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«Una regione disgraziata che può riscattarsi»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 06/12/2020 – 9:22
«Una regione disgraziata che può riscattarsi»

L’immagine della Calabria offerta al Paese è quella di una regione disgraziata, in preda alla ‘ndrangheta, spopolata di giovani, con una burocrazia che (ahinoi!) si offre all’opinione pubblica come se fosse sempre in attesa di essere corrotta, con una sanità irrimediabile che nessun commissario ad acta è riuscita quantomeno a riparare, nonostante operatori sanitari spesso di eccellenza offerti al mondo intero.
L’immagine della Calabria che tutti noi calabresi abbiamo è, invece, quella di una regione sofferente, costretta a leccarsi le ferite inflitte, con continuità e crudeltà, da una politica che l’ha venduta. Offesa e intimidita a tal punto da non avere più fiato per difendersi dalla costante ignominia e dal gratuito disprezzo televisivo. Impaurita persino dall’offrire al mercato la propria bellezza naturale e dal competere per risalire dal fondo della scala dell’indecenza, cui la storia più recente l’ha ricondotta.
A ben vedere, due immagini che dimostrano tutto e il contrario di tutto. Il male e il bene che si contrappongono tribolando l’esistenza dei calabresi, con un Paese che ci giudica e pregiudica.
Il Covid 19 ha di recente, fatto il resto. L’ha resa come una vittima immobile di fronte al proprio carnefice, con la speranza che lo stesso non avesse eccessivamente infierito per pietà. Un po’ quello che è successo nel 2020 nonostante una organizzazione da quasi nulla, ove siamo in tantissimi a ringraziare, in un misto di sana laicità e religiosità, un destino favorevole e il buon Santo di Paola, arcigno ma buon protettore della sua terra.
Una considerazione che appare un bollettino di guerra che avrebbe portato chiunque alla disperazione. La Calabria e i calabresi no. Hanno radici ben impiantate e un dna forte, favorevoli per affrontare la risalita.
Due le prove nella quali dovranno essere i muscoli e il fiato a recitare il ruolo dei comprimari.
Una prova elettorale decisiva
Il presidente Spirlì ha fissato la data delle elezioni regionali che si terranno il prossimo 14 febbraio (dicunt). Un san Valentino che siamo in molti – prescindendo dalla storia politica di ciascuno – a dedicare alla scomparsa di Jole Santelli, di certo innamorata della propria terra tanto da riuscire a darle tutto ciò che le rimaneva.
La speranza è che l’offerta politica sia tale da assicurare la ripresa. Meglio, che sia capace di affrontare e risolvere i problemi da decenni irrisolti, che hanno incatenato la Calabria alle colonne dell’incompetenza, dell’incoscienza, della inconsapevolezza e dell’illegalità. Occorre che l’esito elettorale sia tale da affidare la Regione a chi sappia rompere le anzidette catene, tagliare i ponti con il malaffare che invade larghi ambiti nella PA a lordo di alcune partecipate, proiettare la Calabria nella transizione green e del digitale. Insomma, che sia capace di assicurare ai calabresi il godimento dei diritti che altrove rappresentano la normalità.
Fosse che fosse la volta buona
L’altra sfida è la sanità, affidata finalmente ad un nuovo commissario ad acta, dopo 13 anni di commissariamento inutili.
Guido Nicolò Longo è apparso da subito un uomo concreto, votato per storia personale ad affrontare e risolvere anche grandi problemi. Di sicuro, a mettersi di trasverso, rischiando di proprio, alla ‘ndrangheta. Saprà, ce lo auguriamo tutti, mettere insieme i cocci di una «Calabria della non salute» lasciati in eredità dai suoi predecessori, forte del contributo di un Dipartimento regionale affidato, da ultimo, a saperi tecnici riconosciuti e consolidati. Di certo, il commissario ad acta avrà modo di proporre e preporre alle Asp e alle Ao dei gestori finalmente capaci di fare il loro dovere nonché di predisporre (finalmente) strumenti di programmazione che siano davvero tali. Da qui, potrebbe iniziare il nostro riscatto. Impegniamoci tutti!

*docente Unical

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