CATANZARO «Maledetta Calabria e maledetti calabresi. È una maledizione che ci perseguita da più di due secoli, il generale Manhes, all’inizio dell’800, era stato esplicito: “… Io vi condanno d’ora innanzi a non far più parte della società umana. Voi siete ferocissime bestie… io vi tolgo i conforti e le speranze delle legge divina e vi bandisco fuori della legge umana”. E infatti le sue civilissime truppe, con tanto di divisa e in nome della “legge”, furono autorizzate a stuprare le donne, uccidere i bambini, sgozzare i sacerdoti sull’Altare, incendiare le case e decapitare con accetta e mannaia migliaia di calabresi». La citazione aiuta Ilario Ammendolia, ex sindaco di Caulonia, a commentare la fase sul Riformista. E la fase è quella in cui dei calabresi – tra la sanità in crisi e la perenne ombra della ‘ndrangheta – si «proiettano le immagini d’un popolo di criminali».
Ammendolia rievoca le questioni, «tutte cose vere» che scorrono «sulle televisioni nazionali mostrando la Calabria degli ospedali cadenti, delle fatture pagate più volte, delle mani della ‘ndrangheta sulla sanità, dei funzionari corrotti, dei politici incapaci e collusi con i criminali». Il nodo della questione è «che sul banco degli imputati non ci sono coloro che avrebbero avuto il compito di vigilare sull’osservanza delle leggi e non l’hanno fatto sebbene la Calabria sia la regione più militarizzata d’Europa. E neanche le case farmaceutiche e le imprese, quasi sempre del Nord, che si sono pagati le fatture più volte». Uno specchio deformante, in cui le vittime (i calabresi) diventano soltanto colpevoli. «Tanti anni fa – commenta Ammendolia – si proiettava un film apertamente razzista, Africa Addio, dove la devastazione del continente africano non veniva attribuita agli schiavisti ed ai colonizzatori ma alle barbare popolazioni indigene. “Calabria Addio”?. Ancora una volta ci mettono le mani addosso… e almeno ci fossero i briganti (che non erano mafiosi)».
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