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«Asservito alle imprese dei clan», condannato a 13 anni il maresciallo Greco

L’ex comandante della Stazione forestale di Cava di Melis è stato condannato per concorso esterno e altri reati satelliti. Secondo la Dda di Catanzaro ha favorito un cartello di imprese dedite al t…

Pubblicato il: 09/12/2020 – 14:39
«Asservito alle imprese dei clan», condannato a 13 anni il maresciallo Greco

di Alessia Truzzolillo
CROTONE
Il Tribunale collegiale di Crotone, presieduto da Marco Bilotta, ha condannato a 13 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (riqualificando il precedente capo di associazione mafiosa), favoreggiamento, rivelazione di segreto istruttorio e omissione d’atti d’ufficio, l’ex comandante della Stazione forestale di Cava di Melis (nel Comune di Longobucco), maresciallo Carmine Greco. L’accusa – rappresentata in aula dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo – aveva chiesto 16 anni di reclusione. Secondo l’accusa Greco, che avrebbe dovuto controllare che le attività sul taglio boschivo venissero svolte nel rispetto della legge e nel rispetto del patrimonio naturale, avrebbe, invece, favorito lo scempio di ettari di bosco da parte di ditte impastate, con gli ambienti mafiosi cirotani. Tra queste le ditte Tucci, Zampelli e Spadafora, finite nella rete dell’indagine antimafia “Stige”.
PACTUM SCELERIS Avere il monopolio delle imprese boschive era lo scopo di tali imprese che agivano con fare prevaricatorio nei confronti degli altri imprenditori e della stessa legge.
Grazie all’appoggio del maresciallo, tale cartello di imprese, secondo l’accusa, poteva svolgere attività illecite senza essere sottoposto a controlli. Greco, in qualità di comandante della Stazione di Cava di Melis, li avrebbe inoltre favoriti chiudendo un occhio in caso di segnalazione, intervenendo, semmai, per estromettere imprese concorrenti e effettuando attività di mediazione tra la ditta e coloro che volevano alienare un’area boschiva. Non solo.
PROLOGO Questa indagine condotta dai carabinieri del Noe appare come un prologo per future investigazioni viste anche le gravi risultanze che emergono tra le sue pieghe. Basti pensare alle parole del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio il quale racconta di di “mazzette” e quote in denaro passate ad alcuni forestali per far funzionare il sistema dei tagli e fare in modo che a lavorare fossero soltanto le imprese amiche della cosca, effettuando tagli di legname anche senza autorizzazione.
Basti pensare all’inchiesta antimafia “Imponimento”, concentrata sul territorio di Vibo Valentia, che a un certo punto incrocia i protagonisti di “Stige” quando il referente della cosca Anello, Nicola Monteleone spiega nel corso di una intercettazione: «A me il cottimista mi ha detto due parole… dice se faccio io il lavoro… venite con me portate quello che vi dico e andiamo a trovare la forestale… vedete che qua poi facciamo quello che vogliamo… (ride) che qua sono abituati così… vogliono mangiare prima». 
E Greco, in questo compromesso sistema che viene delineandosi, appare come uno dei molti ingranaggi.

RISVOLTI Un’inchiesta che non ha solo disvelato il pactum sceleris tra l’imputato e le ditte boschive ma ha portato anche all’apertura di nuovi fascicoli a Salerno, Procura competente per i reati che vedono implicati i magistrati del distretto di Catanzaro.
Le indagini dei carabinieri del Noe hanno ben presto disvelato condotte ritenute penalmente rilevanti a carico dell’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, rinviato a giudizio lo scorso 19 ottobre dal gup di Salerno (tribunale competente per i reati che riguardano i magistrati del distretto di Catanzaro) con l’accusa di falso e corruzione. Il gup di Salerno ha rinviato a giudizio, per tutti i capi loro contestati, anche il comandante della Stazione di Cava di Melis, maresciallo Carmine Greco, il poliziotto di Cosenza Vito Tignanelli, gestore di fatto della società di intercettazione Stm, la moglie di Tignanelli, Marisa Aquino, titolare della Stm, Alessandro Nota, carabiniere in servizio a Cava di Melis, e la stessa società Stm. Il processo avrà inizio il prossimo 19 gennaio. Le accuse per gli imputati riguardano diverse ipotesi di reato: il rilascio alla società di intercettazione Stm srl delle giustificazioni per le infrazioni al codice della strada; l’affidamento alla stessa società del servizio di intercettazione presso la Procura della Repubblica di Castrovillari; l’accusa di corruzione per avere conseguito quale vantaggio personale, per Facciolla, l’uso di un’utenza telefonica e la installazione di un sistema di videosorveglianza davanti alla propria abitazione; l’affidamento a terzi, con abuso della qualità, di atti processuali e dati giudiziari sensibili; vi è il reato di falso materiale ed ideologico per avere predisposto una annotazione di polizia giudiziaria concordata con il maresciallo Carmine Greco, nonché la consequenziale condotta gravemente scorretta di interferenza tenuta nei confronti dei magistrati della Dda di Catanzaro titolari dell’indagine “Stige”. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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