COSENZA Nella provincia di Cosenza è caos tamponi. I centri di Rossano e Cetraro avrebbero dovuto rappresentare le soluzioni all’emergenza per sgravare il laboratorio di virologia e microbiologia dell’Azienda ospedaliera, che ad oggi rimane l’unico attivo sia per registrare che per processare i tamponi. Le causa sono molteplici e si traducono nella crescente difficoltà di tracciamento dei casi che non permette di tenere sotto controllo l’andamento della pandemia da Covid-19.
Della delicata situazione vissuta nella provincia e più in generale in regione, parla, in collegamento con gli studi Rai, il dottor Robert Tenuta, dirigente Anaao direzione sanitaria Calabria, e responsabile del laboratorio di virologia e microbiologia dell’Ao di Cosenza.
PROBLEMI DI TRACCIAMENTO «È importantissimo – dice Tenuta – che i laboratori funzionino perché così si permette una diagnosi più veloce dell’agente patologico e si riesce a identificare e isolare i soggetti positivi avviando poi la procedura di “contact tracing”». Circostanza che, per quanto importante, fin dall’inizio della pandemia non si verifica, stante l’inoperatività dei laboratori ancillari rispetto a quello dell’azienda ospedaliera. «Dallo scorso 21 febbraio siamo l’unico laboratorio attivo e facciamo turni massacranti fino a 18 ore al giorno». Questo anche perché, altri laboratori, come ad esempio quello di Rossano, dopo solo pochi giorni di operatività hanno sospeso l’attività, stando alle notizie degli scorsi giorni, a fronte della richiesta contemporanea di 4 tecnici di mettersi in malattia. «Noi stando in laboratorio tante ore al giorno apprendiamo queste informazioni da fuori. – dice Tenuta – Ogni mattina arriva la “task force” dell’Asp che ci porta i tamponi e le relative schede e ci sono stati giorni in cui siamo arrivati a processarne anche 750 dando una risposta tra le 18 e le 36 ore nonostante la carenza di personale. Mentre a Catanzaro è stato assunto personale, da noi questo non è avvenuto. Il fatto che a Rossano si sia bloccata l’attività non aiuta, ma ci auguriamo che presto potremo suddividere il lavoro». L’auspicio è che in questo senso, le forze messe a disposizione in provincia possano dare il loro contributo: «Anche l’ospedale militare ci darà una mano. Da noi arrivano i tamponi con una scheda di accompagnamento del paziente e noi riusciamo a dare risposta entro 18-36 ore. Noi possiamo rispondere per quelli che processiamo noi».
LE MANCANZE DELL’ASP All’attuale situazione si sarebbe arrivati, secondo Robert Tenuta, anche perché rispetto alla prima ondata, «l’Asp ha sottovalutato il problema. Si sapeva di questa seconda ondata – aggiunge – e noi eravamo preparati. Ma mentre durante la prima siamo riusciti con tanti sforzi ad andare avanti perché esisteva solo il Covid, ora ci sono anche le altre patologie e dobbiamo dividere la diagnostica. Anche per questo speravamo aprisse in provincia un nuovo laboratorio». Inoltre, sottolinea Tenuta, che il ritardo nelle certificazioni e comunicazioni dei risultati dei tamponi non è motivo ascrivibile al suo laboratorio. «Dal momento in cui arriva il tampone nel reparto, il referto arriva entro le 36 ore. Noi – sottolinea – dobbiamo anche registrare i tamponi e solo dopo possiamo processarli. Dacché ci vengono consegnati dall’Asp in mattinata, già in serata refertiamo i negativi e sempre l’Asp viene poi a ritirare i referti. Sta poi all’Asp preparare il report e mandarlo in Regione per comunicare i positivi e gli esiti ai pazienti».
L’onere della registrazione è un surplus che il laboratorio aveva provato ad evitarsi chiedendo «all’Asp di registrare i tamponi da loro, ma forse è stato per loro difficile. Inoltre – aggiunge – avevamo due amministrativi che a gennaio sono stati licenziati per cui la registrazione la dobbiamo fare noi medici, biologi, tecnici e infermieri». L’Asp, conferma Tenuta, «non ha voluto fornire personale amministrativo per la registrazione dei tamponi» aggravando così le mansioni del laboratorio. «So che qualche collega aveva offerto la sua disponibilità ma non ha avuto risposta. Io ho saputo dalla dottoressa Greco (dirigente facente funzioni, ndr) che da diversi mesi l’Unical aveva dato la disponibilità per darci una mano, ma non credo siano partiti ancora».
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