di Roberto De Santo
COSENZA È stato presentato stamattina (venerdì 27 novembre) alle 10 l’annuale Rapporto BCC Mediocrati sull’economia cosentina. Per l’emergenza sanitaria in corso che ha portato alle restrizioni, la sedicesima edizione del report – realizzato dall’istituto Demoskopika per conto della Banca di credito cooperativo “Mediocrati” – è stato illustrato in diretta streaming sulla pagina della Bcc. Al centro del Focus di quest’anno, non poteva esserci la Pandemia e i suoi effetti sul sistema economico cosentino e calabrese. I lavori, sono stati coordinati da Luigi Chiarello capo servizio di Italia Oggi e introdotti dal presidente Credito cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino che ha iniziato il suo intervento sottolineando «le stranezze che sta vivendo la Calabria in questa fase». «Fino ad ottobre – segnala – la Germania lasciava solo ai calabresi la possibilità di poter accedere, ma poco dopo la Calabria è entrata in zona rossa». Dunque un capovolgimento della situazione figlia «della condizione sanitaria in cui versa da anni la nostra regione». Una situazione che, secondo Paldino, è dovuta alla cattiva gestione della sanità da parte dei commissari che si sono succeduti e che ha costretto all’imposizione di nuovi blocchi alle attività produttive. «Ora la Calabria è in piena emergenza economica – ha sottolineato – a seguito proprio alle nuove norme di restrizioni». Per questo Paldino ha sostenuto: «Non è più possibile assistere all’inefficienza che sta dimostrando il sistema burocratico». «Non è giusto – ha tuonato – per tutti quelli che nonostante tutto vogliono resistere ed investire in Calabria». A proposito del ruolo delle banche Paldino ha sottolineato come «stiano offrendo supporto alle imprese». «Le banche si stanno facendo carico della situazione delicata che sta vivendo il Paese». «Il nostro sforzo ha aggiunto – è proiettato a sostenere quanti stanno continuando a scommettere sul proprio futuro». Poi un invito alle istituzioni ad utilizzare il report Mediocrati- Demoskopika: «Noi mettiamo a disposizione questo rapporto per le classi dirigenti di questo territorio per programmare al meglio il futuro di questa terra».
MAGARELLI: «SE LA CRISI PERSISTE PROBLEMI ALLA TENUTA ECONOMICA» Subito dopo è intervenuto il direttore della sede calabrese della Banca d’Italia, Sergio Magarelli. «Il tessuto produttivo calabrese – ha detto – è stato sottoposto a durissime condizioni a seguito della pandemia. Tanto da intaccare la sua capacità di resilienza». Secondo Magarelli, «gli interventi governativi hanno tamponato l’emergenza, nella logica di far arrivare liquidità alle imprese». Passando ai numeri Magarelli ha ricordato che «sono state processate 30mila pratiche di prestiti assistiti» ricordando che però «sono prestiti che dunque dovranno essere poi fatti rientrare». In questa direzione ha lanciato un allarme. «Per ora il problema del deterioramento del credito – ha detto non è presente, ma se la crisi dovesse persistere anche sotto questo profilo potranno esserci problemi». Il direttore della filiale calabrese di Bankitalia poi ha sottolineato che il futuro presenta delle sfide molto importanti di cui la principale è quella della redditività per il sistema economico. E per questo occorre puntare alle nuove tecnologie e all’innovazione. «Il tessuto economico calabrese – ha ricordato – è caratterizzato di un piccole e micro imprese, caratterizzate da governance familiari ma con una bassa conoscenza». Per questo occorre migliorare la formazione. Occhi puntati anche sugli investimenti pubblici e sulla macchina amministrativa capace di utilizzarle. «Quello che ci dobbiamo aspettare un buon uso delle risorse del Recovery che punti su efficacia, tempestività e correttezza». Questo, ha sottolineato facendo «tesoro degli errori del passato».
«Bisogna ripartire dai punti di forza della Calabria – ha poi concluso – che sono il capitale umano, la ricchezza e la diversità del territorio. Lo dobbiamo a quanti hanno sacrificato salute, risorse in questa fase della pandemia».
RIO: «A RISCHIO 21MILA IMPRESE» Si è poi entrati nel vivo dell’evento con la presentazione del rapporto da parte di Raffaele Rio, presidente dell’istituto di ricerca Demoskopika. «Il rapporto – ha detto Rio – è uno strumento per i decisori politici affinché programmino strategie consone alla situazione che sta vivendo la Calabria». «Vi invito a criticare questo rapporto, ma a leggerlo ed utilizzarlo come strumento».
