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Il "manifesto" di Strada: «In Calabria serve una rivoluzione. Vedrò Longo, non so Spirlì»

Conferenza stampa del presidente di Emergency. «Non siamo qui per uno spot. A Crotone non gestiremo l’ospedale da campo, ma un nuovo reparto Covid. Il commissario ci indicherà le nuove forme di int…

Pubblicato il: 01/12/2020 – 18:56
Il "manifesto" di Strada: «In Calabria serve una rivoluzione. Vedrò Longo, non so Spirlì»

CROTONE «Anche dopo questo periodo, né io né l’intera divisione di Emergency saremo assenti dalla Calabria. La nostra non sarà una presenza spot. Spero che questo intervento sia ben accetto dai cittadini calabresi, che ci hanno espresso solidarietà e apprezzamento e spero continuino affinché il nostro legame con la regione possa rafforzarsi». In collegamento da Crotone, dove questa mattina c’è stato il sopralluogo delle strutture in cui sarà impegnata Emergency, Gino Strada spiega quale sarà il ruolo della sua associazione e quali i rapporti con le istituzioni in questo periodo, ma anche nel futuro prossimo.
REPARTO “COVID 2” A CROTONE «Non si tratta di un ospedale da campo», specifica subito Gino Strada. «Abbiamo preso in consegna una parte dell’ospedale di Crotone e stiamo allestendo un reparto Covid con circa trenta letti. Inoltre – continua – abbiamo montato due tende fuori dall’ospedale in caso di estrema necessità». Secondo le prime stime, il reparto in questione dovrebbe essere pronto nell’arco di due giorni, tale da poter ospitare i primi pazienti Covid già entro il prossimo venerdì 5 dicembre. La misura, di per sé dovrebbe bastare a contenere i contagi che in questo periodo si stanno registrando nella provincia. Piuttosto, le cose potrebbero complicarsi nel caso i numeri tornassero a salire. «Ci fosse un nuovo picco ci troveremmo impreparati» dice Strada, che spiega poi, in termini di risorse, quale sarà il contributo di Emergency: «Nel nuovo reparto – che tratterà malati di bassa-media entità – saranno impiegati una decina di medici di Emergency stante la carenza di personale medico». Diverso il discorso per infermieri ed operatori socio sanitari che «dovrebbero coprire le necessità. Porteremo anche nostri infermieri e oss, ma per ora il numero dei presenti è sufficiente per poterne dislocare alcuni nel reparto».
Altro obiettivo è quello di mettere in piedi le Usca. «Ci stiamo muovendo – aggiunge Strada – per venire incontro ai nuovi malati ed ai positivi che abbiano bisogno di una particolare attenzione medica. L’assistenza domiciliare rappresenta gran parte dell’attività che si può fare coi pazienti Covid per questo puntiamo a realizzare una rete territoriale di assistenza».
Le prime fasi della sortita crotonese, hanno dato buone impressioni allo stesso Strada e al suo team che ha trovato i colleghi «collaborativi e motivati».
Emergency, ha detto ancora Gino Strada, ha iniziato a lavorare per fronteggiare la pandemia a Milano e Bergamo e in altre parti d’Italia: «Quello di Crotone – ha aggiunto – è stata la prima richiesta che ci ha rivolto il Responsabile della  protezione civile, Borrelli, alla quale abbiamo risposto subito. In Campania non siamo intervenuti perché non ci è stato chiesto».
LONGO E SPIRLÌ I prossimi giorni, se non le prossime ore, saranno anche quelle dell’incontro col nuovo commissario ad acta Guido Longo, dimostratosi aperto nell’intavolare un discorso con Emergency che possa partire da questa fase e protrarsi anche in futuro. Dello stesso avviso Gino Strada: «Vedrò Longo nei prossimi giorni per discutere il da farsi. – dice – Quello di Crotone è il primo passo. Il commissario ci indicherà le eventuali nuove forme di intervento». Più freddo invece quando gli si chiede di un possibile incontro con il presidente facente funzioni: «Non so se avrò occasione di incontrare Spirlì, ma la cosa non mi creerebbe nessun problema». E a chi gli chiede un commento sulle esternazioni dello stesso reggente su Emergency o di eventuali futuri ruoli politici in Regione risponde: «Io non faccio il politico e non ho nessuna intenzione di farlo. E non faccio nemmeno il missionario, tantomeno in Africa. Inoltre – sottolinea Strada, riprendendo una citazione di Spirlì – l’Afganistan non si trova in Africa o in Calabria, mentre si trova in Calabria il nostro ambulatorio di Polistena di cui il presidente non si è mai accorto».
La politica, soprattutto in senso negativo, ha giocato un pessimo ruolo nelle vicende della sanità calabrese. «Purtroppo lo ho sperimentato già nelle scorse settimane con la questione della nomina del commissario. Spero che la politica non condizioni il nostro lavoro, che non è quello di risanare la sanità calabrese ma di rispondere all’emergenza Covid». E il presidente di Emergency ci tiene a rimarcare questo punto, onde evitare possibili commistioni o strumentalizzazioni dell’operato della sua associazione in regione in questa delicata fase: «Come ho già detto, non mi è mai stato chiesto di fare il commissario. Questa figura ha funzioni e competenze che io non ho e nel caso avrei dovuto mettere in piedi una squadra non solo di medici ma di manager ed avvocati».
SANITÀ PRIVATA E OSPEDALI CHIUSI «Sulla gestione italiana dell’emergenza Covid penso si sia messo a nudo il re perché si è scoperta la fragilità estrema di un sistema sanitario che è andato via via impoverendosi». Strada, come espresso più volte, ha chiaro il peso della sanità privata sul sistema pubblico: «In Calabria serve una rivoluzione. Col tempo la sanità è stata considerata una merce a pagamento per chi può permetterselo. È indispensabile tornare ad una sanità pubblica che oggi è evanescente mentre è sempre disponibile la sanità del privato a pagamento». Secondo Strada, non si deve parlare di “abolizione della sanità privata”, come qualcuno gli ha attribuito: «Il privato in sanità ha diritto di cittadinanza purché svolga il proprio ruolo coi propri soldi e non con quelli della sanità pubblica. Se una fetta consistente di soldi finisce nelle tasche del privato come profitto è chiaro che scompare dal pubblico. Non si è mai sentito che un ospedale pubblico lavori coi soldi del privato e così dev’essere la reciproca». Un impatto che nel tempo ha influito anche sul piano ospedaliero della regione, con la chiusura o il ridimensionamento di una serie di strutture che nemmeno in questo periodo sono riuscite a rivedere la luce. Tra queste, quella di Cariati, recentemente occupata da alcune realtà associative. «La decisione di riaprire un ospedale non spetta a noi e ai medici in generale. – dice Strada – Trovo umiliante che si chiudano ospedali e poi si costringano cittadini a intraprendere lunghi viaggi per curarsi». Proprio in ossequio alla sua natura, Emergency avrà «un’interazione con l’associazionismo, anche perché credo che questa situazione degli ospedali chiusi o mai aperti sia paradossale». (f.d.)

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