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Il «sistema perverso» dei Bagnato: minacce e falsi testamenti per prendersi i terreni – VIDEO

A Roccabernarda la proprietà privata fino al 2017 è stata un optional. Danneggiamenti, botte, falsi testamenti erano le vessazioni alle quali i proprietari dovevano sottostare da parte della cosca …

Pubblicato il: 05/12/2020 – 10:50
Il «sistema perverso» dei Bagnato: minacce e falsi testamenti per prendersi i terreni – VIDEO

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Si impossessavano dei terreni altrui con le minacce e le botte. Con con condotte minatorie, facendo leva sulla caratura criminale di Antonio Santo Bagnato, riuscivano ad appropriarsi di terreni grazie a falsi testamenti. Avevano la tracotanza di occupare terreni altrui chiudendoli con una recinzione e facendovi pascolare il proprio bestiame. E se il vero proprietario osava ribellarsi e andare dai carabinieri (unico caso in un clima di generale paura e assoggettamento) lo pedinavano fino in caserma, e gli bruciavano 103 piante d’ulivo come avvertimento a più gravi ripercussioni contro la sua incolumità. Si facevano nominare eredi di beni, che appartenevano ad altri, per acquisire terreni grazie a falsi testamenti olografi. Mettevano in atto danneggiamenti alle proprietà o alle vetture di chi osava chiedere la restituzione dei terreni. Dal 2005 al 2017 sul territorio di Roccabernarda la proprietà privata è stata un optional.
Sono in tutto otto gli indagati nell’operazione “Capitastrum” le cui indagini sono state condotte dalla sezione di polizia giudiziaria dell’Aliquota carabinieri di Catanzaro, comandata dal maggiore Gerardo Lardieri. Due sono destinatari di custodia cautelare in carcere: Antonio Santo Bagnato, 53 anni e Giuseppe Bagnato, 33 anni. Una è ai domiciliari: Stefania Aprignano, 39 anni. Gli altri sono indagati a piede libero: Giuseppe Bagnato, 80 anni; Domenico Colao, 38 anni; Domenico Iaquinta, 38 anni (collaboratore di giustizia); Domenica Le Rose, 63 anni; Michele Marrazzo, 36 anni. Devono rispondere, a vario titolo, di estorsione, tentata estorsione, danneggiamento, invasione di terreni o edifici, trasferimento fraudolento di valori, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, falsità materiale commessa dal privato. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Gli indagati sono tutti di Roccabernarda, paese del Crotonese nel quale opera la cosca Bagnato, la cui pervasività sul territorio è venuta fuori grazie all’operazione “Trigarium”, nel 2018, attraverso la quale è stato svelato il ruolo criminale di primo piano di Antonio Santo Bagnato. Così facendo Bagnato e la moglie, Stefania Aprignano, nel 2013 avevano già accumulato un patrimonio costituito da 78 immobili, nonostante un reddito familiare molto esiguo. Terreni la cui titolarità Antonio Santo Bagnato attribuiva alla moglie in modo da aggirare le disposizioni su eventuali misure patrimoniali. Senza contare che dal 2002 al 2018 Bagnato non ha mai presentato dichiarazione dei redditi dichiarando solo un’esigua percezione di erogazioni Inpa solo negli anni 2012 e 2013.
Irrisori erano, poi, i prezzi ai quali i Bagnato riuscivano ad accaparrarsi terreni e uliveti grazie al potere di intimidazione che la figura del capo cosca suscitava e ad atti intimidatori e danneggiamenti.


«SISTEMA PERVERSO» Per accaparrarsi terreni non suoi, il gruppo aveva ingegnato quello che il gip Antonio Battaglia non ha esitato a definire un «sistema perverso» secondo il quale, nonostante in alcuni casi i terreni fossero stati acquistati mediante scritture private mai autenticate e mai registrate, frutto in diversi casi di pressioni ed intimidazioni nei confronti dei proprietari, il meccanismo utilizzato per l’acquisizione dei terreni era quello dei falsi testamenti firmati da parenti morti da tempo. In altri casi si è fatto ricorso al meccanismo della donazione, sempre da parte di parenti che negli atti dichiaravano di avere acquisito per usucapione gli immobili lasciati in eredità. Ma le indagini grafologiche hanno messo in evidenza la falsità di atti e testamenti, tutti risultati apocrifi. Un dato emerge: la «sottomissione degli abitanti del territorio» che ha consentito a Bagnato e al suo gruppo di impossessarsi dei terreni «secondo una consolidata metodologia – scrive il gip – che prevedeva dapprima gli approcci anche violenti ed intimidatori con i proprietari dei terreni e, successivamente, i passaggi burocratici effettuati mediante falsi testamenti o false dichiarazioni di usucapione contenute in atti di donazione».
I FORESTALI COSTRETTI A LAVORARE PER BAGNATO A dare man forte alle indagini dei carabinieri della polizia giudiziaria sono state anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta che in alcuni casi ha assistito personalmente alle «legnate» che Antonio Bagnato ha inflitto a una sua vittima che resisteva nel cedere i terreni. «Ho assistito personalmente – afferma Iaquinta – a scene nelle quali Bagnato pretendeva la cessione di terreni e menava le mani nei confronti del P.… So che il P… aveva terreni presi dalla Chiesa oltre ad altri terreni di proprietà di S.M. a Filettino. Aggiungo che tutti i terreni vicini a quelli della Chiesa in uso a P… sono stati acquisiti da Bagnato. Dico anche che vi erano terreni dell’Opera Sila che gli assegnatari non poterono riscattare perché Bagnato glielo impedì. Alla fine se li prese lui».
Tutti a Roccabernarda sapevano chi era Antonio Santo Bagnato, l’uomo, come emergerà in Trigarium, che ha preso il potere con la violenza e il sangue ai rivali Castiglione.
Iaquinta racconta che a recintare i terreni per Bagnato ci si mettevano tutti «anche operai forestali del consorzio di bonifica che erano costretti a lavorare per lui». Al caposquadra del consorzio venne addirittura incendiato un autocarro.
IL NOTAIO Agli inquirenti non è sfuggito il fatto che ogni atto illecito sia stato stipulato davanti allo stesso notaio, A.P. (non indagato in questo procedimento). Non sono, dunque, mancate le domande su tale punto al collaboratore Iaquinta il quale racconta che Bagnato gli diceva che tale notaio era «a una persona amica e che faceva tutto quello che gli diceva». «Non so dire – aggiunge Iaquinta – se il notaio abbia mai pubblicato testamenti e in caso affermativo se gli stessi fossero falsi. Non ricordo di avere mai visto la consegna di documenti alla presenza del notaio nelle occasioni in cui avevo preso parte al rogito di un atto. Quel che è certo è che si affermava falsamente che i terreni erano stati usucapiti, mentre in realtà erano stati sottratti ad altre persone, anche attraverso mezzi estorsivi». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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