RIACE In uno dei periodi più difficili per la Calabria, che conferma nella politica, nella sanità e nella tutela del territorio i propri punti più vulnerabili, Roberto Saviano, negli studi Rai di “Che tempo che fa” vuole lanciare un messaggio di speranza ricordando la storia di Riace. «L’esempio che svuotava di senso la politica della propaganda facendola apparire nella sua pochezza», dice Saviano, che va fino in fondo alla narrazione di quella che pareva una favola. «Ma se così fosse stato – aggiunge lo scrittore – dovremmo finire dicendo “vissero tutti felici e contenti”». La storia racconta un finale diverso, seppure ancora in divenire . Le vicende giudiziarie che interessano l’ex sindaco ormai da più di un anno, il blocco dei fondi del sistema accoglienza e l’elezione dell’oggi decaduto perché ineleggibile Antonio Trifoli, vicino alla Lega, hanno capovolto quella realtà.
Ma Saviano ci tiene a rimarcare un punto che ribalta la prospettiva di chi voleva cancellare i segni della storia recente del borgo. Tra le poche cose fatte durante il proprio mandato, Trifoli aveva voluto la sostituzione dei cartelli che identificavano Riace come “il paese dell’accoglienza” con quelli che modificano la definizione nel “paese dei santi Cosma e Damiano”. «Loro, appunto, erano due medici. – dice Saviano – Avevano deciso di partire per andati in giro per il mondo ad offrire cure a chi ne avesse bisogno». Un eterno ritorno che si coniuga ancora meglio attraverso le parole di Mimmo Lucano, ex sindaco, intervenuto in studio: «Quando ho avuto l’opportunità di rappresentare l’Italia e la Calabria al forum mondiale dell’accoglienza di Buenos Aires sono stato molto orgoglioso. Lo voglio ricordare in un momento in cui questa nostra terra viene così bistrattata. Noi avevamo dato un messaggio di umanità».
x
x