Secondo Rio, le istituzioni devono averne piena consapevolezza della necessità di mettere in campo interventi più incisivi per fronteggiare quella che ha definito «emergenza dell’economia». «È un’economia in quarantena – ha sciorinato con numeri – che costa 800 milioni di euro al mese». Si tratta di 40 miliardi di fatturato bruciati dal sistema produttivo calabrese. Entrando nella logica del rapporto, Rio ha detto: «Abbiamo cercato di tracciare l’identikit dell’imprenditore calabrese». Un imprenditore che si trova in una condizione di essere «smarrito» e nello stesso tempo «resiliente». «Lo smarrimento – ha affermato – deriva dalle paure che averte sul futuro della propria attività». Alle paura tradizionali si sommano paure nuove. Quest’ultime sono legate, soprattutto «alla ripresa dell’emergenza sanitaria, ma anche «ai timori dell’incremento della pressione fiscale e agli accertamenti». Per questo oltre la metà teme (51%) il ritorno della recessione economica della Calabria». Ma nel rapporto emergono anche dei limiti nella risposta del mondo delle imprese: «Il nostro sistema produttivo è poco avvezzo all’utilizzo dell’e-commerce che in qualche modo avrebbe potuto ridurre l’impatto della crisi economica». E così gli effetti sono stati devastanti: perdita di almeno il 50% dei ricavi in un anno e 21mila imprese che rischiano di chiudere a cui si sommano gli effetti sull’occupazione. Dati allarmanti sui quali dover ragionare. «Le istituzioni mai come ora sono importanti – ha sostenuto Rio – rispetto a questo tentativo di resilienza offerta dagli imprenditori. Alla voglia di resistere alla crisi». Su questo punto ha ricordato che gran parte degli imprenditori (80%), «ha ritenuto insufficienti le misure adottate dalle istituzioni». Non tanto per la teoria delle misure ma nella fase dell’applicabilità reale. Il rapporto ha anche analizzato le previsioni per l’immediato futuro percepito dagli imprenditori. «Soltanto un imprenditore su 10 – ha rilevato Rio – ritiene che la pandemia non avrà conseguenze sull’andamento della propria attività». Da qui la conseguenza che 21mila aziende rischiano la chiusura che significa le ripercussioni pesanti sull’occupazione. «Se si consideri che mediamente ogni impresa ha 3,6 dipendenti». Un aspetto che ha spinto la gran parte (59,7%) degli imprenditori a chiedere la ripetizione degli ammortizzatori sociali come misura centrale dell’agenda politica del Governo. Infine un’analisi sul clima di fiducia tra gli imprenditori che «indica come le aziende si muoveranno sullo scacchiere calabrese nel futuro prossimo. Noi registriamo il dato peggiore degli ultimi 14 anni». «Un dato, impressionate – ha concluso Rio – che deve far riflettere tanto».
MAZZUCA: «OCCASIONE PER RISOLLEVARE IL SUD ITALIA» Mentre Natale Mazzuca, vicepresidente nazionale Confindustria, intervenendo ha affermato che «dobbiamo prepararci per la ripartenza» puntando «sull’innalzamento delle qualità professionali». A proposito degli interventi governativi Mazzuca ha indicati i limiti: «sono arrivati in ritardo e con un iter farraginoso». Secondo Mazzuca questa fase deve essere sfruttata come occasione perché «deve essere un acceleratore del cambiamento» ma per fare questo «occorre una riprogettazione dello sviluppo del Paese. Occorre ridurre i divari territoriali per riprendere a camminare. L’emergenza covid deve svolgere questo ruolo di stimolo del cambiamento». Poi l’esponente di Confindustria nazionale ha chiesto attenzione alle risorse in arrivo e di concentrare gli interventi su alcune aspetti: innovazione, capitale umano e infrastrutture materiali e immateriali. «Dobbiamo evitare di ritornare alla normalità di prima – ha detto – che significherebbe perde una grande occasione di riscatto del Paese. Siamo di fronte ad una vera e propria ricostruzione del Paese». Per questo ha invitato a non «rinviare alcune decisioni strategiche». Secondo Mazzuca, «la qualità delle scelte da parte delle istituzioni potrà innescare un circolo virtuoso dell’economia». Sul ruolo del Sud è stato categorico: «Bisogna far partire questo motore economico del Paese che è il Mezzogiorno. «L’Italia non riparte se non riparte il Sud. Stimolare la domanda interna in questa area dell’Italia avrà infatti ricadute non solo sull’economia locale, ma quella nazionale». E poi una corretta utilizzazione delle risorse: «Utilizzare bene le risorse che ci sono e che arriveranno». Ha attaccato la gestione passato: «Non è più possibile affidare risorse senza che queste vengano utilizzate. Non possono essere risorse ordinarie ma devono essere aggiuntive». «Occorre un progetto – ha aggiunto – che abbia una visione strategica e non assolutamente un elenco della spesa». Mazzuca ha indicato una strada: «La visione strategica è quella di trasformare il Mezzogiorno in una piattaforma logistica del Mediterraneo. Un occasione che deve essere sfruttata anche per l’intero Paese». Infine un appello: «Agire tutti con coraggio per incidere sulla svolta visto che nulla sarà più come prima dopo questa pandemia». «È l’ultima chiamata per recuperare il gap e per fare questo occorre fare squadra».
