LAMEZIA TERME Emergenza Covid ed elezioni regionali in salsa “rosa” vibonese, sono gli ingredienti della puntata di 20.20, la trasmissione condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro, in onda su L’altro Corriere Tv con ospite Maria Limardo.
Il sindaco di Vibo Valentia ha commentato le anticipazioni del rapporto Svimez – secondo cui al Meridione il Covid ha avuto sul lavoro femminile un effetto particolarmente drammatico – sottolineando come in Calabria «oltre a una questione femminile, ancora ci sia tutta una questione meridionale da risolvere. Siamo nell’anno 2020 ma ancora c’è una questione meridionale da risolvere. Questo è oggettivo, è nei dati, se è vero che abbiamo un sistema infrastrutturale pressoché inesistente, specie se paragonato a quello delle grandi regioni trainanti del Nord. Si è fatto cenno allo Svimez che ci ha restituito dei dati agghiaccianti, registra delle situazioni di depressione nelle nostre aree meridionali veramente drammatiche e in ciò è chiaro che l’universo femminile non può che essere ulteriormente negletto sia sul piano della discriminazione lavorativa che su quello della violenza, aggravato purtroppo ulteriormente da questo periodo di lockdown perché la violenza femminile trova le sue radici più profonde nella discriminazione di cui è sempre stata fatta oggetto».
QUOTE ROSA Anche sul piano politico una certa subcultura è stata dominante in Calabria, come in tante zone del Meridione, ed è refrattaria al coinvolgimento delle donne nella gestione della cosa pubblica a tutti i livelli, fino alla Regione che ha dovuto cambiare in fretta e furia il sistema elettorale per paura di censure della Corte Costituzionale e non perché vi fosse stata una vera spinta culturale. «Questo la dice lunga – ha risposto Limardo – sulla considerazione che negli anni la politica ha sempre avuto dell’universo femminile. Credo che questa legge ben venga, assolutamente arriva in ritardo sulla spinta più di una paura di una repressione giudiziaria rispetto ad un comune sentire che forse vuole vedere le donne come punta avanzata. Storicamente sono sempre stata contraria alla proposizione di quote rosa o di meccanismi tali, però debbo dire che nei fatti e nel tempo ho profondamente mutato questa mia impostazione proprio perché mi sono resa conto dell’esatto contrario».
ELEZIONI REGIONALI Il sindaco di Vibo ha ripercorso il proprio curriculum politico. «Mi sono sempre trovata in un mondo maschile ma sempre ad avere ruoli di comando. Sono stata federale di Alleanza Nazionale. Sembra essere passato un secolo ma nella realtà sono passati pochi anni, questo la dice lunga anche sulla brusca accelerazione del tempo storico che c’è stato un po’ in tutti i campi. Sono una donna di destra, sono sempre stata a destra, poi è finita l’esperienza di Alleanza nazionale e ho trovato ottima ospitalità in casa di Forza Italia». Ed è proprio su Maria Limardo che secondo alcune indiscrezioni il centrodestra potrebbe puntare per indicare ancora una volta, dopo la prima presidente donna Jole Santelli, tragicamente scomparsa, la candidata alla presidenza della Regione. L’interessata sarebbe d’accordo? «Essere indicata come possibile presidente della Regione non può che riempirmi di orgoglio perché significa che, al di là di un trascorso specchiatissimo e illibato che comunque mi ha caratterizzato nel corso degli anni, uso questo termine non a caso, perché sono un avvocato e noi si doveva presentare un certificato di condotta “specchiatissima e illibata”, proprio così era definito. Un percorso di assoluta coerenza, si vede che il mio operato nella mia città, quello che ho fatto negli ultimi tempi, da quando sono stata eletta, è un buon operato. Quindi significa che in