di Pablo Petrasso
CATANZARO «Smisurata ambizione», contatti con gli «ambienti criminali più influenti» e addirittura una presenza nella tavernetta in cui il clan Grande Aracri assume decisioni strategiche. Domenico Scozzafava non è soltanto un antennista Sky; per la Dda di Catanzaro è uno «’ndranghetista fino al midollo». Dalla sua attività social traspare un grande interesse per la politica, interesse non limitato al solo rapporto con l’ex presidente del consiglio regionale Domenico Tallini. Scatti ravvicinati e dichiarazioni di voto esplicite possono diventare imbarazzanti, anche a qualche anno di distanza. Le pagine virtuali di Facebook sono diventate, nel tempo, una sorta di archivio utile a svelare ipocrisie e ricostruire vecchi contatti. Le foto contano molto. E i selfie ancora di più, specie per chi ne ha fatto un marchio di fabbrica del proprio consenso.
Accostare la parola “selfie” all’attività politica significa parlare di Matteo Salvini. Il leader della Lega, in effetti, inciampa in uno scatto fotografico che – riletto alla luce dell’inchiesta “Farmabusiness” – può apparire scivoloso per un politico che parla spesso di legalità e lotta alla ‘ndrangheta. Posa, infatti, proprio con Domenico Scozzafava, l’uomo nero dei rapporti tra cosche e politica, presunto portatore di voti della cosca di Cutro. L’occasione è un convegno in cui si discute proprio di legalità: il titolo è “Sicurezza è territorio” e la data – il 2 luglio 2015 – segna una delle tante apparizioni del capo del Carroccio in Calabria negli ultimi anni. Era uno degli astri nascenti della politica italiana, Salvini, lungo un percorso che lo avrebbe portato, dai toni aspri dell’opposizione, a diventare vicepremier e ministro dell’Interno. La moda dell’autoscatto (una volta i selfie si chiamavano così) imperversava già. E la foto fianco a fianco con Scozzafava resta agli atti (dei social). In quei mesi, il telefono dell’antennista è sottoposto a intercettazione e l’affare (poi naufragato) del Consorzio di farmacie prende corpo. Di più: in una conversazione telefonica con Paolo De Sole, il commercialista “architetto” della truffa secondo la Dda di Catanzaro, quella «smisurata ambizione» pare trovare concreto sostegno nei fatti: «Insieme io e te facciamo una bomba… abbattiamo i prezzi e ci prendiamo tutta la Calabria».
Intenzioni bellicose, sul piano economico, per un progetto che finirà male solo qualche tempo dopo.
In politica, però, gli endorsement di Scozzafava funzionano meglio. Se ne trova traccia, di nuovo, su Facebook. Dove il tecnico vicino ai Grande Aracri non lesina post a sostegno del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. «Grande Sergio, in bocca al lupo», esordisce il 10 giugno 2017, quando condivide un video del candidato di centrodestra. «Io sto con Sergio Abramo… se vince Ciconte avremo di nuovo tutto il vecchio consiglio comunale, quale prospettiva per questa città, altro che nuovo», scrive il 15 giugno. E qualche giorno dopo, il 23 giugno, appare la foto del fac-simile di una scheda elettorale: croce sul candidato del centrodestra unito e commento «io voto Abramo», giusto per non lasciare dubbi. Le prospettive, con gli anni, cambiano e Scozzafava oggi si può considerate un sostenitore politico imbarazzante per il primo cittadino di Catanzaro, tra i primi (insieme con Matteo Salvini e, a ruota, il governatore reggente Nino Spirlì) a prendere le distanze da Tallini dopo l’applicazione degli arresti domiciliari, nonostante il sostegno di cui Abramo ha goduto per anni e una vicinanza politica fuori discussione (anche la figlia dell’ex presidente del consiglio regionale lo ha ricordato non senza una punta di indignazione).
Selfie ed endorsement, dunque, restano lì, sull’archivio virtuale, per ricordare quanto la “passione” di Scozzafava per la politica (si era anche candidato alle Comunali di Sellia Marina nel 2014 con la lista “Generiamo futuro”) non si limitasse soltanto a un’area specifica del centrodestra. Nonostante i precipitosi distinguo tentati dei giorni scorsi. (p.petrasso@corrierecal.it)
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