CATANZARO Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza emessa dal gip di Catanzaro che disponeva gli arresti domiciliari per Domenico Tallini, ex presidente del consiglio regionale, indagato per concorso esterno e voto di scambio politico-mafioso nell’ambito della inchiesta della Dda di Catanzaro “Farmabusiness”. I giudici del Tdl, dunque, hanno revocato la misura cautelare accogliendo l’istanza presentata dai legali di Tallini, Enzo Ioppoli e Carlo Petitto. L’udienza davanti al Riesame si è svolta lo scorso 15 dicembre. Tallini ha inteso intervenire con dichiarazioni spontanee mentre i suoi legali hanno presentato una corposa memoria difensiva.
L’ex presidente del consiglio è accusato di avere concorso «nella partecipazione all’associazione di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro».
L’UDIENZA DAVANTI AL RIESAME Nell’udienza dello scorso 15 dicembre al Tribunale del Riesame Tallini, accompagnato dal legale Vincenzo Ioppoli, si è difeso dalle accuse dei pm antimafia di Catanzaro. Il suo legale ha depositato un’articolata memoria difensiva per ridimensionare le accuse. Tra le questioni sollevate dai legali c’è il fatto che il consorzio “Farmaeko”, fulcro dell’inchiesta, sia sorto da un’idea sviluppata nel 2013 quando l’allora assessore al Personale non sapeva ancora che un anno dopo si sarebbe andato a votare per il rinnovo del Consiglio regionale. La legislatura, infatti, finì anticipatamente per la decadenza del governatore Giuseppe Scopelliti, condannato per il crac del Comune di Reggio Calabria. All’epoca, il bacino di voti di Tallini si poteva localizzare nella provincia di Catanzaro, non in quella di Crotone, nella quale è attivo il clan Grande Aracri. Il politico, in occasione dell’udienza, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee annunciando la sua volontà di non ricandidarsi più e di voler concentrarsi esclusivamente nel difendersi dalle accuse della Dda di Catanzaro.
L’ACCUSA Secondo l’accusa Tallini, prima come assessore regionale fino al 2014 e poi come candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale dello stesso anno, e ancora successivamente come consigliere regionale, avrebbe fornito «un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione il rafforzamento delle capacita operative dell’associazione». Lo storico esponente di Forza Italia avrebbe promesso e assicurato, «in cambio del sostegno elettorale promesso e attuato da parte del sodalizio la sua disponibilità nei confronti» della cosca. Il clan, secondo l’accusa, era interessato ad avviare ed esercitare l’«attività imprenditoriale della distribuzione all’ingrosso di prodotti farmaceutici», per mettere le mani sull’intero settore.
Tallini, nello specifico, sarebbe intervenuto per «accelerare l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del “Consorzio Farma Italia” e della società “Farmaeko”, che prevedeva la distribuzione dei cosiddetti medicinali da banco sul territorio nazionale». Il politico avrebbe promosso «la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale» e concorso «a indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione». (ale. tru.)
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