REGGIO CALABRIA Proseguono controlli e indagini da parte dei Carabinieri, a Reggio Calabria, finalizzati a garantire il corretto andamento del mondo del lavoro in tutta la sua filiera.
Riscontri documentali condotti a largo spettro, con il concorso dei Reparti Speciali dell’Arma, per arginare l’indebita fruizione degli aiuti messi a disposizioni dalle politiche governative a sostegno del reddito così come attività sul campo per debellare lo sfruttamento delle attività di manodopera, illecito particolarmente odioso soprattutto in questo momento di forte disagio sociale. Un impegno incessante, a tutela dei presidi lavorativi, da sempre nel comune sentire del Carabiniere.
L’Arma reggina, in queste ultime settimane, attraverso l’opera imprescindibile delle Stazioni carabinieri, primi sensori sul territorio, ha lavorato su tre direttrici.
A Gioia Tauro e Rosarno, sono state denunciate 50 persone per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Gran parte di loro, familiari diretti di elementi di spicco della cosca di ‘ndrangheta Bellocco – Pesce di Rosarno. Tra questi non solo soggetti già condannati per associazione a delinquere di tipo mafioso e figure apicali della ‘ndrangheta, ma anche donne che, intenzionalmente, avevano omesso di segnalare agli enti competenti all’erogazione del reddito di cittadinanza la presenza all’interno del proprio nucleo familiare di soggetti detenuti.
Ad Africo, Bianco, Brancaleone, Bruzzano, Caraffa del Bianco, Casignana, Ferruzzano, Palizzi, Samo, San Luca, Sant’Agata del Bianco e Staiti, sono state deferite 135 persone, per aver presentato ai Comuni domande in cui hanno attestato falsamente di possedere i requisiti previsti, al fine di ottenere indebitamente i buoni alimentari (il cui valore, per ogni soggetto, in media oscilla tra gli 80 e i 200 euro). Un terzo degli odierni indagati risulta avere legami di parentela con soggetti appartenenti a ‘ndrine o a famiglie di interesse operativo.
A San Ferdinando, è stata controllata un’azienda agricola dove sono state riscontrate irregolarità e un’assunzione in nero, in continuità con l’operazione Euno del gennaio 2020.
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