CATANZARO Per qualcuno è il tentativo di raggiungere i famosi (o famigerati) tavoli romani e guadagnarsi la candidatura a governatore alle Regionali del 2021 – non ci sbilanciamo sul mese, comunque non prima di marzo. Per altri potrebbe essere un déjà vu, la riproposizione di un “no” da parte degli alleati di centrodestra. Quel centrodestra in cui nessuno mette formalmente in dubbio che la candidatura alla Presidenza sia di Forza Italia anche se tutti, Lega in testa, vorrebbero farlo.
Partiamo dagli incontri romani. E dall’intervista che Maria Limardo ha concesso ai microfoni de L’Altro Corriere Tv, spiegando di «essere nata pronta» davanti a un’eventuale richiesta di candidatura. La sindaca di Vibo, in effetti, ha incontrato nei giorni scorsi – grazie ai buoni uffici del parlamentare vibonese Giuseppe Mangialavori – Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia molto vicina a Silvio Berlusconi. Quello di Ronzulli è un nome che pesa nei processi decisionali forzisti. Il suo parere è tenuto forse addirittura più in conto rispetto a quello di Antonio Tajani, vicepresidente del partito al quale più o meno tutti gli aspiranti calabresi si sono comprensibilmente votati negli ultimi anni al momento di piazzare candidature. Limardo, e in subordine lo stesso Mangialavori, al quale non dispiace l’idea di scendere in campo direttamente, hanno scelto, invece, di bussare alla porta della senatrice eletta nel collegio di Cantù.
Sul fronte degli endorsement di Tajani, invece, ci si potrebbe trovare davanti al “già visto” di cui dicevamo. Roberto Occhiuto, vicepresidente del gruppo forzista alla Camera, è uno dei nomi forti in questa lunga fase preparatoria. Interviene più spesso del solito sui temi calabresi, in alcuni casi con toni – secondo gli osservatori delle cose politiche locali – da candidato in pectore. Un nome spendibile. Davanti al quale, si sussurra in ambienti della Capitale, la Lega potrebbe opporre un nuovo veto, proprio come fu per il fratello Mario, candidato all’unanimità dagli azzurri calabresi e “abbattuto” da una nota passata alle agenzie dall’ingombrante alleato Matteo Salvini. Lo scenario potrebbe riproporsi. Anche perché la Lega, per bocca del proprio segretario regionale Cristian Invernizzi, non dà per scontato che il prossimo aspirante governatore sia un forzista. E allora chi? Non Sergio Abramo, che pare essersi allontanato dal Carroccio («sono sempre stato iscritto a Forza Italia», ha detto al nostro programma di approfondimento “20.20”), ma Nino Spirlì. L’ipotesi avrebbe fatto sorridere, fino a qualche tempo fa. E anche dopo le ultime uscite colorite del governatore reggente. Dire del governo che «annaca il pecoro» non è il massimo se si punta a costruire un profilo istituzionale, ma non è che il registro comunicativo di Salvini & co. sia poi troppo lontano da uscite del genere. È vero che Spirlì nei giorni scorsi – in una delle tante interviste – ha detto di non essere interessato, spiegando che «la penna freme». Ma si dice spesso il contrario di ciò che si pensa. Dunque il facente funzioni ci spera eccome, pur non essendo gradito in primo luogo agli alleati, che non consulta quasi mai, preferendo interfacciarsi direttamente con i consiglieri segnalati dal Carroccio salviniano.
Grande è la confusione sotto il cielo del centrodestra. Nell’indeterminatezza, Fratelli d’Italia mantiene un profilo basso. Osserva, non partecipa alle scaramucce tra Forza Italia e Lega. Una posizione terzista. Ma anche gli ex An sono pronti. E avrebbero un nome da mettere sul tavolo al momento adatto. Lo farebbe direttamente Giorgia Meloni: l’indicazione di Wanda Ferro, in un contesto così fluido, potrebbe anche spostare gli equilibri. Romani, s’intende.
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