Annoverano docenti universitari, eccellenze professionali di primo ordine, donne e uomini mossi davvero da grande passione civile, eppure non hanno ancora capito, o non vogliono capire, che da soli non andranno da nessuna parte.
Faranno, al più, passerella, infervoreranno qualche piazza (social), ma alla fine riprodurranno lo schema autoreferenziale delle ultime tornate regionali con pochi voti e tanti ringraziamenti da parte dei soliti noti , che invece marceranno compatti come falangi alessandrine.
Il tempo è poco, si vota com’è ormai noto “domani”, il 14 febbraio, e i tanti movimenti civici, vecchi e nuovi, che animano la scena politica regionale sono ad un bivio.
Devono scegliere se imboccare, ancora una volta, la mulattiera della velleitarietà, limitandosi magari a giocare per strappare un misero seggetto a palazzo Campanella, o l’autostrada della coalizione larga, partecipata, che potrebbe condurre anche a buoni risultati politici e quindi levare un po’ di terreno al malcostume che si nasconde sovente dietro pezzi importanti della purulenta partitocrazia calabra.
Devono scegliere se sciogliere l’iceberg dell’ astensionismo capitalizzando con serietà i moti rabbiosi, e silenti, di tante migliaia di cittadini provati dalle innumerevoli dimostrazioni di dilettantismo offerte dalla politica ‘ordinaria’ nel terribile periodo pandemico o limitarsi a fare folklore civico gridazzando senza costrutto.
Devono farlo in fretta però.
Devono sforzarsi di essere generosi, il che significa mettere da parte l’ego ipertrofico dei rispettivi caporioni, facendoli ragionare, visto che la loro attenzione pare essere assorbita più dal sogno di diventare leader che dalla necessità di porre in essere una strategia che consenta al civismo calabrese di tentare di essere competitivo.
E per essere competitivi, bisogna aggregare, aggregare e aggregare, perché si andrà al voto con una legge elettorale infame, con sbarramenti altissimi, fatta apposta per tagliare le gambe alla Calabria che non si riconosce nei soliti notabili.
Aggregare non la qualunque, sian ben inteso, ma almeno unire le soggettività movimentistiche più radicate, guardando ai Dem e ai pentastellati in massiccia fuori uscita da quei rispettivi ambigui recitinti, che di vincere non ne vogliono proprio sapere, basti osservarne lo stato comatoso e contento delle dirigenze che si ritrovano.
Adesso che ci sono, e si muovono, stabilire una intesa tra le basi affini dei movimenti civici calabresi è un obbligo civile, ed è molto più facile che far sedere allo stesso tavolo i loro strateghi, afflitti come sono taluni da sindrome egopatica.
È vero, di tempo ce n’è poco per evitare le solite corsette vanesie in solitaria .
Ma, calendario alla mano, i movimenti possono ancora pensare di realizzare per la prima volta le elezioni primarie civiche in Calabria per uscire dal limbo della frammentazione.
Può essere quella, infatti, l’occasione per resuscitare la partecipazione democratica più autentica e per scegliere la personalità migliore tra quelle in campo a cui affidare la candidatura alla presidenza regionale della vasta area civica calabrese, evitando sinedri, autoproclamazioni napoleoniche e scelte dall’alto.
Non c’è altra soluzione, il resto è autoreferenzialità e complicità nella vittoria degli stessi.
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