di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Alcune dinamiche sono e rimarranno di difficile comprensione. La decisione di trasferire uno degli ultimi tre ortopedici “superstiti” dell’Unità operativa complessa di ortopedia dello spoke di Corigliano Rossano, ha indotto nei fatti a “chiudere”, o meglio bloccare i ricoveri dell’unico reparto del genere – non un ambulatorio – con tanto di degenze, sale operatorie, consulenze al pronto soccorso e urgenze, in tutto il nord-est calabrese. Compreso l’ospedale di Castrovillari, che oggi eroga solo servizi ambulatoriali, dove è stato trasferito quell’ortopedico, la cui assenza ha inciso pesantemente sul destino dell’ortopedia jonica.
Da qualche giorno a questa parte, quindi, i pazienti che necessitano di cure ortopediche sono trasferiti nei reparti più “vicini”, vale a dire a dire l’hub di Cosenza – l’Annunziata – o lo spoke di Crotone, il San Giovanni di Dio, quando va bene.
E mentre qualche autorevole fonte riferisce di «questioni politiche», celate dietro al trasferimento, Francesco Sapia parla di arroganza e e disorganizzazione. «Mi chiedo – spiega il deputato del M5S al Corriere della Calabria – come la commissaria dell’Asp abbia autorizzato un trasferimento del genere che di fatto blocca il reparto di ortopedia dello spoke di Corigliano Rossano, per aprire un ambulatorio a Castrovillari: decisione di una gravità inaudita. Sul primario dimissionario dell’ortopedia del “Ferrari” dimessosi nei mesi scorsi, andrò fino in fondo ed ho già presentato una interrogazione parlamentare in proposito».
Sapia ne ha sia per la governance dell’Asp che per la direzione sanitaria. «Peraltro, l’arroganza e la disorganizzazione sanitaria all’interno dello spoke di Corigliano Rossano devono finire. Tanti, troppi medici stanno andando via».
Nei fatti anche diverse famiglie di pazienti ricoverati al momento in ortopedia a Corigliano Rossano, sono fortemente preoccupate del destino dei loro parenti.
DATI L’ortopedia dello spoke di Corigliano Rossano è una Unità operativa complessa a tutti gli effetti. Ogni anno eroga una media di 12mila prestazioni in pronto soccorso e visite ortopediche ed effettua oltre 700 interventi. Per quelli all’anca-femore risulta essere la prima, numericamente, in Calabria.
A pieno organico necessiterebbe di nove medici, come da atto aziendale, ma fra trasferimenti, malattie, quiescenze, negli ultimi anni il personale medico si è assottigliato prima a quattro, poi a tre unità di cui una in malattia ed oggi a due. Qualche aiuto giunge dall’ortopedia dell’ospedale di Paola che, però, non può bastare a sopperire alle gravissime carenze di personale.
Continue défaillance aggravate, in molti reparti dello spoke di Corigliano Rossano, da convenzioni non rinnovate o da quel personale che preferisce un contratto a tempo indeterminato offerto dalle Asp di Reggio Calabria o Vibo Valentia, piuttosto che a lavorare a “cottimo” nel Cosentino.
Ricapitolando, non passa giorno che non “chiuda” un reparto e ad oggi l’allarme rosso già scattato nei reparti di Anestesia e Rianimazione, Ortopedia, Pediatria, Pronto soccorso e polo Covid, tutti abbondantemente già al collasso, sembra rimanere inascoltato. Ma fino a quando? (l.latella@corrierecal.it)
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