COSENZA Dalla ristorazione sulla cui insega campeggiano i nomi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino agli abiti sportivi griffati “La bella mafia”. Il crimine organizzato fa tendenza all’estero e diventa marchio di tendenza, un fenomeno sociale da tenere sotto controllo. E’ per queste ragioni che da giorni si rincorrono le parole di sdegno soprattutto tra gli operatori di pubblica sicurezza e di difesa del territorio nazionale. Tra loro anche il segretario generale del sindacato di Polizia “LeS – Libertà e Sicurezza” che tramite le parole del segretario generale Luca Andrieri ha deciso di manifestare sdegno e riprovazione per le due attività commerciali. «Ci ferisce da poliziotti e prima ancora da italiani vedere che il crimine, il malaffare e quanto di peggio viene prodotto nella nostra nazione all’estero venga esaltato come fatto dal marchio “La bella mafia”. Ci sorprende ancora di più che su tutto il territorio nazionale questo tipo di iniziative trovino distributori pronti a commercializzare questi prodotti. Si manca di rispetto alla memoria – dichiara Andrieri- non soltanto di chi in servizio come le scorte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno perso la loro vita, ma anche nei confronti delle famiglie vittime di agguati mafiosi. E nella nostra nazione purtroppo sono a decine. La memoria dei due magistrati uccisi a Palermo non può essere associata alle nostre tradizioni culinarie, non possiamo associare il termine bellezza a quello della mafia. Non lo possiamo fare perché le due cose sono in antitesi totale». Il fenomeno sembra essere davvero incontrollato. «E’ necessario che la società civile, la politica, le organizzazioni sindacali che rappresentano tutte le forze dell’ordine impegnate nel fronteggiare i fenomeni criminali – conclude Andrieri – monitorino con maggiore attenzione questi fenomeni, affinché non diventino da eccezione alla regola una prassi consolidata. Abbiamo alle spalle una storia di lotta alla criminalità organizzata non solo in Sicilia, ma in tutta Italia che paghiamo con enormi sacrifici sul lavoro e consentire che i fenomeni mafiosi diventino d’improvviso strumento di marketing è davvero intollerabile».
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