COSENZA Si è dimesso il primario di Chirurgia toracica dell’Annunziata Cosimo Lequaglie. Questa volta la scelta pare definitiva (Lequaglie aveva già annunciato le proprie dimissioni a metà novembre ma poi era tornato sui propri passi). Il medico, di origini calabresi, tempo fa aveva spiegato di essere tornato nella sua regione per «una sfida professionale». E, in maniera schietta, aveva anche raccontato le difficoltà di lavorare in Calabria, terra dove «gli interlocutori spesso cambiano».
Lequaglie accompagna la propria decisione a uno sfogo sui social.
«E io mi chiedo come possa la Calabria rialzarsi – scrive – se in tutti i modi chi lavora a testa bassa e produce viene additato e colpevolizzato. Non badare alle accuse, alle finte pacche sulla spalla, ai continui sgambetti che ti costringono a “chiedere” anche per i diritti dei tuoi pazienti, molti calabresi, diventa alla fine impossibile. Stringere i denti in una società che smembra e non rinsalda ma distrugge fa il gioco dei più e purtroppo del male! A chi realmente interessano i cambiamenti? Perché tanti calabresi hanno, alla stregua di altri italiani, sfondato all’estero e in altre regioni: questi erano uomini “liberi”».
«Restare – continua l’ormai ex prmiario – vuol dire assecondare, amalgamarsi, assoggettarsi, adattarsi. Qualunque novità e voglia di condividere professionalità, tempo dedicato per puntare alla trasformazione è vista come intralcio, pericolo, da abbattere! Pressoché nessuno torna o vuole ex novo impegnarsi: molti/tutti sanno a cosa potrebbero andare incontro. Non sono esclusivamente i calabresi, dei quali per buona parte ho estrema stima e affetto, ma anche chi viene da fuori, pure dal Nord, che disfa quello che si creato con difficoltà. Nel particolare ciò è voluto anche per mantenere i flussi di pazienti verso altre regioni. E tanto si dovrebbe scrivere. Chissà se i sogni avverano? Martin Luther Kind aveva questo sogno, non lo ha visto ancora realizzato».
Uno sfogo amaro ma anche una grossa perdita per l’ospedale di Cosenza sul quale già grava una situazione di quotidiana emergenza. Lequaglie, che è uno dei chirurghi volontari di Medici senza frontiere, ha una casistica e un’esperienza di primo livello: 20 anni all’Istituto Tumori di Milano (1983-2002), circa 20 mila interventi di cui 3300 come primo operatore; 15 anni all’Istituto Tumori della Basilicata, il Crob, (2004-2016 e 2017-2018) dove aveva aperto nel 2004 la Struttura Complessa di Chirurgia Toracica con all’attivo 2700 interventi maggiori, cioè solo oncologici e complessi con un tasso di mortalità a 5 anni in linea con i migliori centri italiani. È docente alla Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica dell’Università dell’Aquila, di Foggia e di Alessandria d’Egitto.
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