linea generale è un apprezzamento alla persona, alle qualità e anche ai fatti e all’operato e alla storia della persona». Limardo oltre a dirsi inorgoglita, non si tira indietro: «Ho la mia città alla quale tengo molto, sono molto legata, sto portando avanti con forza e con determinazione un programma che mi hanno affidato gli elettori, ho una responsabilità enorme perché sono stata votata da una gran fetta di elettorato». Sarebbe superabile anche il distacco dalla propria città: «Non credo che i vibonesi si offenderebbero ma credo che tutte le città dove c’è stato un presidente di Regione, sono poi state rivoltate come un calzino perché ovviamente hanno una attenzione particolare e vivono di una condizione ovviamente di particolarità. Non c’è presidente che non abbia dedicato un occhio amorevole nei confronti della propria città di provenienza». Limardo scansa la domanda su proposte e offerte oltre i confini del Vibonese, «ne ho sentito parlare, i tavoli credo che non siano questi locali ma romani» ma si dice pronta a fare il grande passo: «Sono nata pronta, questo è fuori discussione. Sono inorgoglita per il fatto che si possa pensare alla mia persona. Arriva un momento nella vita in cui ognuno fa un bilancio di sé e allora se io mi volgo indietro, questa considerazione che ha il mondo politico, comunque la gente della Calabria, della mia persona non può che farmi piacere». Con la stessa abilità scansa anche la domanda su una strategia che vorrebbe il nome di Limardo sul tavolo in attesa di giocare la carta del senatore Mangialavori, cui è legata politicamente: «non ho notizie di questo genere, non saprei cosa rispondere» e con uguale fermezza benedice l’ipotesi di una sua candidatura: «Se il senatore Mangialavori decidesse di candidarsi o meno non lo so però sono certa che se lui dovesse pensare o immaginare di fare un passo del genere sarebbe il nome migliore per la Calabria. Questo è fuori discussione, non ho dubbi. Conosco il senatore Mangialavori personalmente, so che davvero è una persona che tiene molto alla sua terra, di polso, che conosce bene fatti, misfatti, percorsi e quant’altro e potrebbe essere un ottimo candidato».
SITUAZIONE SANITARIA Dopo aver fatto chiarezza sulle ambizioni politiche, Limardo ha fatto chiarezza anche sull’attuale situazione sanitari del Vibonese. «La condizione delle strutture purtroppo non è delle migliori. Abbiamo avuto l’abilità nel corso degli anni di avere costruito sei ospedali nel territorio provinciale e di non averne sostanzialmente neanche uno che funzioni. Questa è una po’ la storia degli sprechi in tema di sanità. Ciò non di meno abbiamo un ospedale, lo Jazzolino, che è una struttura che risale agli anni ’60 e che sta reggendo per come è possibile, però abbiamo contemporaneamente in corso i lavori di costruzione di una nuova struttura ospedaliera e con la chimera della costruzione di questa nuova struttura un po’ lo Jazzolino è stato lasciato lì. Ora da qualche anno ci si sta rendendo conto che bisogna in ogni caso tamponare, farlo reggere ancora per qualche anno fintanto che la struttura non sarà pronta».
Il dirigente della Regione, Domenico Pallaria, anch’egli recentemente ospite di 20.20 ha affermato che entro 5 anni l’ospedale di Vibo sarà completato. «E io dico amen, così sia, magari, ci metterei la firma. Come Comune mi sto spendendo molto in questa direzione, sto spingendo molto anche a livello regionale però credo che il percorso ideale era quello individuato dalla presidente Jole Santelli la quale ha detto senza mezzi termini che per dotare la Calabria degli ospedali è necessario fare riferimento al modello Genova, vale a dire per costruire gli ospedali nella Sibaritide, a Reggio, nella Locride e a Vibo».
