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In una casa di famiglia con tutti i comfort e 2mila euro. Così i carabinieri hanno sorpreso il latitante Pugliese – VIDEO

I dettagli del blitz che ha portato all’arresto di uno degli esponenti della ‘ndrina dei Cassarola, sfuggito alla maxi operazione Rinascita Scott. Gratteri: «La latitanza è esternazione di potere. …

Pubblicato il: 05/12/2020 – 12:17
In una casa di famiglia con tutti i comfort e 2mila euro. Così i carabinieri hanno sorpreso il latitante Pugliese – VIDEO


di Alessia Truzzolillo
VIBO VALENTIA
I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e dello Squadrone cacciatori hanno sorpreso Rosario Pugliese alle quattro del mattino in una palazzina di Vibo Marina intestata a dei familiari. Era solo, non aveva armi con sé e nemmeno un cellulare (precauzione d’obbligo per non essere rintracciato) e non ha proferito verbo quando si è trovato davanti i militari. Aveva, nella sua disponibilità, 2000 euro. Il latitante, destinatario di un mandato di cattura in seno al procedimento “Rinascita-Scott” si era dato alla macchia dal 19 dicembre scorso, quando, quasi un anno fa, è scattata la maxi operazione contro le cosche del Vibonese. Come ha raccontato il capitano Alessandro Bui, comandante della prima sezione del Nucleo investigativo di Vibo, l’appartamento nel quale Pugliese è stato ritrovato era ben rifornito di cibo e dotato di tutti comfort, segno della presenza quotidiana di una rete di fiancheggiatori che supportava la latitanza di Pugliese. Ed è stato proprio seguendo la rete familiare e relazionale dell’uomo che i militari hanno trovato il suo nascondiglio. Una rete di favoreggiatori che adesso andrà ricostruita. Intanto questa mattina i familiari, dopo la cattura, hanno atteso l’arrivo di Pugliese nella caserma di Vibo rivolgendo un applauso nei confronti dell’esponente della ‘ndrina dei Cassarola, esternazione del potere mafioso dei Fortuna.

LA PERICOLOSITÀ DEI LATITANTI Quella della cattura di Rosario Pugliese è «una importante notizia che arriva il giorno dopo il decreto che dispone il giudizio da parte del gup dell’udienza preliminare di Rinascita che ha portato a 91 abbreviati e il rinvio a giudizio per tutti gli altri imputati», ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri il quale ha sottolineato la pericolosità dei latitanti «perché soggetti fuori controllo capaci di vessazioni pur di ottenere protezione. Perché la latitanza è un’esternazione di potere». «Non è concepibile – ha aggiunto Gratteri – che sul nostro territorio vi siano latitanti promotori dell’associazione mafiosa».
A rendere possibile la cattura di Pugliese, ha spiegato il colonnello della provinciale di Vibo, Bruno Capece sono stati gli uomini del comando provinciale, i militari del Squadrone cacciatori e dell’ottavo elinucleo, oltre al Ros di Vibo e a quello centrale.
«Oggi – ha aggiunto Capece – festeggiamo anche l’aumento della compagine dei magistrati della Dda destinati a coordinare le indagini su Vibo». Oltre ad Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso da oggi ci sarà anche Andrea Buzzelli.
L’INAUGURAZIONE DELL’AULA BUNKER Gratteri è arrivato alla conferenza stampa indossando una tuta nera con strisce arancione. “Ero a Lamezia per la costruenda aula bunker che sarà terminata il 15 dicembre. L’aula bunker verrà inaugurata il 15 dicembre proprio per celebrare il processo Rinascita Scott. Mi ha chiamato il colonnello dei carabinieri Capece per darmi questa bellissima notizia e non potevo mancare». Riguardo al processo, il magistrato ha sottolineato come il processo che inizierà a gennaio «è sì un processo importante, ma è uno dei tantissimi che ho fatto nel corso di più di 30 anni di carriera; lo definisco una pietra angolare, che è una pietra particolare rispetto ad un muro, ma non deve essere trasformato nel processo dei processi. Ricordo tra Catanzaro e Reggio procedimenti penali altrettanto importanti; d’altronde non è il numero degli imputati che rende tale una indagine, ma è la qualità, il livello probatorio ed altro. Certamente “Rinascita-Scott” è un processo importante perché abbiamo avuto l’idea, l’intuizione di pensare ad un concetto di unitarietà della ‘ndrangheta e che proprio nella provincia di Vibo fosse possibile parlare di struttura mafiosa verticistica in cui c’era una famiglia dominante con altre famiglie satelliti». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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