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«Abolire le Regioni per superare le disparità»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 07/12/2020 – 10:51
«Abolire le Regioni per superare le disparità»

Il coronavirus ha rimarcato le differenze esistenti tra le Regioni, ma è andato anche oltre, là dove si era dovuto fermare l’uomo costretto da quell’articolo cinque della Costituzione che vuole la Repubblica una e indivisibile. Al Nord, infatti, si continua a sperare in un’autonomia che si vorrebbe sempre più larga, che conceda la libertà di spostarsi come e quando si vuole anche in tempi di pandemia; di frequentare i luoghi della movida, di recarsi al bar e in discoteca. A non tenere conto insomma di nulla, dei divieti di assembramenti, men che meno della stessa pandemia nonostante gli effetti che continua a produrre. Insomma il segnale che proviene dal profondo Nord è chiaro: niente ristrettezze e niente rinunzie. Tutto questo ha un nome e si chiama irresponsabilità presente purtroppo in quelle fasce di popolazione che continuano a ritenere che la disponibilità economica consente loro di poter fare come ritengono.
Un tempo, quando lo Stato interveniva e impartiva le disposizioni comportamentali, la risposta era unanime. Oggi persino i divieti fatti per isolare una grave epidemia sono considerati alla stregua di un pretesto, nonostante la dimostrazione che il “Covid 19”, per la gravità delle sue infezioni, non soltanto si rafforza, ma è in grado di decimare un gran numero di vite. Ci si dimentica che la causa più acuta di una pandemia, è determinata proprio dal tenore di vita che ha creato anche le condizioni che hanno provocato il “frazionamento” del Paese che affonda le radici in epoca remota, sicuramente a prima della comparsa del Covid. Differenze che ancora oggi denunziano discriminazioni sostanziali nelle popolazioni, tra quelle che possono disporre di una economia ricca e quelle che, invece, sono costrette a mantenersi nei canoni di una vita morigerata.
Sono le due facce della stessa medaglia; i risultati della cosiddetta “autonomia differenziata” che ha avuto il potere non solo di rafforzare non solo le caste ma, fatto gravissimo, di rendere incomunicabili tra loro gli italiani. La speranza è che il Paese non si indebolisca nella sua unità politica rischiando fratture che possono esorcizzare la “parcellizzazione” del territorio. Ma se la Sanità è lo specchio delle popolazioni, è facile comprendere la direzione verso cui si avvia il Paese.
Le regole sull’ autonomia extra Costituzione, non lasciano spazio a interpretazioni. Non offrono, per così dire, il destro a quelle regioni economicamente in salute che ritengono di assumere comportamenti spesso di puro sapore egoistico. Il problema è che anche l’egoismo tira brutti scherzi e incide negativamente anche sulla memoria. Quelle regioni hanno bisogno di ricordare che l’Italia è una e che si estende dalle Alpi alla Sicilia; percorso lungo il quale c’è di tutto, comprese realtà che hanno bisogno di risorse per poter far fronte alle difficoltà e per potersi sviluppare. Ma in questo particolare momento le priorità sono tutte per la Sanità e la Scuola.
Poi si vedrà! Non bisogna, però, sottovalutare il fatto che, se si continua a sottovalutare la realtà, il problema può essere pericoloso anche per la tenuta democratica del Paese. Oggi più che mai è indispensabile far ricorso ai freni inibitori delle popolazioni sia del Centro che del Sud perché, se dovessero cedere, l’incognita potrebbe riguardare anche una messa in mora del sistema che continua a permettere le “diverse italie”, alcune sensibilmente frustrate. Bisognerebbe prendere atto che non sono le leggi che mancano, ma che a fare acqua sono i criteri attuativi che, nel Mezzogiorno, non danno alla popolazione sufficienti certezze che le siano garantiti gli stessi diritti. La pandemia da coronavirus, oltre a mietere vite, ha fatto emergere le diversità: infatti mentre nelle regioni del Nord il numero dei morti è proporzionato alla quantità di persone infettate, al Sud le cause dei decessi continua ad essere dovuta alle carenze strutturali degli ospedali, tra cui la mancanza di posti letto e di attrezzature.
Il Governo si ostina a definire “virtuose” le strategie usate per contrastare il Covid-19, è questo è un bene condiviso; tralascia, invece, di considerare le deficienze relative alla parcellizzazione del territorio nazionale: al Nord prevale la difesa dell’economia anche nel rapporto con la remunerazione da lavoro dipendente; Al Sud, invece, dove il sistema è profondamente imperniato sull’ “arte di arrangiarsi”, non ci sono neppure gli ospedali efficienti.
Come si fa, dunque, a parlare di Paese unito? Intanto c’è da dire che sembra di vivere nel passato remoto, al tempo dei Comuni quando l’economia era proporzionata alla fedeltà verso il regnante e alla possibilità di pagare i tributi. Oggi che si sbandiera la Sanità come un diritto uguale per tutti, le condizioni al Sud continuano a fare acqua.
Le disuguaglianze condizionano il Paese ed esasperano le persone. E questa non è ideologia politica! È la vita! L’oggetto che grida vendetta è la salute che non può essere considerata un privilegio per alcuni, e per altri l’anticamera della morte; un diritto per il Nord e una speranza per il Sud! Bisogna che si prenda atto che le condizioni sanitarie al di sotto del 38^ parallelo sono spesso da terzo mondo: posti letto insufficienti, ma anche carenza di personale sanitario, di infermieri e di operatori socio sanitari.
Ad una tale realtà si risponde citando l’articolo cinque della Costituzione: la Repubblica è una e indivisibile! Ma quando si discute dei costi, è opportuno valutare anche gli effetti del decentramento: dove c’è il “federalismo”, a parità di servizi forniti al cittadino, il costo pro capite è molto più alto rispetto a quello delle regioni dove il decentramento è da ritenere incompiuto. I calcoli sono dell’ISAE. Le cinque regioni autonome spendono in media 3.431 euro per ciascun residente. Le altre quindici, a Statuto ordinario, invece, possono spenderne 1.970 euro ciascuna. Pur comprendendo la singolarità della proposta: perché invece di abolire le Province, non si pensa di abolire le Regioni così come sono state pensate visto che a mantenerle costa un botto? Si potrebbe pensare di dividere il territorio in poche macroregioni. Sarebbe un atto di misericordia verso gli italiani.
*giornalista

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