbiamo scientemente (si fa per dire!) scelto ha distrutto negli anni la Calabria e si è presa gioco dei calabresi. Bauman, sociologo e filosofo teorizzatore della società “liquida”, si poneva questo interrogativo: “Nel dare forma alla nostra vita siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la palla? Siamo noi a giocare o è con noi che si gioca?” Ricordo scene, durante le elezioni del consiglio comunale di Lamezia Teme del 2015, in cui persone dall’aspetto apparentemente semplice e ingenuo, noncurante delle regole, fotografava la propria scheda elettorale e quando il Presidente di seggio denunciava il fatto a chi di dovere la reazione dei presenti era la seguente: “Presidè, ma chi te l’ha fatto fare!”. Ma una prima risposta rispetto a tutto quello che sta succedendo e che ha acceso i riflettori sul “Caso Calabria”, al di là delle dichiarazioni sicuramente poco opportune di Morra considerando il suo ruolo istituzionale ma che gli stessi “indignati” stanno a loro volta strumentalizzando (allora perché non chiedere le dimissioni di De Luca che ha veicolato il messaggio “Ai bambini italiani non piace andare a scuola”), arriverà a febbraio quando si terranno le prossime elezioni regionali. Eh sì lì i calabresi avranno un potente strumento a loro disposizione per dimostrare di essere stanchi di essere additati come gli ultimi, come una regione senza speranza e soprattutto avranno la possibilità di dimostrare “al di là di tutto” di amare profondamente la propria terra.
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