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Ecomafia 2020, in aumento i reati ambientali. Calabria tra le prime quattro – VIDEO

Presentato questa mattina il report di Legambiente. La Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria (prima r…

Pubblicato il: 11/12/2020 – 11:57
Ecomafia 2020, in aumento i reati ambientali. Calabria tra le prime quattro – VIDEO

ROMA Boom degli illeciti nel ciclo del cemento, al primo posto della graduatoria per tipologia di attività ecocriminali, con ben 11.484 (+74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli contestati nel ciclo di rifiuti che ammontano a 9.527 (+10,9% rispetto al 2018). È questa la fotografia scattata dal Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont, che ha analizzato i dati frutto dell’intensa attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, magistratura, insieme al lavoro del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, nato dalla sinergia tra Ispra e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
IL CICLO DEI RIFIUTI Secondo il report, anche nel 2019 il ciclo dei rifiuti resta il settore maggiormente interessato dai fenomeni più gravi di criminalità ambientale: sono ben 198 gli arresti (+112,9% rispetto al 2018) e 3.552 i sequestri con un incremento del 14,9%. A guidare la classifica per numero di reati è la Campania, con 1.930 reati, seguita a grande distanza dalla Puglia (835) e dal Lazio, che con 770 reati sale al terzo posto di questa classifica, scavalcando la Calabria.
Il lavoro di ricerca, analisi e denuncia è stato dedicato quest’anno al consigliere comunale Mimmo Beneventano, ucciso dalla camorra il 7 novembre del 1980, antesignano delle battaglie di Legambiente contro l’assalto speculativo e criminale a quello che è oggi il Parco nazionale del Vesuvio; e a Natale De Grazia, il capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria scomparso 25 anni fa, il 12 dicembre del 1995, mentre indagava sugli affondamenti delle cosiddette navi ‘dei veleni’ nel mar Tirreno e nel mar Ionio. Tornando ai dati, da segnalare anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018).


CALABRIA AL QUARTO POSTO Secondo il report, la Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti). E, come ogni anno, in queste quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4%. La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86.
Preoccupanti i dati sugli incendi boschivi scoppiati nella Penisola: nel 2019 sono andati in fumo 52.916 ettari tra superfici boscate e non, con un incremento del 261,3% rispetto al 2018. I reati accertati sono stati 3.916, con una crescita del 92,5% sull’anno precedente. È la fotografia scattata dal Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont, che ha analizzato i dati frutto dell’intensa attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, magistratura, insieme al lavoro del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, nato dalla sinergia tra Ispra e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Il 50,3% dei reati si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, dove è andato in fumo il 76% del territorio percorso dal fuoco a livello nazionale, con la Calabria (548 reati) in cima alla classifica.
IL MINISTRO COSTA «Il rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente mostra che sono aumentati i reati ambientali, ma anche i controlli. È diventata una priorità per le pubbliche amministrazioni controllare il territorio. I controlli sono l’elemento che discrimina fra il mondo sano e il mondo che sano non è. Sono un elemento diverso dalla repressione: sono prevenzione, e sono auspicati da tutti i cittadini e gli imprenditori onesti». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), partecipando alla presentazione stamani del rapporto di Legambiente. «Nel rapporto colgo con piacere l’aumento dell’impegno contro l’abusivismo – ha detto ancora il ministro -, per salvaguardare il mondo dell’edilizia seria». Per Costa «anche Confindustria ha capito che un disegno di legge come Terra Mia (contro lo smaltimento illegale dei rifiuti, n.d.r.) aiuta le aziende sane contro la concorrenza di quelle mafiose».
Il ministro ha annunciato che a breve saranno presentati i decreti attuativi per il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che coordina le agenzie ambientali regionali e provinciali Arpa e Appa e l’istituto nazionale di ricerca Ispra.
DE RAHO «Contro le ecomafie sono state adottate leggi di contrasto, ma molti provvedimenti sono ancora fermi in parlamento. Sarebbe importante rendere delitti alcuni reati contro l’ambiente che oggi sono solo contravvenzioni. Queste contravvenzioni sono indici importanti del traffico organizzato di rifiuti, ma restano disperse fra le oltre 150 procure cicondariali, non essendo concentrate nelle procure distrettuali». Lo ha detto stamani il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervenendo alla presentazione del rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente. Fra questi reati ambientali contravvenzionali il procuratore ha indicato l’inquinamento atmosferico, dove a suo avviso «serve un controllo serio, dato anche il problema del riscaldamento globale». Cafiero De Raho ha poi auspicato l’innalzamento della soglia sanzionatoria per il traffico internazionale di rifiuti.

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