ROMITA: «IN CALABRIA MANCA LA VISIONE STRATEGICA DEL TURISMO» Tullio Romita, responsabile scientifico del centro ricerche e studi sul Turismo dell’Università della Calabria, che è entrato nel particolare della crisi che sta vivendo il settore. «Uno dei problemi che vive da sempre la Calabria – ha sostenuto – è quello che non ha piena consapevolezza dell’apporto che il turismo potrebbe offrire allo sviluppo economico di questa regione. Continua a mancare un modello strategico di sviluppo turistico della Calabria». Secondo il docente, «questa crisi economica viene da lontano, sbaglieremmo a considerare che quello che sta avvenendo sia conseguenza esclusivamente del Covid». Per Romita: c’è un problema di competenza e di qualifica. «Non può essere affidato ad un singolo Comune – cita come esempio – la programmazione turistica di un territorio». Per il responsabile scientifico del centro di ricerca sul Turismo dell’Unical, «non si è mai compreso che il turismo è un fenomeno sociale prima che economico». «Occorre preparare i territori – ha sostenuto – ad intercettare un fenomeno sociale che si sta sviluppando nel mondo. Non è l’incapacità degli imprenditori calabresi il limite ma la mancanza di modelli di sviluppo che viceversa ci sono stati».
Per Romita, «ognuno deve fare la sua parte, ma la Regione deve fare qualcosa in più». Citando un esempio dei ritardi della macchina amministrativa regionale s’interroga: «È possibile che da 7 anni la Regione non ha fatto un bando per le guide turistiche?». Poi ritornando al tema della crisi in atto Romita ha sostenuto a proposito del settore calabrese: «Stiamo resistendo solo per la resilienza di alcuni imprenditori, ma se non si scommette sul settore non si cresce. Occorre sfruttare tutte le potenzialità, non escluso l’emigrazione dei calabresi andati via. Considerandoli un’opportunità per l’economia calabrese».
PETRAGLIA: «IL SUD STA RITORNANDO AL CENTRO DEL DIBATTITO POLITICO» Per Carmelo Petraglia, consigliere economico del ministero per il Sud, «c’è un ritorno a valorizzare il contributo del Sud anche in chiave di sviluppo dell’intero Paese.». Secondo Petraglia, esiste la necessità di «coesione territoriale non solo tra Nord-Sud ma tra aree interne e città». Alle diseguaglianze economiche si sono sommate per il consigliere del ministro Provenzano «le diseguaglianze sociali».
Ma è «la questione strutturale che è esplosa in questa fase di emergenza». «Se la Calabria è entrata in zona rossa – ha ricordato – non è stato solo per i contagi ma per i ritardi della struttura sanitaria».
Ora però occorre puntare, secondo Petraglia, alla riforma della governance della gestione delle risorse pubbliche. «C’è la necessità di migliorare la qualità della spesa e non tanto la quantità di risorse. Sulla questione tra risorse ordinarie e strutturali, Petraglia ha ribadito un cambiamento già avviato: «è passata la linea del 34% come condizione ex ante».
«La politica di coesione – ha spiegato – ha accelerato la capacità di spesa ma ha risolto anche la frammentazione delle risorse. Gli interventi stanno andando in direzione delle esigenze effettive di cittadini e imprese». E i risultati si sono registrati, Petraglia ha elencato esempi. E sulle cose da compiere ha detto: «Questa è la prima vera occasione di rimettere al centro della politica nazionale la coesione territoriale». Ed ancora di indirizzare nella politica delle risorse ordinarie «sui servizi essenziali». E sulle nuove risorse del Recovery Petraglia ha sostenuto: occorre valorizzare quella vivacità che si è osservata al Sud e anche in Calabria. Ed in questo senso il contributo delle imprese è essenziale. Il settore della manifattura e a la sua qualificazione è chiave di rilancio»
PASTORE: «SISTEMA CREDITIZIO FONDAMENTALE PER SOSTENERE LO SVILUPPO» A concludere la giornata le parole di Mauro Pastore, direttore generale gruppo bancario cooperativo Iccrea. Terzo gruppo bancario italiano. In Calabria è presente con 6 banche. «Siamo profondamente convinti – ha sostenuto – che un sistema economico non possa compiere passi in direzione dello sviluppo senza il sostegno del sistema bancario. Ma questo deve ben interpretare bene i bisogni dei territori». Un lavoro che, secondo Pastore, le banche stanno interpretando bene: «Il credito cooperativo è una realtà viva che molto ha fatto per il sistema produttivo calabrese e molto può ancora fare». «Noi vogliamo concentrarci – ha annunciato – su quelle imprese che possono farcela. Che hanno dimostrato voglia e capacità di fare impresa e hanno voglia di crescere». Poi Pastore ha lanciato una proposta al Governo per ridurre i tassi d’interesse nel Mezzogiorno e in Calabria: «Compartecipazione dello Stato per abbassare il tasso d’interesse delle imprese che investono al Sud». Ed infine il vero obiettivo principale dei finanziamenti sostenuti dal sistema creditizio: «Creare una leva di sviluppo del Sud». (r.desanto@corrierecal.it)
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