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«Occorre un bando aggiuntivo straordinario per i medici specializzandi»

Il presidente della federazione nazionale degli ordini dei medici torna sul caso del blocco dei concorsi per l’accesso alle specializzazioni mediche. «Migliaia di medici rimasti in stand-by, bisogn…

Pubblicato il: 13/12/2020 – 18:29
«Occorre un bando aggiuntivo straordinario per i medici specializzandi»

ROMA «No alla tempistica “a sorpresa” nel Concorso 2020 per l’accesso alle Scuole di Specializzazione di Area Medica e no all’obbligo a somministrare gratuitamente il vaccino anti-Covid da parte degli specializzandi». Lo afferma il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, il quale chiede un bando aggiuntivo straordinario.
Una questione già evidenziata attraverso le proteste dei medici laureati e specializzandi che hanno visto «andare in stand-by il proprio futuro» a fronte del blocco dei concorsi.
«Si complica il “pasticciaccio” del Concorso 2020, che sta tenendo in ostaggio i 24mila partecipanti, costretti a mettere in stand-by le loro vite, da settembre, nell’attesa delle decisioni dei giudici amministrativi sul cospicuo contenzioso cui ha dato luogo il bando, e delle conseguenti riorganizzazioni del cronoprogramma da parte del Ministero dell’Università e Ricerca», rileva la Fnomceo. Con il “Decreto Direttoriale” dell’11 dicembre, spiega la Fnomceo, «atteso e obbligato dopo la sentenza del Tar Lazio del 23 novembre, che ha annullato una parte del bando, ma pubblicato con una tempistica “a sorpresa”, venerdì sera, nell’aera riservata ai candidati del Portale Universitaly, il Mur ha comunicato un aggiornamento della graduatoria unica nazionale di merito. E cosa significa, nella pratica? Che i candidati hanno una finestra temporale, che va dalle 20,30 dell’11 dicembre alle 12 di martedì 15 dicembre, per riformulare le loro scelte di tipologia e sede di specializzazione, a pena di decadenza. Peccato che, proprio per il 15 dicembre, sia attesa la decisione del Consiglio di Stato sull’impugnazione di altre sentenze Tar, quelle su una domanda malposta. E tutto potrebbe, di nuovo, cambiare».
«Ci aspettavamo, certo, una riapertura dei termini, visto l’annullamento di una parte del bando del Mur – commenta Anelli -. Quello che ci lascia perplessi è dare ai candidati un tempo così esiguo, e con il fine settimana di mezzo, per modificare le loro scelte. Non si possono tenere 24000 vite appese al filo di una graduatoria che si rimescola continuamente; non si può pubblicare venerdì sera una circolare e dar tempo sino a martedì mattina per cambiare, una volta ancora, tutte le loro decisioni. Decisioni che non saranno, in ogni caso, definitive, perché sarà poi il Consiglio di Stato a sancirle o a rimodularle». Quello che forse il Mur «non ha chiaro è che queste persone non sono studenti, sono medici – spiega Anelli -. Auspichiamo che il Ministro Gaetano Manfredi indica un bando straordinario aggiuntivo e riservato a coloro che hanno già partecipato alla prova, in modo da permettere a quanti più medici possibile di specializzarsi».
In queste ore, inoltre, «si sta portando avanti un’altra incomprensibile e ingiusta discriminazione: a fronte della call del Commissario Arcuri, che coinvolgerà 3000 medici, regolarmente retribuiti, nella somministrazione del nuovo vaccino anti-Covid – afferma Anelli – c’è nell’aria una norma volta ad obbligare gli specializzandi a farlo gratuitamente, ripagandoli in Crediti formativi. È un doppio controsenso: da una parte si vogliono obbligare, per legge, dei professionisti a lavorare gratis; dall’altra, si riconosce valenza formativa ad attività che sono invece professionali, perché già acquisite nel corso di laurea».
«Sono medici – conclude Anelli -: una soluzione logica e naturale potrebbe essere quella di condividere la competenza degli specializzandi, ora in capo al Ministero dell’Università, con il Ministero della Salute, ministero vigilante per l’Ordine dei Medici, cui i colleghi appartengono a tutti gli effetti. Si potrebbero formalizzare, in altre parole, contratti di formazione-lavoro, per cui la formazione resterebbe sotto l’egida dell’Università, la parte professionale sotto quella della Salute, così come è per tutti i professionisti sanitari».

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