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La ferocia della Sibaritide. L'agguato a Gaetani nella scia infinita di omicidi

I colpi di pistola esplosi nella scorsa notte hanno messo fine alla vita dell’autista del boss Portoraro. E’ la seconda vittima eccellente in questo 2020. Prima di lui a giugno venne ucciso Frances…

Pubblicato il: 03/12/2020 – 14:48
La ferocia della Sibaritide. L'agguato a Gaetani nella scia infinita di omicidi

COSENZA E’ lunga la scia di sangue che bagna i comuni della Sibaritide. Giuseppe Gaetani è solo l’ultimo in ordine di tempo. Delitti che si consumano a colpi d’arma da fuoco ma che rimangono nel fascicolo dei casi irrisolti nonostante l’impegno profuso dalle forze dell’ordine e dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Finiscono dritti sulla scrivania del procuratore Nicola Gratteri gli atti d’indagine, le infiltrazioni ‘ndranghetistiche della fascia ionica del Cosentino non lasciano margine d’operazione alla procura ordinaria di Castrovillari. Un collegamento con uno dei clan reggenti si trova sempre. Delitti d’onore e bocche di boss così come quelle dei sodali cucite. Il sangue si lava con il sangue. Giovanni Gaetani è stato ucciso da una raffica di proiettili esplosi da una calibro 9. Aveva appena parcheggiato la macchina vicino al viale che congiunge la strada con la sua abitazione di Pantano Rotondo. La mano del killer, in base alle prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri del Norm guidati dal tenente colonnello Giacomo Giovinazzo, potrebbe essere uscita da un’autovettura che stava pedinando la vittima già da diversi metri. Il boato dei proiettili ha squarciato il silenzio freddo della notte di dicembre. Vicini e familiari hanno immediatamente chiamato i sanitari del 118 che hanno provato a mantenere in vita Giuseppe Gaetani che però è deceduto mentre veniva trasportato d’urgenza all’ospedale civile di Cosenza. A meno di 24 ore dall’omicidio il movente rimane ancora avvolto dal mistero. Non è chiaro se si tratti di una vendetta, o di un vecchio regolamento di conti. Gli investigatori stanno scandagliano la vita privata di Gaetani, di sicuro è che il 50enne originario di Cassano allo Ionio era noto alle forze dell ordine per alcuni precedenti. Non ci sono sono le macchie sulla fedina penale, Gaetani è ritenuto molto vicino al defunto boss Leonardo Portoraro. Ne è stato autista. Portoraro è stato ucciso nel giugno del 2018 a Villa Piana ed era ritenuto uno degli elementi di spicco della criminalità locale del versante ionico in provincia di Cosenza. Era considerato quasi un “ministro dei lavori pubblici” ed il perché è facilmente intuibile se si considerano gli investimenti fatti in tutti questi anni sia per la realizzazione che per l’ammodernamento dei lotti della strada statale 106. Un criminale potente (qui ne tracciamo un profilo) di cui ancora non si conosce l’identità dell’autore che lo ha freddato così come il mandante e il movente. Il mistero investe tutti i delitti eccellenti che si registrano nei comuni della piana di Sibari. Così è successo anche con Francesco Elia. Lo scorso mese di giugno una trentina di colpi di kalashinkov hanno messo fine alla sua vita e compromesso quella di un altro ragazzo che viaggiava con lui in macchina. Entrambi stavano raggiungendo l’azienda agricola per iniziare una nuova giornata di lavoro. L’intervento degli assassini ha pero stravolto non solo la loro esistenza ma anche quella dei loro familiari. Francesco Elia ha fatto la stessa fine del padre, Alfredo Elia. Entrambi sono morti ammazzati. E le loro esistenze si intrecciano con quelle di “Narduzzu” Portoraro. E’ il 22 marzo del 1992 quando gli agenti della polizia stradale all’interno di Bmw ferma in corrispondenza del muro di protezione di un ponte trovano il cadavere di Alfredo Elia e poco distante dalla macchina, quello di Leonardo Schifini. Entrambi sono stati raggiunti da colpi di fucile e di pistola. La macchina crivellata dai bossoli è l’ennesima annotazione messa nero su bianco dagli investigatori nel corso di una stagione sanguinosa iniziata agli albori degli anni novanta e che non sembra essere finita. Anni di indagine, verbali fiume dei primi collaboratori di giustizia come Franco Pino e le intercettazioni telefoniche diedero lo spunto investigativo per inchieste antimafia come “Galassia”. È in quel procedimento che si identifica Leonardo Portoraro come possibile responsabile di quel duplice omicidio. “Narduzzu”, così lo conoscevano, era uomo fidato del boss Giuseppe Cirillo. Per quel duplice omicidio ha scontato 9 anni di carcere, poi le accuse sono cadute.  Con l’agguato al suo ex autista si allunga la lista di persone morte in quel fazzoletto di terra di Calabria che oltre alle eccellenze agrumicole è nota anche per uno dei metodi ‘ndranghetistici più feroci di tutta la regione.

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