di Enrica Riera
SCALEA Fa pensare alla novella ottocentesca di Hans Christian Andersen l’espressione “Re nudo”, balzata nelle ultime ore agli onori della cronaca perché denominazione dell’inchiesta, realizzata dalla Procura di Paola, sui presunti reati posti in essere dall’ex sindaco di Scalea e consigliere provinciale Mario Russo, che, in qualità di dirigente dell’unità di medicina legale dell’Asp di Cosenza, tali attività illecite le avrebbe commesse nell’ambito della commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di Diamante, nonché in riferimento alle certificazioni finalizzate al rinnovo-rilascio di patenti di guida o, ancora, dei porto d’armi. Del resto, così come accade ne “I vestiti nuovi dell’imperatore” dello scrittore danese, in cui protagonista è, appunto, il “re nudo”, nel fascicolo dell’indagine – ricollegata al blitz antimafia “Plinius” in cui si evidenziano commistioni tra il mondo della politica e della criminalità organizzata sulla costa tirrenica – emergono, oltre alle citate illeceità, sfumature di vanagloria e mera ostentazione. Nell’ordinanza notificata a ben 101 indagati – e tramite cui il gip Rosamaria Mesiti, su richiesta della Procura guidata da Pierpaolo Bruni, ha applicato nove misure di custodia cautelare (per Mario Russo si è profilata la restrizione in carcere) e cinque misure interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio con divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale – risalta il vanto millantato dall’ex primo cittadino Russo in riferimento a un suo presunto potere elettorale («Decido di prendere Aieta e di farlo primo eletto. E Licursi diventa sindaco», si rileva dalle intercettazioni). Nel fascicolo d’indagine, a questo proposito, è scritto: «Le investigazioni hanno dimostrato come gli illeciti commessi da Russo siano finalizzati sia al proprio arricchimento illecito e sia a mantenere ed incrementare il pacchetto di voti che egli movimenta in occasione delle varie consultazioni elettorali».
DO UT DES A dimostrare tutto ciò è pure un altro episodio, riguardante sempre Mario Russo e l’ulteriore indagato Ottorino Zuccarelli (foto), all’epoca dei fatti responsabile dell’Unità Operativa di medicina legale di Rende – Asp di Cosenza. «Compà, come stai?», domanda telefonicamente Zuccarelli a Russo. E prosegue: «Dimmi una cosa… stiamo facendo quelle cose no? […] A te ti mettiamo su Paola però eh». «No, su Diamante – risponde Russo – eh no e che… a Paola Ottorì… e perché?». «E perché… poi ti spiego… comunque vabbè mo’ vediamo come possiamo fare», conclude Zuccarelli, facendo riferimento a un incarico di valutazione circa la trasportabilità di una persona esecutata, mediante visita medico-legale che Russo avrebbe dovuto compiere a dicembre 2016. Si legge nell’ordinanza: «Zuccarelli Ottorino esercita “pressioni” nei confronti dello stesso Russo al fine di sollecitargli un giudizio di intrasportabilità in relazione ad una visita medico legale che il predetto dovrà effettuare su richiesta del Tribunale di Paola. La circostanza paventata da Zuccarelli circa l’eventuale impiego di Russo in seno ad una commissione invalidi civili dell’Asp, diversa da quella di Diamante, mette in allarme quest’ultimo che per come emerso, ampiamente, all’esito dell’intera attività investigativa “tiene particolarmente” a preservare il proprio incarico in seno alla suddetta commissione al fine di poter continuare a mantenere il suo bacino di voti in una logica di dare-avere».
LA «CORTESIA» Una volta che Ottorino Zuccarelli instilla in Mario Russo il dubbio di poter essere trasferito, quest’ultimo immediatamente s’attiva per capire se si tratti della verità. Tra tutte le telefonate che l’ex sindaco realizza c’è quella al collega, parimenti indagato, Giovanni Battista Morelli, all’epoca dei fatti presidente della commissione invalidi civili di Amantea. Nel corso della chiamata che intercorre tra i due, «Russo informa Morelli di aver appreso da Zuccarelli l’intenzione del Direttore Generale dell’Asp di Cosenza di rimodulare le commissioni invalidi, introducendo delle incompatibilità in relazione al territorio di estrazione del medico» ed evidenzia «di aver da subito compreso il reale motivo della telefonata fattagli da Zuccarelli ossia “la cortesia” in ordine alla visita medico legale che dovrà eseguire l’indomani». Russo è sempre più convinto che, quella sui cambiamenti di commissione, sia «un’invenzione di Zuccarelli», messa a punto semplicemente per «chiedergli una cortesia relativa a una questione che interessava il genero di Mario Pirillo ossia l’avvocato Graziano Di Natale (all’epoca presidente facente funzioni della Provincia di Cosenza, ndc), difensore degli esecutati presso i quali lo stesso Russo è in procinto di recarsi per svolgere la visita medico legale». Sempre secondo Russo, «Di Natale è andato in giro per il Tribunale a vantarsi che lui avrebbe giudicato il suo assistito intrasportabile».
Poi, finalmente, il giorno della fatidica visita medica arriva; e Mario Russo riceve la telefonata dello stesso Di Natale, il quale «fa riferimento alla produzione di nuova documentazione specialistica» inerente i suoi esecutati. C’è, tuttavia, un colpo di scena: completata la procedura, Russo, nel decidere sulla trasportabilità o meno degli soggetti, «rimette la decisione finale al Giudice». E, durante una telefonata con terzi, commenta l’intera vicenda dicendo: «Figurati se faccio un imbroglio per Di Natale». Le considerazioni del Gip, in merito alla posizione dello stesso Di Natale, sono, infine, chiare: «La contestazione non ha restituito elementi di colpevolezza certi nei confronti dell’avvocato Graziano Di Natale, che viene indicato dai protagonisti della vicenda come mandante occulto dell’operato di Zuccarelli […] Di Natale rimane al generico stadio di sospettato del delitto».
LA BONIFICA DEGLI UFFICI Se, dunque, Mario Russo ha fortemente a cuore il desiderio di mantenere il suo ruolo all’interno della commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di Diamante, ha un altro obiettivo. «Russo domanda al socio (Paolo Marino, per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari, ndc) se sia a conoscenza di persone in grado di rilevare la presenza di eventuali telecamere spia e rimuoverle», perché conscio «che l’intreccio tra affari privati e pubblici che si verifica negli uffici dell’Asp di Scalea risulti illegale». Di conseguenza, ecco, cosa emerge dalle intercettazioni riportate nel fascicolo. «Hai fatto controllare tu?», chiede Paolo Marino. «Ho fatto controllare qua e… è tutto a posto! Non c’è nessuna cosa… nessuna cosa!», risponde Russo a bassa voce. «Menomale» è, invece, l’espressione con la quale i due terminano il dialogo e tirano un sospiro di sollievo. Sospiro di sollievo che, probabilmente, s’è interrotto con l’intervento dei carabinieri e la notifica di oltre mille pagine d’ordinanza, secondo cui il re, ora, è nudo. (redazione@corrierecal.it)
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