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«La resa dei conti: cosa accade intorno a Morra»

di Guglielmo Mastroianni*

Pubblicato il: 21/11/2020 – 13:24
«La resa dei conti: cosa accade intorno a Morra»

Potrebbe essere diventato il terreno atteso per una resa dei conti, lo scivolone del senatore dei 5 Stelle Nicola Morra. Un vero e proprio scenario di guerra interna, che lo vedrebbe contrapposto ai pezzi da novanta del movimento. Talmente da novanta, da vedere coinvolto persino il premier Giuseppe Conte. Facciamo ordine. Nel giorno dell’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio del presidente del consiglio regionale della Calabria, Mimmo Tallini, storico esponente di Forza Italia, Morra, presidente della commissione antimafia, rilascia alcune dichiarazioni a Radio Capital: il passaggio che fa più rumore è quello in cui cita Jole Santelli, governatrice calabrese recentemente scomparsa per un brutto male, di cui dice che tutti sapevano fosse una malata oncologica. Apriti cielo. L’arresto di Tallini passa in secondo piano, Morra viene travolto da polemiche e richieste di dimissioni bipartisan. E qui inizia lo scontro interno. Perché anche il M5S, con una nota ufficiale, prende le distanze da Morra. Non basta. Nonostante fosse invitato a partecipare a Titolo V, trasmissione di Raitre, Morra viene escluso all’ultimo momento da una decisione della Rai. E la Rai è tv di Stato: e al governo, peraltro come azionista di maggioranza, c’è proprio quel M5S di cui Morra è senatore. Censura interna, i grillini questa volta non possono gridare ai poteri forti. A meno di non ammettere di essere diventati loro, i poteri forti.
È dal combinato disposto della nota di dissociazione e dalla censura in una trasmissione Rai, che nasce il sospetto che attorno a Morra si stiano regolando conti in sospeso. Ma da dove nasce, il tutto? Le indiscrezioni raccolte, fanno risalire il tutto alla scorsa primavera, quando in mano ai grillini scoppiò la bomba Di Matteo: il pm antimafia siciliano, accusò in tv il ministro Bonafede di averlo improvvisamente e senza motivo escluso dalla nomina alla direzione del Dap. Il tutto, inoltre, nei giorni delle polemiche seguite alle scarcerazioni, causa Covid, di alcuni boss ed esponenti delle mafie.
In commissione antimafia, su questi temi, le opposizioni chiesero le audizioni di Di Matteo e Bonafede. E Morra, che come presidente avrebbe potuto opporsi, lo concede. E Di Matteo e Bonafede sfilano davanti alla commissione antimafia, col ministro che deve subire in Parlamento una mozione di sfiducia. Nel periodo più difficile, quello della pandemia e del post lockdown, con un Paese da far ripartire, questa cosa non va giù ai vertici del movimento. E nemmeno a Conte, descritto molto contrariato, al punto da avere un duro scontro con lo stesso Morra.
Sta di fatto che Bonafede, uscito indenne dalla mozione di sfiducia e dalle audizioni, se la sarebbe legata al dito. Al punto da provare ad intestarsi negli ultimi giorni una nomina che proprio Morra stava caldeggiando, senza successo: quella di Gino Strada a commissario alla sanità calabrese. Il ministro, infatti, in maniera inusuale visto il suo ruolo che nulla ha a che vedere con quella nomina, rilascia una nota ufficiale: «Occorre dunque procedere senza ulteriori passi falsi, iniziando innanzitutto dal definire i compiti di chi, come Gino Strada, ha manifestato la propria disponibilità a dare una mano con passione e competenza».
Poche ore dopo quella nota, viene annunciato l’accordo fra Emergency e la Protezione Civile calabrese. Ma perché fare quella dichiarazione? La spiegazione arriva direttamente dalla pancia del movimento: senza la nomina di Gino Strada, un gruppo di senatori dissidenti non avrebbe votato il decreto Calabria, che poi è il motivo per cui in questi giorni si è parlato di un aiuto persino da Forza Italia. E a guidare il gruppetto dei senatori grillini pronti a dar battaglia, c’è proprio Morra, che era riuscito a coinvolgere anche esponenti siciliani e pugliesi. Una spaccatura interna vista malissimo dai vertici del movimento, che in un momento così delicato non vorrebbero aperture di fronde e correnti interne, capaci di determinare le scelte e le votazioni. Poi arrivano l’arresto di Tallini e le frasi di Morra. E il capitolo si chiude con la presa di distanza ufficiale e la censura in Rai. Ma la sensazione è che sia solo il primo di una serie di capitoli.

*inviato di Mattino 5

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