REGGIO CALABRIA «Io li ho fottuti perché mi sono lavato con la Coca Cola». Così il presunto killer Francesco Mario Dattilo avrebbe cercato di falsare l’esame dello stub a cui è stato sottoposto dalla squadra mobile di Reggio Calabria poche ore dopo l’omicidio dell’ex carabiniere Bruno Ielo, il pensionato titolare di una tabaccheria ucciso il 25 maggio 2017 a Catona, nella periferia nord della città. Sarebbe stato lo stesso Dattilo a raccontare il suo tentativo di sviare le indagini a Nino Filocamo, arrestato nei mesi scorsi nell’ambito dell’operazione “Pedigree” perché ritenuto vicino alla cosca Serraino, e diventato, nel settembre scorso, collaboratore di giustizia e riferendo anche le confidenze ricevute da Dattilo al sostituto procuratore della Dda Stefano Musolino nel corso dell’interrogatorio reso il 19 settembre all’interno del carcere di Paliano.
Il pentito conferma di avere commissionato a Dattilo i danneggiamenti al bar “Mary Kate” che faceva concorrenza al suo: «L’ho conosciuto perché suo fratello lavorava da me, faceva il pasticcere da me. – ha fatto mettere a verbale Filocamo – Lui mi ha detto anche che se io gli avessi… Cioè se qualcuno avesse bisogno di fare un omicidio o di fare un danneggiamento, lui pagando lo avrebbe fatto».
Il collaboratore di giustizia, in sostanza, riscontra quanto detto ai pm dal fratello Daniele Filocamo, anche lui pentito, secondo il quale Dattilo si vantava di essere pagato 15 mila euro per l’omicidio del tabaccaio Bruno Ielo. «Mi ha fatto anche capire – ha dichiarato Nino Filocamo – che l’omicidio del carabiniere è stato opera sua. Mi ha detto: ‘se vuoi qualche omicidio, nel senso che mi paghi e io faccio l’omicidio, anche con persone che non conosciamo. Basta che sappiamo chi sono’. E quando lui mi spiegava… Mi ha citato con l’occhio così, c’è stato quell’omicidio a Gallico… Mi ha fatto l’occhiolino».
A questo punto, stando al racconto del pentito, Dattilo gli avrebbe detto: «Io li ho fottuti perché mi sono lavato subito con la Coca Cola». «Questo – conclude Filocamo – me l’ha detto chiaro chiaro».
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