CATANZARO Il Partito Democratico pone le basi della strategia in vista delle prossime regionali di febbraio. Lo fa attraverso l’incontro organizzato per venerdì 4 dicembre presso l’Hotel Marechiaro di Gizzeria dove, il commissario Stefano Graziano, chiama a raccolta i principali attori dem sul territorio regionale tra cui l’onorevole Antonio Viscomi, il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, i segretari provinciali e i consiglieri regionali.
Tutti presenti, o quasi. La lista conta infatti un’esclusa eccellente: l’onorevole Enza Bruno Bossio, che alla redazione del Corriere della Calabria ha raccontato i motivi di questa scelta e posto le basi per il prosieguo della sua attività all’interno del partito e per quello che dovrebbe essere il ruolo del Pd alle regionali, onde evitare di ricadere negli errori passati.
«Nonostante l’ indiscutibile senso di responsabilità, con il quale in questi mesi ho affrontato il mio ruolo di parlamentare, – rimarca subito Bruno Bossio – i commissari nominati da Roma, hanno quotidianamente omesso la mia esistenza. Ho appreso con sconcerto che ancora una volta il commissario regionale del Pd, Stefano Graziano, ha deciso di convocare per oggi la prima riunione ufficiale preparatoria alle imminenti elezioni regionali, invitando tutte le rappresentanze istituzionali, tranne la sottoscritta».
La mancata convocazione da parte del commissario risulta dunque del tutto inaspettata o è figlia di un raffreddamento dei rapporti nel partito che ha un’origine ben più lontana rispetto ad oggi?
«Devo dire che non è una novità. È dalle elezioni regionali del 26 gennaio, dove la mortificazione del gruppo dirigente regionale del Pd e l’esclusione di Oliverio da candidato a presidente hanno portato alla inevitabile sconfitta elettorale, che nonostante il pieno impegno a sostegno di una lista che ha fatto registrare il 7% di consensi allo schieramento del centrosinistra si reitera la volontà di escludere non solo me ma anche tutti coloro che hanno dissentito sul metodo e sul merito con cui si è voluto affrontare le ultime elezioni regionali. Ho persino scritto, per denunciare questo comportamento persecutorio, una lettera riservata al segretario Zingaretti, considerato che vengo regolarmente invitata alle riunioni della direzione nazionale del partito, di cui mi onoro di essere una tra i più presenti ed attivi componenti, ma non posso fare politica in Calabria con il mio Partito. Sono stata persino costretta – aggiunge – a comunicare al segretario di subordinare il versamento della quota di contribuzione mensile, che come parlamentare ho da sempre regolarmente versato al partito, alla risoluzione di tale problema. Zingaretti non ha mai risposto alla mia missiva e, così, l’atteggiamento discriminatorio è continuato».
Il protrarsi di questa sorta di “guerra fredda” potrebbe portare alla definitiva rottura col Partito Democratico? Perlomeno a livello locale, anche in vista delle regionali?
«Ancora oggi si antepone l’ostracismo nei confronti miei e di tutti i dirigenti politici che hanno dissentito verso le scelte elettorali disastrose dei mesi scorsi, all’esigenza unitaria necessaria per poter competere alle prossime elezioni regionali. Mai come in questo momento, invece è richiesta una responsabilità collettiva unitaria, per rendere credibile ed affermare un progetto di governo capace di vincere le elezioni al fine di governare bene la Calabria e non insistere in atteggiamenti divisivi. Una responsabilità collettiva unitaria ovviamente richiede che tutti ci si lasci alle spalle rancori o sentimenti di rivalsa. Per quanto mi riguarda io sono pronta. È richiesta però reciprocità di comportamento, anche nella diversità delle posizioni».
(redazione@corrierecal.it)
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