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«Il nostro diritto alla salute cancellato». L'odissea di una malata di cancro per un esame

La Tgr Calabria racconta la storia di Aurora Luzzi. Due esami saltati per la rottura del tomografo al Mariano Santo, il viaggio a Torre Annunziata e i dubbi sul sistema di prenotazione fissati in u…

Pubblicato il: 11/12/2020 – 8:27
«Il nostro diritto alla salute cancellato». L'odissea di una malata di cancro per un esame

COSENZA Lei si chiama Aurora Luzzi. È una bibliotecaria e una scrittrice la cui vita è stata sconvolta da una diagnosi di cancro. Venerdì mattina ha raccontato alla Tgr Calabria, nel programma Buongiorno Regione, la sua odissea per eseguire un importante esame medito. Avrebbe dovuto sottoporsi a una Pet a Cosenza, nel plesso ospedaliero del Mariano Santo, ma, dopo due rinvii, è stata costretta ad andare a Torre Annunziata: sei ore di viaggio (tra andata e ritorno) per mezz’ora di analisi, un’attesa snervante al freddo sotto un tendone, altri calabresi come lei ad aspettare perché “rimbalzati” dalla sanità regionale. «Un diritto legittimo diventa un’odissea», dice in collegamento Skype dalla sua casa di Montalto. E l’odissea inizia il 30 settembre: dal Cup (Centro unico di prenotazione) chiamano Aurora per dirle che il suo esame, previsto per il 2 ottobre, è destinato a saltare perché il tomografo è rotto. Il 22 ottobre le comunicano la nuova data: appuntamento per il 3 dicembre per le analisi che sono di fondamentale importanza, sia per valutare il suo stato di salute che l’efficacia delle terapie. L’attesa viene, però, di nuovo spezzata da una telefonata: è il 2 dicembre, il Cup contatta ancora Aurora per comunicarle che il tomografo è rotto. Le consigliano di effettuare l’esame a Torre Annunziata, dove le attese sono più limitate. Una soluzione d’emergenza che non cancella l’amaro in bocca: «È incomprensibile che il diritto del malato venga leso in questo modo, specie in un contesto peggiorato dall’emergenza Covid». Come se non bastassero le difficoltà della malattia, «i pazienti oncologici sono anche privati del mondo degli affetti – spiega Aurora –, di un abbraccio, di una pacca sulla spalla. È una vita molto dura, anche se il cancro per noi diventa un’occasione di dare il giusto valore al tempo». Intanto nei corridoi del reparto di Oncologia, un’altra paziente avrebbe spiegato ad Aurora che «la Pet il 4 dicembre funzionava» e questo l’ha spinta a rivolgersi ai carabinieri di Montalto per chiedere che si faccia chiarezza sui tempi e sul sistema delle prenotazioni. «Con la segreteria in loco certe situazioni non si erano mai verificare, adesso la direzione sanitaria e il Cup gestiscono il piano di prenotazioni in modo strano e ambiguo».

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