RAPPORTI CON LA REGIONE Con la scomparsa della presidenza, assicura Limardo, non si è interrotto quel filo comunicativo tra Comune e Regione: «Con Jole avevo un’interlocuzione privilegiata dettata dal fatto che essendo entrambe donne impegnate nell’ambito degli enti locali eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il dialogo non è venuto a mancare perché gli assessori sono rimasti gli stessi ed io ho avviato un rapporto buonissimo di assoluta cordialità e collaborazione anche molto incisivo e devo dire che questa attenzione la sto trovando tuttora. Del resto anche il presidente reggente Nino Spirlì è un’ottima persona dotata di una sensibilità straordinaria e mi dà una mano in tutto».
EMERGENZA COVID Il sindaco di Vibo, quindi, ha affrontato il tema dell’emergenza Covid. «Quanto agli ospedali da campo appena ho avuto notizia del fatto che Vibo fosse stata individuata come zona per la struttura, ho subito indetto in Comune una riunione alla quale ha partecipato la Protezione civile regionale insieme con la Croce Rossa, l’Asp e il Comune proprio per fare il punto della situazione. Sta un po’ tramontando l’idea dell’ospedale da campo per una serie di motivi, soprattutto determinati dal fatto che questa struttura non possa essere collocata all’interno delle mura perimetrali ospedaliere e quindi questo renderebbe difficoltoso l’utilizzo della struttura, specialmente per gli ammalati covid specie ove si consideri che i medici dovrebbero essere quelli stessi ospedalieri, a differenza di Cosenza e di Crotone perché lì non ci sono gli ospedali da campo ma lì è proprio intervenuto l’Esercito ed è una struttura diversa, autonoma con propri medici. Per quanto riguarda i posti, sulla città di Vibo abbiamo 36 posti e di questi ne sono occupati 15 perché nonostante il numero delle persone contagiate superi i numeri di 100 nella città, sono in genere per la maggior parte asintomatici o paucisintomatici. Su Tropea so che si sta pensando di dedicare una parte di quella struttura ad ammalati Covid ma speriamo che le cose continuino ad andare in questo modo perché se non ci sono dati clinici importanti le strutture sono ovviamente in grado di reggere».
RISARCIMENTI DAL GOVERNO L’emergenza pandemia non è solo quella sanitaria ma anche quella economica. Qui il virus ha rotto gli argini in un territorio già devastato dalla crisi economica. «C’è un problema sociale perché noi avevamo già molte attività che avevano chiuso per via della crisi che è arrivata anche da noi e ha impattato pesantemente, specialmente sulle attività commerciali perché Vibo storicamente ha anche una florida “flotta commerciale”, ora con la pandemia è una devastazione totale. Anche i negozi che sono rimasti aperti secondo me pagano un prezzo ancora più caro perché devono mantenere comunque i costi, non possono usufruire del ristoro, della cassa integrazione, di tutta una serie di agevolazioni, sol perché sono aperti ma nella realtà sopportano costi senza avere guadagni perché se la gente non gira non acquista».
Chi pagherà il prezzo di questa devastazione? Il sindaco Limardo, che è anche avvocato, ha in mente una idea ben precisa al riguardo: «La Calabria si ritrova in zona rossa per colpe governative, perché noi ci ritroviamo in zona rossa non a causa di una condizione della malattia ma notoriamente per la carenza delle strutture sanitarie, quelle stesse che non sono state portate a compimento da un commissariamento che dura da oltre 11 anni. Quindi prima lo Stato ci fa vivere gli effetti drammatici di una sanità che non riesce a sanare e poi ci mette in zona rossa. La nostra politica merita di tornare a gestire la cosa pubblica ma prima ancora di questo, le attività produttive meritano di essere risarcite, nel senso tecnico del termine, dal livello statale. E’ lo Stato che deve risarcire le attività produttive perché è lo Stato che ha determinato le condizioni perché ci fosse la zona rossa, è quello stesso Stato che oggi deve procedere al risarcimento».
