CATANZARO La scarsità di risorse liquide, la presenza di crediti di dubbia esigibilità, l’enorme contenzioso, per un valore quantiifcato in oltre 559 milioni, e poi le solite “patologie” della sanità e i ritardi nella gestione dei fondi comunitari, che vedono la Calabria in fondo alla classifica nazionale sul piano dei pagamenti. Sono queste le criticità che la sezione di controllo della Corte dei Conti ha evidenziato nel giudizio di parifica del Rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2019, giudizio che per la prima vota nella storia si è tenuto in remoto a causa dell’emergenza Coronavirus. Al termine del giudizio la magistratura contabile ha parificato il Rendiconto, evidenziando anche i passi avanti della Regione nell’azione di recupero dei crediti vantati per il servizio rifiuti e per il servizio idropotabile nei confronti dei Comuni, la voce che rappresentò il “buco nero” della passata parifica.
LE CRITICITÀ CONTABILI La traccia del giudizio di parifica è stata la relazione della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, anticipata dall’introduzione del presidente della sezione Vincenzo Lo Presti e letta dalla referendaria Stefania Anna Dorigo. Nella relazione si spiega anzitutto che «il risultato di amministrazione conseguito dalla regione nel 2019 è pari a oltre 1,222 milioni. Tenendo conto delle somme che devono essere per legge accantonate e vincolate, si ottiene la parte disponibile di bilancio, che per la Regione Calabria a fine 2019 è negativa per circa 87 milioni, un valore negativo ma migliore rispetto agli anni precedenti (a fine 2018 era -99 milioni)». Sul saldo di bilancio finale – osserva la Corte dei Conti – «incidono criticità da cui la Regione è affetta da tempo, già sottolineate da questa corte: la prima è la scarsa disponibilità di risorse liquide, la seconda è la presenza di crediti molto risalenti nel tempo e per cui i debitori presentano evidenti difficoltà di pagamento, la terza è la sussistenza di un enorme contenzioso». Partendo dalla prima criticità, la scarsità di risorse liquide, «nell’esercizio 2018 – si legge – la sezione aveva messo in luce che il fondo cassa regionale, per la sua gestione ordinaria, ossia al netto della sanità, era pari a fine esercizio a circa 428 milioni, tale fondo era gravato per circa un quarto da pignoramenti anche molto vetusti, risalenti ai primi anni 2000, che drenavano liquidità alla Regione. A distanza di un anno, il fondo cassa della gestione ordinaria si è ridotto a circa 230 milioni, la quota vincolata ammonta a circa 97 milioni, il 42%. Tutto ciò fa sì che le effettive disponibilità di cassa della Regione al 31 dicembre 2019 siano pari a soli 133 milioni, il saldo peggiore nell’ultimo quinquennio. Va tuttavia dato atto alla Regione che è stato intrapreso un cammino per tentare di arginare la patologia costituita dalle copiose procedure esecutive. Infatti nel corso dell’esercizio sono venuti meno pignoramenti per circa 43 milioni. L’amministrazione ha allo studio procedure finalizzate allo svincolo di numerosi pignoramenti di importo minore notificati dall’esercizio 2000».
