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Tombaroli a "caccia" di tesori archeologici: due denunce a Crotone

Beccati con zappe e metal detector in località Margherita Soprana, avevano trovato reperti dell’Alto Medioevo. Erano in trasferta da Strongoli, sono nei guai anche per la violazione dei protocolli …

Pubblicato il: 30/11/2020 – 15:17
Tombaroli a "caccia" di tesori archeologici: due denunce a Crotone

STRONGOLI Con l’entrata in vigore della nuova ordinanza del Ministro della Salute, la Calabria è divenuta “zona arancione” consentendo quindi il libero spostamento nel proprio comune di residenza.
Con tale passaggio, dunque, anche la caccia – considerata attività sportiva individuale all’aperto – torna ad essere consentita purché svolta nel territorio del proprio comune. Un dettaglio che però sembra essere sfuggito a due cittadini di Strongoli che, nel pomeriggio di ieri, in località Margherita Soprana, quindi del Comune di Crotone, sono stati sorpresi in una tipologia di caccia diversa rispetto a quella consentita, ossia “la caccia ai tesori”.
A sorprenderli sono stati due poliziotti liberi dal servizio e intenti in una battuta di caccia, la cui attenzione è stata attirata dall’uso insolito di attrezzatura non proprio utile all’attività venatoria.

Ebbene, si trattava di due metal detector e due zappe con l’ausilio dei quali gli stessi avevano rinvenuto in quella zona, riconosciuta quale sito archeologico, ma non formalmente sottoposto a vincolo, ben dieci reperti, parte dei quali risultati essere beni archeologici appartenenti allo Stato, poiché risalenti all’età tardo antico – alto medioevo, quindi ricompresi tra il V e il X secolo d.C.
Per la valutazione storico-culturale, ma anche collezionistica, i reperti sequestrati sono stati sottoposti a specifici approfondimenti da parte degli esperti del settore, per cui è stata interessata la Sabap – Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio.
I due cittadini di Strongoli, quindi, venivano deferiti all’Autorità Giudiziaria per la violazione degli artt. 175 e 176 del D.lgs 42/2004 (Codice dei Beni culturali e del paesaggio), ovverosia per aver effettuato ricerche archeologiche senza concessione nonché per l’impossessamento di beni culturali appartenenti allo Stato in sito archeologico non sottoposto a vincolo.
E non solo, venivano sanzionati con 533 euro a testa, per aver violato le prescrizioni atte al contenimento del virus Covid-19, avendo lasciato il proprio Comune di residenza per motivi non previsti dalla normativa vigente.

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