PROCESSO RINASCITA-SCOTT La presenza in trasmissione di Maria Limardo è stata anche l’occasione per tornare sulla questione della mancata costituzione di parte civile del Comune di Vibo nel maxi processo alla ‘ndrangheta Rinascita-Scott e sulla revoca dell’incarico all’assessore al Commercio, agli Affari Generali, al Contenzioso e ad altre deleghe, Gaetano Pacenza, proprio in ragione della costituzione di parte civile. «Non è vero – ha affermato Limardo – che il Comune non si sia costituito parte civile perché noi ci siamo costituiti parte civile nel processo principale, quello che è incardinato a Roma. Abbiamo effettuato una costituzione di parte civile. Per come dice l’assessore, che mi chiama in causa, lui ha affermato che si è costituito parte civile portando in giunta su sua proposta la delibera. Quindi bisogna che si metta un po’ d’accordo, o la porta o non la porta questa delibera. Credo che, intanto sgombrato il campo dal fatto che noi ci siamo costituiti parte civile nel processo principale, si è staccato da Roma un troncone che si è incardinato qui nella città di Vibo Valentia. In questo troncone non c’è stata la costituzione di parte civile, probabilmente per un incidente di percorso perché con ogni probabilità la notifica, che pure è arrivata all’ufficio protocollo, non è mai arrivato sulle scrivanie delle persone giuste. Probabilmente sarà stato un incidente di percorso. In linea generale credo che alcuni processi, e Rinascita-Scott è per la mia città il processo dei processi perché rappresenta veramente quell’area di pulizia che il procuratore Gratteri insieme con il procuratore Falvo ha fatto in città e noi come amministrazione, io personalmente come pure gli assessori e anche l’assessore Pacenza, abbiamo chiara la percezione di dover accompagnare fino in fondo questo processo di cambiamento e di pulizia che è stato avviato da Rinascita-Scott. Proprio per questo credo che l’attenzione su alcuni processi debba essere tale da superare ogni incidente di percorso, questa è la ragione per la quale è cessato il rapporto di fiducia che deve necessariamente legare un sindaco con il proprio assessore. Quello che ho contestato all’assessore è che alcuni processi, al di là del fatto che la carta ti arrivi o non ti arrivi sulla scrivania, tu li devi seguire, perché è il processo dei processi e hai il dovere di seguirli, a prescindere. Se la carta non ti arriva la devi chiamare la carta. Poi che possa essere capitato, e io sono assolutamente convinta, che è capitato. Dal 2017 al 2020 si è dimezzato il numero dei dipendenti comunali, abbiamo per lo più categorie A e B, forse qualche categoria C, e questo purtroppo sta a significare che ci sono delle difficoltà oggettive nel personale, nella mole degli atti che una città che è pur sempre capoluogo di provincia si trova a gestire. Questo è l’incidente di percorso, quindi nessuna imboscata nella maniera più assoluta, lo respingo con forza. Da quando mi sono insediata le direttive sono ben precise, la strada è stata tracciata, è una strada diritta, lineare, con un percorso di legalità assoluta, del resto abbiamo fatto una serie di delibere che costituiscono uno spartiacque ben preciso tra il nero e il bianco perché il grigio certamente a questa amministrazione non piace». L’amministrazione Limardo ha dato prova di longevità, una qualità che troppe volte è mancata alle precedenti esperienze, frutto non di un elisir di lunga vita amministrativa ma di una sana e incrollabile determinazione femminile: «Mi sono dedicata anima e corpo alla mia città, ho uno studio legale che è gestito ora da alcuni colleghi che mi stanno dando una seria mano d’aiuto ma da quando sono stata eletta ho urlato dal balcone che mi sarei impegnata per la mia città fino allo spasimo più assoluto ed è quello che sto facendo, lavoro tutto il giorno e dedico tutta la mia giornata di tutti i giorni che il “Padreterno” manda il sole, alla mia città, alla mia amministrazione. Ho un’ottima squadra, ho attorno a me delle persone integerrime e lo era anche l’assessore Pacenza, non voglio per carità che siano gettate ombre sulla sua persona perché è un professionista, ho delle persone che mi stanno accanto, che lavorano con me, che credono anche loro nel riscatto della mia terra».
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