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"Affari d'oro", vita da nababbi con il patrimonio illecito – VIDEO

Il tribunale di Catanzaro ha disposto un sequestro di quasi due milioni di euro nei confronti di una commerciante di Paola. «Dal 1990 all’aprile del 1999 la donna ha lavorato senza partita Iva, dun…

Pubblicato il: 10/12/2020 – 12:35
"Affari d'oro", vita da nababbi con il patrimonio illecito – VIDEO

di Michele Presta
PAOLA
 Beni di lusso, agio, acquisti spropositati per un conto corrente che non segna mai la cifra dei sei zeri. «Può sembrare una banalità ma spesso la frase di vulgata “ma come fa questo a tenere questo tenore di vita se ha un lavoro normale?” aiuta a capire il senso delle indagini che compiamo» spiega il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni. E proprio da questo sono partiti i finanzieri del comando provinciale di Cosenza al servizio del colonnello Danilo Nastasi. In rassegna sono passati i movimenti finanziari di Emilia Natalino Gallo, le spese sostenute e gli introiti che si ritiene siano frutto di attività illecita. Gli accertamenti redatti dagli inquirenti hanno convinto il tribunale di Catanzaro a disporre un un sequestro preventivo di quasi 2 milioni euro al quale hanno dato esecuzione le fiamme gialle del comando di Paola. A carico della 56enne di origini paolane, pendono dei precedenti ricettazione e delle violazioni amministrative.  Dalle investigazioni eseguite è emerso, che l’imprenditrice ed i propri familiari hanno tenuto, nel tempo, un elevato tenore di vita, testimoniato dalla residenza in una sontuosa villa con piscina (parte della quale adibita ad un lussuoso B&B), dai frequenti viaggi e crociere effettuate, dall’utilizzo di autoveicoli di prestigio ed indumenti firmati, da consistenti investimenti di natura finanziaria. «Abbiamo fatto uno screening della vita finanziaria della donna ed è emerso come  ci fossero vari precedenti di polizia. In un caso la ricettazione di oro poi rinvenuti a seguito di furti in appartamento ma anche illecita commercializzazione di oro – spiega il Colonnello Danilo Nastasi -». La donna, destinataria del provvedimento era una commerciate di preziosi. «Il tutto era corroborato da un tenore di vita sproporzionato rispetto alle entrate che siamo stati in grado di accertare. Abbiamo utilizzato un software di investigazione denominato “Molecola” che ha permesso di individuare le entrate e uscita di natura finanziaria sul conto corrente della donna» ha spiegato l’ufficiale nel corso di una conferenza stampa che si è svolta da remoto. «Ci siamo concentrati sul profilo soggettivo della donna, a carico della quale c’erano i precedenti, abbiamo ricostruito tutti gli elementi utili alla nostra indagine e ci siamo accorti che il profilo rientrava in quello di soggetto socialmente pericoloso per come tratteggiato dal legislatore».


SENZA DICHIARARE REDDITO  L’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla procura della Repubblica di Paola si inserisce  in un ampio contesto di indagine di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati da parte di soggetti che vivono di attività illecite. «L’intuizione del legislatore del 2001 di redigere una legge capace di permetterci di aggredire i patrimoni illecitamente accumulati è stata importante – spiega Bruni – perché rappresenta uno strumento concreto che ci permette di operare immediatamente e mettere fine alle attività che si svolgono nella totale illegalità». E quanto dichiarato dal procuratore trova conferma anche da queste ultime indagini. «I nostri accertamenti sono partiti dai movimenti bancari risalenti al 1997 per arrivare al 2016 – spiega il tenente colonnello Celemente Crisci -. In quella data questa famiglia ha acquistato un immobile di 280 milioni di lire pagando 212 milioni in contanti. Ci hanno detto che era una regalia fatta alla proprie figlie ma non ha giustificato altro. Ci siamo accorti che si trattava di qualcosa di inverosimile perché nessuno dei familiari aveva fatto disposizioni in questo senso e i nonni delle figlie della donna all’epoca non avevano queste somme disponibili. Oltre a questo ci siamo accorti che dal 1990 all’aprile del 1999 la donna ha lavorato senza partita Iva, dunque sosteneva delle spese senza aver formalmente uno stipendio. Il coinvolgimento nelle operazioni di polizia è la conferma che avesse delle entrate di natura illecita che non poteva dichiarare».
I CONTROLLI PER COVID L’aggressione del patrimonio accumulato illecitamente è anche al centro delle attenzioni della procura di Paola relativamente ai fallimenti e alle immissioni societarie causate dalla pandemia. «Parecchi patrimoni sono stati costruiti in questi mesi – dice il procuratore Pierpaolo Bruni – Ci troviamo davanti a  dismissioni e fallimenti societari per cui bisognerà focalizzare l’attenzione rispetto a tutti questi soggetti che entreranno in compagini societarie che per via del Covid. Dovremo lavorare per seguire  le somme di denaro contante che “puzzando” viene immesso nell’economia para illegale. Così si può smascherare l’acquisto parassitario che si verificherà in questo periodo» (m.presta@corrierecal.it)

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