di Pablo Petrasso
REGGIO CALABRIA L’indagine della Procura di Reggio Calabria sui presunti brogli elettorali che hanno inquinato le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre scorsi punta, per cercare gli “ignoti in corso di identificazione” che avrebbero contribuito a gonfiare il consenso di Antonino Castorina, su alcuni presidenti di seggio e scrutatori. Il consigliere comunale del Pd, il più votato in città con 1.510 voti, avrebbe brevettato un sistema perfetto per battere gli avversari e l’astensionismo: portare alle urne anziani inconsapevoli, alcuni di età compresa tra 80 e 101 anni, sfruttando un “buco” nelle procedure seguite dal Comune per rastrellare tessere elettorali. E poi costruendo una rete di presidenti di seggio scelti da lui. Non tutti si sarebbero prestati: le anomalie, secondo gli investigatori, riguarderebbero otto sezioni. Ma gli accertamenti compiuti dalla magistratura – l’inchiesta è coordinata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dai sostituti Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo – interessano, per ora, un campione di sezioni elettorali. Per questo motivo gli sviluppi delle indagini sono potenzialmente esplosivi.
La storia inizia all’interno di un seggio: in un controllo di routine, un rappresentante di lista viene trovato in possesso di alcuni duplicati di tessere elettorali che non avrebbe motivo di portare con sé. La circostanza appare strana agli agenti della Digos, che si spostano in Comune per verificare quali siano le procedure necessarie a ottenere il rilascio dei documenti. E scoprono che, per una “regola” cambiata in corsa, l’iter è diventato forse troppo semplice. Per ottenere un duplicato, in sostanza, basta un’autocertificazione.
La prassi pare anomala anche a uno dei testimoni sentiti dalla Procura: i moduli utilizzati per questa procedura semplificata sono diversi da quelli scaricabili dal sito del Comune. Sarebbe stata una delle impiegate – secondo la teste – a utilizzare un modulo non conforme, “agendo di propria iniziativa e senza alcun coordinamento con i responsabili dell’ufficio”. La dipendente spiega agli investigatori di aver redarguito la collega; questa, però, le avrebbe replicato che le sue contestazioni fossero solo “congetture giuridiche”, inutili appesantimenti nel procedimento di rilascio del duplicato della tessera. La dipendente che ha notato l’anomalia si dimette, ma per gli agenti della Digos il primo step del sistema sembra chiaro: le nuove “regole” potrebbero permettere a qualcuno di “collezionare” tessere elettorali all’insaputa dei cittadini per viziare le elezioni.
Il secondo passo porta gli investigatori all’interno dei seggi, a caccia della sovrapposizione di due anomalie: la presenza di una delega “sospetta” al ritiro del duplicato e l’identificazione del votante mediante conoscenza personale. La verifica a campione inizia. E fa emergere 100 posizioni di soggetti che ufficialmente sono stati registrati come votanti ma di fatto non sono mai entrati nella loro sezione, o per scelta o per impossibilità, visto che sono anziani allettati. I presunti “votanti”, tra l’altro, spiegano ai poliziotti di non aver neppure richiesto il duplicato della tessera elettorale né di aver delegato qualcuno a farlo o a ritirarlo.
Secondo i magistrati della Procura di Reggio Calabria, questi casi si sono verificati in otto seggi elettorali. E sarebbero la parte finale di una filiera del voto inquinato: formalmente sono i cittadini ad aver votato grazie alla delega, di fatto il voto viene “espresso da soggetti diversi”.
Fino a questo punto, il vizio delle elezioni è un’ipotesi solida, mancano i presunti beneficiari. Gli agenti della Digos, però, continuano a raccogliere elementi sulle circa 3mila deleghe, molte delle quali sospette.
La tappa successiva dell’inchiesta è l’ufficio demografico della circoscrizione comunale di Santa Caterina. Qui, nel corso di un incontro con gli inquirenti, la responsabile consegna “una cartella sul cui frontespizio vi era la scritta “Richiesta Castorina ant ritirate da Castorina””.
E’ qui che iniziano i guai per il consigliere comunale. Nel faldone acquisito ci sono 283 moduli compilati per il ritiro su delega del duplicato della tessera elettorale dichiarata smarrita (è l’8,5% del totale registrato in tutta la città): sarebbero tutti riferibili a lui. E’ un numero molto elevato, considerato che il totale dei duplicati emessi dall’ufficio di Santa Caterina è di 323: solo 40 sarebbero stati rilasciati senza l’intervento del giovane politico dem.
“Tutte le richieste riferibili a Castorina – appuntano gli inquirenti – risultavano prodotte su un modulo privo dei requisiti essenziali della delega e riguardavano, nella maggior parte dei casi, cittadini molto anziani, con anagrafiche ricomprese nel range temporale che va dal 1916 al 1939”.
L’impiegata dell’ufficio demografico spiega agli agenti che le richieste sono state depositate da Castorina a “blocchi”: in ogni circostanza, il consigliere consegnava il documento d’identità e lei provvedeva a fotocopiarlo. C’è un’altra stranezza: i moduli compilati a nome di altri delegati presentano una grafia molto simile ad altre carte intestate proprio a Castorina. Gli investigatori prendono nota dei nomi: si tratta della segretaria politica del consigliere comunale, di un medico consigliere uscente in quota dem non ricandidatosi e di un giornalista. L’incrocio dei contatti telefonici convince gli agenti del fatto che il “gruppo” di delegati sia tutto riconducibile al politico del Pd. E’ uno degli aspetti sui quali le indagini vanno avanti.
Una volta trovate le tessere, l’inchiesta si sposta di nuovo tra Comune e seggi. Ci sono nuovi dati da incrociare. Le sezioni in cui si concentrano le tessere ritirate con il “sistema” sono quasi tutte “governate” da presidenti di seggio nominati secondo una procedura che, di nuovo, agli inquirenti sembra sospetta. Il sindaco Falcomatà, infatti, delega proprio Castorina alla scelta. Questo fino a quanto qualcuno in Comune non solleva eccezioni: a quel punto il primo cittadino “corregge” in corsa la procedura ma, di fatto, ratifica le nomine effettuate dal suo consigliere comunale. L’inchiesta cataloga le sezioni sulla base del numero di tessere “smarrite” ritirate da Castorina. E fa lo stesso per altri due consiglieri comunali – uno di Forza Italia, l’altro della lista Innamorarsi di Reggio – intestatari rispettivamente di 67 e 77 deleghe. Un dato che, però, risulta “meno concentrato e di certo distribuito su un numero di gran lunga maggiore di sezioni interessate dalla deleghe”. Non appare anomalo, insomma. I numeri, infatti, suggeriscono che la vicenda dei duplicati delle tessere elettorali sia strettamente intrecciata a quella delle nomine dei presidenti dei seggi elettorali. La traccia è inquietante: “Le sezioni elettorali il cui presidente di seggio era stato nominato da Castorina (secondo una procedura del tutto anomala) erano quelle con il maggior numero di deleghe al ritiro del duplicato della tessera elettorale al ‘gruppo Castorina’”. L’inchiesta, decisamente, non è finita. (p.petrasso@corrierecal.it)
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