I CREDITI PER RIFIUTI E ACQUA La Corte dei Conti si sofferma poi sul secondo elemento di criticità, la presenza nel bilancio regionale di crediti poco movimentati e riscossi. «A fine esercizio – si legge ancora nella relazione della sezione di controllo – i residui attivi ammontano a oltre 4,2 miliardi, a 3,8 miliardi se si li considera al netto delle contabilità speciali. Le riscossioni di tali partite nell’esercizio 2019 sono state esigue, le riscossioni nel primo titolo sono state appena il 15%, in altri titoli persino inesistenti. Nel 2018 la sezione aveva intrapreso un’indagine volta a verificare l’effettiva sussistenza di crediti presenti nel bilancio regionale, anche incrociando i dati della Regione con quelli di alcuni Comuni di area vasta quali soggetti debitori. Era così emerso che la Regione vantava crediti di incerto recupero verso alcuni Comuni: in particolare, su un totale di crediti per il servizio di conferimento rifiuti pari a oltre 312 milioni, circa 47 milioni riguardavano Comuni in dissesto, erano inoltre presenti crediti relativi alla fornitura idrica nel periodo 1981-2004 per oltre 266 milioni, a fronte di questi crediti alcuni Comuni non avevano in bilancio neppure contemplato il relativo debito: emblematico a questo riguardo i casi di Reggio Calabria, che avevano omesso di inserire nel bilancio rispettivamente debiti per circa 65 milioni e circa 19 milioni. Nel corso dell’esercizio 2019 la sezione ha proseguito la propria analisi, appurando come la Regione abbia intrapreso iniziative volte da un lato a mitigare il rischio di mancata riscossione delle obbligazioni, dall’altra a stimolare l’effettivo adempimento egli enti debitori. In particolare, per i crediti collegati al servizio rifiuti, pur permanendo difficoltà nella riscossione, lo stock dei residui è diminuito nell’esercizio,passando da oltre 312 milioni a circa 275 milioni, quindi con un recupero di circa il 20% dei crediti. Ciò – specifica la Corte dei Conti – si è reso possibile soprattutto grazie alla percezione, da parte degli enti locali, di anticipazioni di liquidità della Cassa depositi e prestiti, che hanno permesso il saldo di circa 27 milioni su un totale complessivo di circa 54 milioni recuperati dalla Regione. In merito ai crediti per la fornitura idropotabile, si dà atto che la Regione ha effettuato diversi accantonamenti di bilancio diretti a mitigare i rischi della mancata riscossione, inoltre è stata intrapresa un’opera di monitoraggio mediante il confronto con i dati di bilancio dei Comuni debitori.Il processo correttivo avviato dalla Regione non è ancora pienamente soddisfacente ma non si può non evidenziare che è stato iniziato un cammino volto a far sì che crediti non riscossi anche da decenni vengano correttamente rappresentati in bilancio». Quanto al «terzo aspetto problematico, la presenza di un vasto contenzioso, che da sempre ha creato problemi nella sua gestione», per la Corte dei Conti «anche in questo caso la Regione ha avviato nell’esercizio 2019 un processo correttivo, mappando con maggiore accuratezza l’accantonamento destinato a fronteggiare i rischi da contenzioso e derivanti da vertenze di considerevole importo, come quella collegata al Comune di Cosenza ora in dissesto, per la fornitura idropotabile»: il valore delle controversie – si sarebbe poi specificato da parte della magistratura contabile – sarebbe stato quantificato in oltre 559 milioni. Con riferimento al processo di spesa, la magistratura contabile osserva che «le spese impegnate dalla Regione nell’esercizio 2019, al netto delle contabilità speciali, sono pari a oltre 5,8 miliardi, mentre i pagamenti in conto competenza risultano pari a 4,4 miliardi circa, e costituiscono oltre il 66% degli impegni assunti nel corso dell’anno. Nell’ambito delle spese correnti impegnate nel 2019, oltre il 79% è destinato alla sanità, per le spese in conto capitale oltre il 34% è destinato agli investimenti relativi ai programmi comunitari».
RITARDI NEL POR CALABRIA Nel mirino della Corte dei Conti infine la gestione dei fondi comunitari. Secondo la sezione di controllo della magistratura contabile, «il Por Calabria 2014-2020 per quasi tutti gli assi ha raggiunto i target intermedi, ossia gli obiettivi di spesa fissati dall’Unione europea per il 31 dicembre 2018. Ciò ha permesso alla Regione di ottenere, nel 2019, la riserva di premialità, ossia l’assegnazione di risorse, pari a 142,7 milioni, addizionali rispetto alla dotazione iniziale. Nonostante questo buon risultato, si rileva che rispetto ai Por delle regioni meno sviluppate d’Italia, la Calabria non mostra performance di eccellenza, collocandosi infatti, sia pur di poco, all’ultimo posto nel livello di attuazione del Por, che a fine 2019 non raggiunge nel complesso il 25% dei pagamenti. Come da anni rimarcato da questa sezione – conclude la Corte dei Conti – l’avanzamento del Por risente del fatto che molti progetti di elevato importo non sono stati completanti: possiamo citare il collegamento metropolitano tra Cosenza-Rende-Università, la metropolitana leggera di Catanzaro, il nuovo palazzo di giustizia nell’area di Reggio Calabria, la riqualificazione di Piazza Bilotti a Cosenza».
Nel corso del giudizio di parifica, inoltre, hanno relazionato anche il procuratore regionale della Corte dei Conti, Maria Rachele Aronica e l’assessore regionale al Bilancio Franco Talarico. (c. ant.)
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