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L’ospedale di Cosenza rifiuta l'acquisto di nuovi macchinari. L’Ao “taglia” 10 milioni di investimenti

Il programma proposto nel 2019 dal vecchio management prevedeva l’acquisto di un tomografo, di un robot medico e di una nuova risonanza. Ma il commissario lo ha ridimensionato. Il prezzo lo pagano …

Pubblicato il: 12/12/2020 – 7:41
L’ospedale di Cosenza rifiuta l'acquisto di nuovi macchinari. L’Ao “taglia” 10 milioni di investimenti

di Pablo Petrasso
COSENZA
Grazie, la sanità cosentina sta benissimo: non serve niente. Stando alla (mancata) richiesta di nuova strumentazione all’avanguardia pare proprio questo l’atteggiamento del management inviato in Calabria per governare l’ospedale dell’Annunziata. Un “gran rifiuto” che ha vanificato la possibilità di acquistare nuovi macchinari. Così la struttura sanitaria della città dei Bruzi perde un “giro” di ammodernamento che potrebbe ripresentarsi soltanto tra qualche anno.
Si fa presto a raccontare una delle conseguenze della scelta: sta tutta nella storia di Aurora Luzzi (leggi qui), paziente oncologica costretta – dopo due rotture del tomografo del Mariano Santo a distanza di poche settimane – a rivolgersi a una struttura di Torre Annunziata per effettuare un esame necessario e, almeno in teoria, disponibile a pochi chilometri da casa. Nel 2019, l’ospedale aveva programmato l’acquisto di un secondo tomografo: l’attuale commissaria, Giuseppina Panizzoli, ha scelto di “restituire” i denari riservati allo scopo. La Pet in servizio a Cosenza copre un territorio molto vasto e viene utilizzata anche da pazienti che arrivano da altre aree della Calabria. L’esperienza di tanti malati di cancro dice che è spesso soggetta a guasti: forse, l’Azienda ospedaliera avrebbe dovuto dotarsi di un nuovo strumento. Di certo avrebbe potuto farlo e ha scelto, invece, di “tagliare” l’investimento.
Ma andiamo con ordine. Nel mese di luglio 2019, il commissario ad acta per il Piano di rientro (a quei tempi l’ufficio è retto dal generale Saverio Cotticelli) chiede alle Aziende sanitarie e ospedaliere la programmazione per ottenere risorse finanziarie aggiuntive da destinare a investimenti in tecnologie e acquisto di apparecchiature elettromedicali. In una regione costretta a chiedere l’aiuto dell’Esercito per fronteggiare l’emergenza Covid non è difficile immaginare che arrivino molte richieste. Anche da Cosenza, il management chiede interventi per circa 18 milioni di euro per l’acquisto di grandi tecnologie: tra le altre cose una Pet/Tac, una Risonanza magnetica, una Tac, un robot chirurgico, una Gamma camera.
Col passare dei mesi, al timone delle Aziende del sistema sanitario arrivano nuovi commissari. A fine 2019, Cotticelli – ancora in sella – chiede alle nuove direzioni aziendali la conferma della programmazione effettuata dai predecessori per assegnare le risorse finanziarie: 69 milioni che potrebbero aiutare il sistema sanitario a offrire servizi all’avanguardia e i pazienti a risparmiare qualche viaggio della speranza (con relativi costi a carico del bilancio regionale).
A Catanzaro, in una delle riunioni decisive, avviene il colpo di scena: il commissario straordinario dell’Ao di Cosenza, Azienda che comprende l’ospedale al quale si rivolge quasi il 50% dell’assistenza sanitaria regionale, ritiene di non confermare quella programmazione. Anzi, la ridimensiona in maniera notevole, apportando modifiche al ribasso nella richiesta di investimenti in tecnologie e apparecchiature. Accade così che, dopo una serie di interlocuzioni, con due decreti del commissario ad acta al Piano di rientro (il numero 183 del 19 dicembre 2019 e il numero 141 del 6 novembre 2020), all’Azienda ospedaliera di Cosenza vengono assegnati fondi per 8,2 milioni di euro a fronte dei 18 programmati inizialmente. Per fortuna, nell’ultima versione del programma è spuntato anche un angiografo che potrà aiutare la cardiologia interventistica. Per il resto, il “gran rifiuto” pesa sui servizi di una sanità già messa a dura prova dall’emergenza Covid. «E peserà – ci spiega una fonte autorevole – negli anni a venire su una dotazione tecnologica che avrebbe avuto bisogno di strumenti di ultima generazione». Pesa di certo anche sul presente dei malati (non solo oncologici) costretti ad allontanarsi dalla provincia per curarsi. E il conto monstre dell’emigrazione sanitaria continua a gonfiarsi. (p.petrasso@corrierecal.it)

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